«Cuba, un po' come la Polonia»

«Cuba, un po' come la Polonia» simili «Cuba, un po' come la Polonia» L'augurio del Papa CITTA' DEL VATICANO. Cuba '98 come la Polonia nel '79: questo è l'augurio che Giovanni Paolo II ha formulato per l'isola dei Caraibi da cui è appena tornato, parlando in polacco ieri a un gruppo di connazionali durante l'udienza del mercoledì. Una breve citazione, quella del Pontefice, ma carica di significato, e di implicazioni: «Il viaggio a Cuba ha detto - mi ha ricordato il mio primo viaggio in Polonia nel 1979. Auguro ai nostri fratelli e sorelle di Cuba che anche i frutti di questo pellegrinaggio siano simili ai frutti del pellegrinaggio di allora in Polonia». Nel giugno del '79 Karol Wojtyla, Papa da pochi mesi, tornò in patria. Era il suo secondo viaggio all'estero. In nove giorni, dal 2 al 10, percorse il Paese: Varsavia, Gniezno, Czestochowa, Cracovia, Kalwaria Zebrzydowska, Wadowice, Auschwitz, Nowy Targ. Lanciò l'idea di una nuova presenza dei cattolici nel Paese, sottolineò l'anima cristiana della Polonia, e quanto queste radici avevano giocato nella storia, fino a rivendicare un ruolo fondante del cristianesimo, dal quale è nata la cultura polacca. Parlò di un «patto» tra la Chiesa e la nazione. Non attaccò mai frontalmente il governo, né tantomeno la potenza egemone ed occupante, cui in realtà si rivolgeva. Ma chiese con fermezza il rispetto dei diritti civili, e più libertà. Culmine del viaggio fu il discorso pronunciato a Varsavia. Lo ascoltavano - si disse - due miboni di persone. L'altare fu eretto di fronte al monumento al Mihte Ignoto. Giovanni Paolo II si disse sicuro della presenza del cristianesimo, nel futuro della Polonia. E per la sua patria rivendicò un posto in Europa. Frutto quasi immediato del viaggio fu l'esplosione di Solidarnosc. Ci si deve attendere una «Solidaridad» cubana? Gb uomini, l'atmosfera ci sono. C'è forse pronto anche il Walesa della situazione. Lo si può vedere nella figura di Oswaldo Paya, leader del Movimento Cristiano di Liberazione, perseguitato, minacciato ed emarginato come a suo tempo l'elettricista di Danzica. O in Dagoberto Valdes, l'ingegnere agronomo «degradato» a custode delle foglie di palma per la sua attività di direttore di «Vitral», una rivistina della diocesi di Pinar del Rio. «Indimenticabile», ha definito il suo viaggio Papa Wojtyla. La visita «è stata l'espressione di una lunga attesa, un incontro da tempo desiderato da parte di un popolo che in esso si è riconciliato con la propria storia e la propria vocazione. La visita pastorale - ha aggiunto - è stata un grande evento di riconciliazione spiri¬ tuale, culturale e sociale, che non mancherà di produrre frutti benefici anche su altri piani». Un grande evento di riconciliazione: «Nella grande Plaza de la Revolucion José Marti all'Avana ho visto un enorme quadro raffigurante Cristo. Ho reso grazie a Dio, perché proprio in quel luogo intitolato alla "rivoluzione" ha trovato posto colui che ha portato nel mondo l'autentica rivoluzione, quella dell'amore di Dio, che libera l'uomo dal male e dall'ingiustizia e gli do¬ na pace e la pienezza della vita». Il Papa a Cuba ha parlato più volte contro l'embargo, e da Brasilia giunge la notizia che Pelé seguirà la sua scia per riavvicinare Fidel e gli Usa, su mandato di un gruppo di deputati di sinistra. «Voglio approfittare del calore della visita del Papa - ha detto O Rey, ministro dello Sport - per tentare un avvicinamento con Washington». Marco Tosarti ■ Oggi il Papa ha parlato della sua recente visita a Cuba E a Brasilia l'ex campione e ora ministro Pelé ha annunciato che a maggio tenterà una mediazione tra Castro e Clinton su mandato di un gruppo di deputati di sinistra