Clinton: siate fieri della mia America

Clinton: siate fieri della mia America Gli applausi al trionfale discorso sullo stato dell'Unione coprono il rumore degli scandali Clinton: siate fieri della mia America E il dollaro si impenna WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Miei concittadini, la nostra Unione è forte...». Per un'ora e mezzo la bufera si è improvvisamente quietata. Come se niente fosse, in un'atmosfera quasi surreale, il Presidente Clinton è entrato trionfalmente nell'emiciclo del Congresso ed ha pronunciato un discorso vigoroso e molto applaudito sullo stato dell'Unione e sulle politiche che intende portare avanti quest'anno. Per novanta minuti gli americani hanno visto Bill Clinton al suo meglio: preciso, concentrato, convincente, perfettamente a suo agio nel giostrare le minuzie dei suoi programmi economici e sociali. Lo scandalo Lewinsky, come per incanto, è rimasto rigorosamente fuori dalla porta. E Clinton ha potuto monetizzare subito questo suo successo. Tutti i sondaggi condotti immediatamente dopo il suo discorso hanno indicato un'impennata del suo indice di gradimento. Quello condotto dalla Cnn mostrava una percentuale favorevole al Presidente addirittura del 78% (e una percentuale sfavorevole del 15). Il discorso, del resto, è servito a ricordare agli americani - distratti dalle rivelazioni sessuali del caso Lewinsky - che l'economia del Paese galoppa da sei anni, che le casse dello Stato sono piene, che il deficit è stato cancellato, e che è giunto il momento di spartire la torta. La Casa Bianca calcola che nei prossimi cinque anni il Paese disporrà di un surplus di 200 miliardi di dollari. E Clinton ha detto che quei soldi saranno usati «fino all'ultimo centesimo» per garantire il funzionamento del sistema pensionistico nel ventunesimo secolo. «Prima di tutto, salviamo le pensioni», ha insistito il Presidente, venendo incontro alle apprensioni dei baby-boomers che lasceranno il lavoro nei prossimi anni. Clinton ha poi messo l'accento sulla necessità di investire nella scuola, nell'assistenza all'infanzia, nell'assistenza sanitaria per gli anziani - tutti temi che sono cari alla sinistra del partito democratico (non a caso Ted Kennedy, il «guardiano» di quella sinistra, si è spellato le mani ascoltando il Presidente). In campo sanitario Clinton ha perorato una «carta dei diritti» dei malati americani, per proteggerli dalle società di assicurazione medica che tendono a fornir loro terapie poco costose anche se meno efficaci. E il Presidente ha detto di voler ulteriormente elevare il livello del salario minimo. C'è stato anche spazio per la crisi in Asia: «Quei Paesi sono nostri clienti, e se precipitassero nella recessione, non potrebbero più acquistare le merci che noi voghamo vendere». Da qui l'interesse per l'America ad aiutarli. Il discorso di martedì notte ha segnato qualcosa di più di un ritomo di Clinton al solco tradizionale del partito democratico in un anno di elezioni congressuali. Ancora una volta il Presidente ha cercato di ricordare - a quanto pare in maniera convincente - che nessuno meglio di lui capisce i problemi concreti della tipica famiglia americana. E' una qualità che anche i suoi rivali gli riconoscono e che gli ha procurato il nomignolo di «policy wonk», patito dei dettagli legislativi. Molti politici preferiscono non addentrarsi nei complessi meccanismi di legge, ma Clinton s'murnina quando entra nel merito delle sue proposte, snocciolando dati, analisi e controanalisi. Ed è un atteggiamento che continua ad essere pagante presso un'opinione pubblica che sempre di più esige soluzioni concrete ai propri problemi. Clinton ha avuto una parola generosa per tutti, perfino per i musei nazionali che a suo avviso hanno bisogno di soldi per restaurare i cimeli del Paese. L'unico tema che non è stato sfiorato nemmeno da lontano è stato quello che fino a pochi attimi prima aveva occupato l'attenzione di tutti (pare che i collaboratori del Presidente abbiano passato al setaccio il suo discorso per estirpare ogni traccia di parole o espressioni che potessero avere un doppio-senso). Per quanto tempo ancora Clinton riuscirà a mantenere l'incanto, a distrarre gli americani dalla chiacchiera nazionale sul suo rapporto vero o non vero con la Lewinsky? Ieri mattina, all'indomani del suo discorso, le nubi si sono nuovamente addensate sulla capitale e lo scandalo che aveva pesato per una settimana sulla Casa Bianca è tornato ad oscurare tutto il resto. Ma il Presidente non era in residenza: ieri mattina ha lasciato Washington per andare a reclamizzare in giro per il Paese le proposte del suo discorso. Prima fermata: l'fllinois, dov'è stato accolto nello stadio di Champaign con una vera e propria ovazione. Adesso che è finalmente uscito dalla gabbia soffocante della Casa Bianca i suoi collaboratori lo vogliono tenere il più a lungo possibile «on the road». [a. d. r.l £ fi M'impegno a usare ogni centesimo del surplus dei futuri bilanci per rinforzare il sistema pensionistico del prossimo secolo 66Più soldi all'istruzione Più assistenza sanitaria e protezione dagli abusi delle assicurazioni E intendo alzare il salario minimo p p WID Sopra Clinton durante il discorso, alle sue spalle, il vice Gore (sinistra) e il repubblicano Gingrich

Luoghi citati: America, Asia, Washington