Bicamerale, esplode il conflitto nel Polo di Antonella Rampino

Bicamerale, esplode il conflitto nel Polo | Scontro a Montecitorio. Berlusconi: «Fondamentale la separazione delle carriere dei magistrati» Bicamerale, esplode il conflitto nel Polo Art: va bene così. Forza Italia: no, il testo è da cambiare ROMA. Nell'emiciclo sono di scena le riforme costituzionali, ne parlano in diretta tv tutti i leader dei partiti. Casini, Bertinotti, Marini, Fini, Berlusconi e Mussi, e il Polo che fa? Si spacca. «Noi non chiediamo legittimazione alle riforme costituzionali» dice Fini, che ascrive tra i padri costituenti della Prima Repubblica anche Randolfo Pacciardi. «Forza Italia non ha bisogno di nessuna legittimazione. Noi siamo nati legittimi» gli ribatte Berlusconi. Fini rispondeva a Cossiga, che proprio ieri dalle colonne del Corriere della Sera lo aveva accusato «di voler solo entrare nell'arco costituzionale». Non si creda in quest'asse An-pds di cui tanto si parla, insiste Fini: «E' una cosa ridicola». E in chiusura di dibattito, però, Fabio Mussi ha involontariamente girato il coltello nella piaga: l'esponente di Botteghe Oscure si è richiamato nel suo intervento a braccio proprio a Fini: «Sono d'accordo col presidente di An, se le riforme falliscono, il peri- colo per il Paese è grande». L'aula, ieri pomeriggio, non era vuota: si riempiva a intermittenza, uno spicchio per volta, i deputati accorsi ad ascoltare compatti il loro leader sparivano poi dopo averlo applaudito. E nessun battimano per gli interventi degli altri. Esordisce Pierferdinando Casini, e difende il semipresidenzialismo: «I poteri del capo dello Stato eletto direttamente dai cittadini non sono così scarsi, saremmo preoccupati se fossero di più». Meglio separare le carriere che il Csm e, soprattutto, difesa del patto elettorale con una battuta a effetto, «non impareremo dal professor Sartori a fare la croctata» dice riferendosi al famoso patto di casa Letta. Venti minuti, e tocca a Bertinotti che ribadisce punto per punto la contrarietà di Rifondazione a tutto l'impianto: «Il Paese reale ha bisogno di una Costituzione reale, non di ingegneria di governo». Ha rimbeccato il D'Alema che citava «la politica grigia di og¬ | SA gi», e ha sottolineato che comunque, nonostante il voto contrario alle riforme costituzionali, il patto di Rifondazione col governo non si tocca. Altri venti minuti, e arriva Maroni. Bossi non c'è, e l'autorevole viceleader si lancia in un lungo prologo contro la magistratura «che minaccia i figli del popolo padano». Difende Previti e attacca il pds, parla dei «poveri Gardini e Cagliari» e boccia tutto, a cominciare dal federalismo di D'Onofrio. «La magistratura sarà inquinata finché i magistrati non verranno eletti dal popolo», aggiunge, e annuncia che la Lega presenterà un referendum abrogativo delle legge per l'elezione dei sindaci. Il segretario dei popolari Marini ripete la «sostanziale positività» con cui guarda al lavoro svolto in Bicamerale, «che certamente non fallirà». La legge elettorale, soprattutto, «è una crostata di alta qualità». I popolari erano contrari all'elezione diretta del capo dello Stato, ma hanno poi deciso di sotto¬ scriverla. Purché quello del Colle non sia «un potere forte, ma un ruolo di garanzia». I popolari vorrebbero la separazione netta tra magistratura giudicante e inquirente, e che nel federalismo si tenesse conto anche delle province. E siamo al clou della giornata. Fini lancia un allarme: «Se le riforme dovessero fallire bisogna essere consapevoli che c'è un rischio di deflagrazione e di subordinazione in Europa». An crede nella terzietà del giudice, e nel fatto che le riforme «batteranno la follia della secessione». Molto più freddo il discorso di Silvio Berlusconi, che dà l'impressione di subordinare il proprio sostegno ai ritocchi emendativi al testo emerso dalla Bicamerale: «Noi vogliamo la riforma della Costituzione, ma solo se verranno superati gli attuali limiti del testo». Occorre una maggiore spinta verso il federalismo, e delineare meglio il semipresidenzialismo perché «quella del presidente della Repubblica è una figura legittimata dal voto popolare ma con poteri limitati». E sulla giustizia viene annunciato il prevedibile affondo che durante il dibattito delle prossime settimane farà tutto il Polo: «La magistratura ha spazzato via tutta una classe dirigente democratica risparmiando solo il pds e la sinistra de. La separazione delle carriere dei magistrati è fondamentale: esiste in tutte le democrazie europee». Chiude Fabio Mussi per il pds, sotto gli occhi del presidente della Bicamerale D'Alema che ha assistito a tutto il dibattito, chiusosi con altri interventi alle 11 di sera. «Berlusconi dica chiaramente, una volta per tutte, se sta al di qua o al di là della linea volta a trovare soluzioni per andare avanti», chiede Mussi. La risposta, dopo una giornata di dichiarazioni di bandiera, si avrà quando in aula arriveranno, a valanga, gli emendamenti. Antonella Rampino

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