La moda del film infinito

La moda del film infinito Naturalmente il fenomeno interessa soltanto una parte della produzione americana, ma segnala una tendenza dalle molte spiegazioni possibili. Può essere una moda, oppure un modo per trasformare il film in un evento spettacolare che occupa tutta la serata con la sua singolarità esigente così diversa dalla piatta normalità quotidiana della televisione. Può essere il tentativo di condensare tre film in uno, di accontentare ogni tipo di spettatore mettendoci tutto, sommando i generi (giallo + catastrofico + sentimentale + avventuroso, eccetera): con lo stesso intento, pure i best sellers popolari americani si gonfiano sino a cinquecento, seicento fitte pagine. Può essere l'impossibilità di frenare il narcisismo d'autore, la mancanza di sceneggiatori capaci di sintesi: oppure la voglia così contemporanea d'esagerare, di strafare, di sbalordire. Lietta Tornabuoni Pellicole sempre più lunghe per sbalordire e dichiarare guerra alla tv La moda del film infinito ARRIVA un cinema americano di superkolossal, di mammut, di sfrenate macchine del Tempo? Certo, alcuni film in programmazione sono lunghi, molto lunghi. «Titanio) dura 3 ore e 14 minuti, ma deve raccontare una storia d'amore e il naufragio più simbolico del Novecento; «Qualcosa è cambiato» invece è una commedia, e dura 2 ore e 18 minuti; «L'uomo della pioggia» è lungo 2 ore e un quarto, «L. A. Confidential» 2 ore e 20. S'allungano i nuovi film della stagione: «Jackie Brown» di Quentin Tarantino (2 ore e 35), «Kundun» di Martin Scorsese (2 ore e 14), «Mezzanotte nel giardino del bene e del male» di Clint Eastwood (2 ore e 20), «Amistad» di Steven Spielberg (2 ore e 35), «Boogie Nights» del debuttante Thomas Anderson (2 ore e 32), «L'uomo del giorno dopo» di Kevin Costner (2 ore e 58). I cinema sono e saranno obbligati a rinunciare a uno o due spettacoh al giorno.

Persone citate: Clint Eastwood, Jackie Brown, Kevin Costner, Lietta Tornabuoni, Martin Scorsese, Quentin Tarantino, Steven Spielberg, Thomas Anderson