«Il cancro è manna per le aziende»

«Il cancro è manna per le aziende» Il professore all'europarlamento di Bruxelles presenta la sua cura e denuncia un attentato «Il cancro è manna per le aziende» Di Bella all'attacco delle lobby farmaceutiche BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO Il cancro non è solo forte, dice. E' ricco e grande, ha pure le lobbies che lo proteggono. «Oh professore», fa la signorina che lo accompagna. «Benvenuto in Europa», gli aveva sussurrato uno del corteo. L'omino trotterellava dietro la fila di giacche grigie che lo guidava dentro il Palazzo di vetro. Bruxelles, mercoledì grigio, Parlamento europeo. Gipo Farassino si fece largo nella mischia, mentre Luigi Di Bella rispondeva al Tg5. «Questo è un grande. Volevo solo stringergli la mano», disse stretto nella ressa. «E' siciliano», soffiò uno della corte: «Tu non sei leghista?». E Farassino: «Lo sapevo», sorrise. Sgaiattolò via. Beghe di provincia, non date retta. Proprio oggi che il piccolo uomo è uscito dai confini ed è andato nel mondo a raccontare la sua battaglia e i suoi sogni di vittoria contro questo «nemico dai tentacoli infiniti», questo nemico grande come un paese da attraversare, questo nemico «difeso dalle case farmaceutiche», proprio oggi che l'hanno presentato come fa Gastone Parigi di An, come la faccia dell'Italia da mostrare all'estero: «Non è la pizza dentro a una stella la nostra bandiera. Vogliamo che sia questo vecchio giovane». E quando uno gli chiede: «Ma lei ha paura, professore?» Lui risponde: «Sì». E ricorda quella volta che tentarono di spaventarlo lanciandogli un sasso in testa. Adesso, nella sala riempita dai giornalisti, Luigi Di Bella sta spiegando solo la sua paura. Gli chiedono: perché tanto ostruzionismo in Italia? E lui: «Macché. L'Italia non c'entra. L'ostruzionismo è mondiale. Non è mica una bega di paese, questa. Le cause sono diverse, economiche e finanziarie. Il cancro è una malattia ricca perché tutti sono disposti a dare tutto per venirne i'uori. E c'è una casta di persone che vive delle disgrazie provocate dal tumore». Sono quelli della case farmaceutiche, spiega. In fondo, è diventata questa la sua lezione. Da questo pulpito, nel cuore del Parlamento europeo, l'urlo ai suoi nemici ha un uditorio più vasto. Dice: «Non c'è da mera- vigliarsi di tutto questo. Si sono fatte delle guerre e si fanno ancora. E secondo voi perché si fanno? Per ideali? 0 non piuttosto per interessi. E anche per il cancro il fattore economico vale. E' la stessa cosa. Nelle principali case farmaceutiche ci sono bilanci pari a quelli di una media potenza, di un grande Paese. E secondo voi, che cosa conviene a loro? Quello che conviene è mantenere il tumore. Se di tumore si guarisce, i soldi sono finiti. Che ci volete fare. Una vita passata in mezzo a questa gente che soffre mi ha reso una testa dura. Ma questa gente qui non si può aiutare per questioni di potenza. Questa è la verità. E le case farmaceutiche sono lobbies potenti anche nella politica, anche nei Parlamenti». Allora, uno si alza e gli fa: «Può essere più preciso?, può fare i nomi delle case farmaceutiche?». «Io ne so poche. Anche lo sapessi, non lo direi. Io ho avuto già un attentato. Io mi sono confinato nel mio laboratoriuccio e non mi faccio vedere fuori anche per questo motivo. Prima vivevo due chilometri lontano e tutte le mattine andavo a lavorare in bici. Una volta mi risvegliai in ospedale. Io non so altro. Mi avevano tirato un sasso. So solo che presi e me ne andai via subito. Da abera vivo nel mio laboratorio. Stendo una coperta sulla poltrona e dormo h». Qualche volta poi lo fanno uscire. Come questi giorni che lo portano qui, nel cuore deb'Europa, nel Parlamento di Bruxelles. Nei meandri del Palazzo di vetro capicolla appresso alla sua corte, con la sua testa inclinata e quell'aria un po' svaghita. C'è un signore olandese che è venuto qui per ringraziarlo: 48 anni, da Amsterdam, non ci vedeva più e non riusciva a camminare per un tumore al cervello. In sei mesi, dopo essere passato da Modena, ha ripreso a vivere e a guardare il mondo. «Storie come queste ce ne sono tante», dice l'avvocato che lo pedina. Lui, Di Bella, lo sbircia appena di sottecchi come faceva con i giornalisti che gb chiedevano della Bindi: «E' l'unica di cui mi fido, nella commissione che deve sperimentare il mio metodo». E il professor Veronesi? Risposta diffidente: «Non lo conosco. Uno può mica giudicare bene una persona in quattro e quattr'otto». E Rita Levi Montalcini, l'ultimo scienziato norninato dal ministro neUa coinmissione? «Non è un'esperta. Che ne sa lei del cancro? Però, è una persona seria». L'assediano per tutto il giorno, come adesso che hanno riempito l'aula 1E2, piano primo, palazzo Leo. Parla ai parlamentari come se fossero i suoi medici: «Se siete certi, non perdete tempo. Appbcate subito il protocollo. I risultati in questo caso sono anche definitivi. Ho visto sparire tanti carcinomi quando non si è perso tempo». Spiega che la sua cura, per il cancro aba mammella, «preserva intatta la bellezza della donna». E poi c'è la convivenza con il tumore. Si può non averne paura, si può sperare, dice. «Un mio paziente aveva due carcinomi ai reni. A distanza di quasi un anno vive tranquUlamente, ha evitato l'intervento chirurgico, non ha avuto ancora metastasi». C'è la sala piena, come la si vedeva poche volte, confidano i parlamentari. Soddisfatto, professore? Lui dice sì: «Ho trovato comprensione». E nella mattina aveva avuto pure i complimenti del presidente, Gii Robles: «Sono contento se questo può essere il modo giusto per aiutare persone che soffrono. Ho voluto incontrarla perché lei lavora per la vita e anche questo Parlamento ha sempre lavorato per la vita umana». Ora, nella sala piena l'ultima lezione sta per finire. Gb hanno chiesto pure se la cura può servire per altre malattie. Sì, ha risposto lui: la sclerosi multipla, il morbo di Alzheimer. La Cuf ha negato la somatostatina gratis? «Il minimo che si possa dire è: deprecabile». Il viaggio nel cuore deb'Europa si chiude così, in mezzo alle solite domande. Trottereba com'era arrivato, mischiato nel nugolo di giacche grigie. Dicono che i giorni più belb sono quelli che volano via. Ma quando qualcuno gli chiede com'è andata oggi, professore?, lui piega la testa come fa sempre e pare scuoterla: «Una fatica», risponde. i Pierangelo Sapegno 66 C'è una casta che si arricchisce sul tumore Ci sono società i cui bilanci equivalgono a quelli di una nazione Per questo la mia terapia è stata boicottata ip p ■fi Ho provato la mia cura anche su malattie come il morbo di Alzheimer e la sclerosi multipla Giudico deprecabile il no alla somatostatina somministrata gratis ep p Sopra: il professore Luigi Di Bella, ospite ieri del Parlamento europeo. A destra: il ministro della Sanità, Rosy Bindi