Rai, Zaccaria nuovo presidente
Rai, Zaccaria nuovo presidente Vertice nella notte fra Prodi, Mancino e Violante per la nomina del cda Rai, Zaccaria nuovo presidente Disco verde per Celli alla direzione generale ROMA. C'è voluto un vertice segreto tra Violante, Mancino e Prodi per sciogliere il nodo delle nomine Rai, al culmine di una confusissima giornata che ha visto prima la rinuncia del candidato in pole positìon per la presidenza, Giulio Anselmi, e infine, verso mezzanotte, la nascita del nuovo Consiglio di amministrazione. Ma il passaggiochiave è stato proprio il summit tra il premier e i presidenti delle Camere, dal quale è venuto il disco verde alla nomina (che formalmente spetterà all'Iri, azionista di maggioranza della Rai) di Pierluigi Celli alla direzione generale di Viale Mazzini. E' la soluzione fortemente sostenuta da Botteghe Oscure, che per un gioco di equilibri politici apre a sua vclta la strada a una presidenza della Rai di marca cattolica. Il nome per questa poltrona è quello di Roberto Zaccaria, giurista, per molti anni consigliere Rai, della sinistra cattolica. La sua nomina sarà decisa dal nuovo consiglio di amministrazione, varato da Violante e Mancino nella notte, quando ormai più nessuno se l'aspettava. Insieme a Zaccaria, del nuo- vo cda entrano a far parte Stefano Balassone (già braccio destro di Guglielmi a RaiTre, oggi a Tmc), Alberto Contri (presidente dell'Assap, che riunisce le agenzie pubbLicitarie), Vittorio Emiliani (ex direttore del Messaggero) e Giampiero Gamaleri (ex dirigente Rai e docente di comunicazioni di massa). Due dei nuovi consiglieri, Zaccaria e Gamaleri, appartengono al versante cattolico. Balassone fa capo all'area pidiessina. Emiliani soddisfa i Verdi. Infine Contri viene incontro alle rivendicazioni del Polo: questa è la mappa politica del nuovo vertice Rai. «Cinque ottime professionalità», le hanno definite a caldo il verde Paissan e l'ulivista Giulietti. «Un consiglio di competenti», è stato il commento di Gamaleri, uno dei cinque nominati. «La considero una bella scommessa», ha detto invece Emiliani. Di sicuro, è finito il braccio di ferro tra pds e ppi che aveva determinato una situazione di autentico stallo. Lo testimonia la rinuncia di Giulio Anselmi, direttore dell'Ansa, già condirettore del Corriere della sera e direttore del Messaggero. Veniva indicato come II candidato più forte alla presidenza, e invece si è fatto da parte: «Ringrazio per l'attenzione al mio nome per il ruolo di garanzia al vertice della Rai, ma desidero proseguire il lavoro da poco iniziato». Il fatto è che lo schema Anselmi presidente, affiancato da un direttore generale gradito al pds, ha incontrato resistenze insormontabili nel mondo cattolico che si sentiva tagliato fuori. D'altra parte, a Botteghe Oscure consideravano Anselmi un presidente «di garanzia» super partes e non erano affatto disposti a rinunciare alla poltrona di direttore generale. Per superare l'impasse, ci sono stati frenetici contatti: D'Alema e Veltroni hanno visto Violante. Marini ha incontrato Prodi, il quale in serata è poi andato, come tutti i giovedì, da Scalfaro insieme a Micheli. Ma nessuno ha voluto aprire bocca. Almeno fino alle nomine di mezzanotte. [m. g. b.]
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