Coma irreversibile, addio Gabriele di Marco Accossato

Coma irreversibile, addio Gabriele Torino, ora la commissione medica dovrà decidere sull'espianto degli organi offerto dai genitori Coma irreversibile, addio Gabriele Stasera si staccano le macchine TORINO. Papà e mamma lo avevano detto alla piccola Lucia: «Gabriele è un angelo, non verrà mai a vivere nella nostra casa». E Gabriele, il bimbo nato senza cervebo, ha superato ieri sera la soglia del non ritorno: «coma dépassé», in termine medico. Significa che ha smesso di respirare, di reagire ad ogni stimolo esterno. Si è addormentato per sempre e il suo cuore, ora, batte solamente per gb altri, tenuto acceso da un respiratore che lo porterà fino a questa sera, quando la commissione formata da un neurologo, da un rianimatore e da un medico legale dirà che è «morte clinica» e che - forse - si potrà procedere all'espianto degli organi da donare ad altri bambini malati. Gabriele aveva compiuto proprio ieri due settimane di vita. Un calvario breve, che all'inizio sembrava dovesse durare ancora meno. Papà Luca e mamma Sandra sapevano della sua grave malformazione fin dal terzo mese di gravidanza. Ma hanno voluto ugualmente che il loro figlio secondogenito nascesse, che tutto non finisse con l'aborto, «perché il nostro sacrificio serva a trasmettere i valori della vita in cui crediamo». Una scelta difficile, sofferta, per certi aspetti discutibile e infatti discussa. Ma Luca e Sandra non hanno mai avuto rimpianti: «Abbiamo deciso insieme e in piena coscienza, quello che possono pensare gli altri non ci interessa». I primi segni della fine sono comparsi l'altro pomeriggio. Alle due crisi respiratorie di martedì se ne sono aggiunte numerose altre. La respirazione è diventata di colpo affannosa, i battiti sempre più lenti, finché il bimbo ha ceduto. Ora il sacrificio di Gabriele si trasforma. Diventa speranza per altri bimbi che potrebbero ricevere i suoi organi e sopravvivere: cuore, fegato, forse le cornee, se i medici diranno che sono sufficientemente formate. Ancora ieri pomeriggio papà e mamma di Gabriele sono rimasti ore accanto all'incubatrice che per questi 15 infiniti giorni è stata il mondo di Gabriele. «Sono sereni, sorretti da una grande fede», ha dichiarato in serata il dottor Luigi Odasso, direttore generale dell'ospeda- le. Poco dopo la notizia della fine. I medici hanno rintracciato Sandra e Luca: «Venite, è l'ora». E i genitori sono tornati, chiusi nel dolore che adesso, dopo questi giorni trascorsi a sperare contro ogni speranza, è quello di ogni papà e ogni mamma a cui il destino ha portato via un figlio. In tutti questi giorni, neb'affobarsi debe opinioni contrastanti, dei consigli e delle polemiche, Sandra e Luca avevano cercato e trovato il loro spazio di silenzio, di preghiera, fermamente convinti della scelta di donare gli organi del bambino sospeso in quel limbo. «Il nostro più grande rammarico è di non averlo potuto prendere in braccio, cullarlo. Nostro figlio non poteva uscire da quella scatola di vetro e abbiamo po- tuto soltanto accarezzargli una mano e le braccine dall'oblò dell'incubatrice». Sofferenza, angoscia, attesa. Tante emozioni in queste due settimane di una vita non vita. «Dio ci ha messo alla prova», ha sussurrato l'altro giorno Luca. «Se ci avessero detto che nostro figlio era senza gambe, lo avremmo fatto nascere comunque. E lo avremmo amato per sempre, perché la vita che era in Sandra non ci apparteneva». Ora il monitor sull'incubatrice di Gabriele scandisce di nuovo un battito regolare. Ma non è un battito naturale. Il «Transplant Center» di Bologna - il centro europeo che si occupa dell'iter pratico e burocratico per la donazione di organi - è pronto a intervenire quando sarà il momento. La commis- sione etica darà il proprio consenso e tre équipe verificheranno se gli organi sono ancora sani e provederanno all'espianto. «Ci piacerebbe sapere chi sono i bambini a cui verranno trapiantati il cuore, il fegato e i reni del nostro piccolo», chiedono di nuovo Sandra e Luca. Ma forse non sarà possibile, perché la legge, in questi casi, è ferrea. E mentre la polemica continua, mentre la Lega contro la predazione degli organi dice «denunceremo i medici che hanno sottoposto Gabriele alla ventilazione forzata per espiantargli gli organi», la luce blu della rianimazione illumina quel piccolo corpo che la vita ha abbandonato per sempre. Marco Accossato IS¬ I Il piccolo Gabriele nell'incubatrice, in basso a sinistra don Luigi Ciotti

Persone citate: Luigi Odasso

Luoghi citati: Bologna, Torino