«Jean Giono», un'isola francese a Torino di Mario Baudino
«Jean Giono», un'isola francese a Torino La scuola di viale Thovez celebra i 25 anni con i suoi 400 allievi, molti italiani: scambio culturale profìcuo «Jean Giono», un'isola francese a Torino Dalla materna alla maturità all'ombra di Voltaire e Rousseau FESTA UNA SFIDA VINTA E' 'uno dei 400 licei francesi che, in tutto il mondo, tengono viva la cultura di Voltaire e di Rousseau, senza dimenticare i contesti in cui sono, calati. Ed è uno dei cinque esistenti in Italia (con Roma, Milano, Napoli e Firenze). Quest'anno per il «Jean Giono», che porta il nome del grande scrittore di «L'Ussaro sul tetto», è festa grande: la scuola di viale Thovez celebra i 25 anni, con i suoi 400 allievi (metà francesi e metà italiani, ma sono rappresentate molte altre nazionalità) e il corso di studi dalla materna al Baccalaureati la maturità francese, riconosciuta naturalmente anche in Italia. Per la comunità transalpina di Piemonte e Valle d'Aosta (sulle 8000 persone) è una sfida vinta: ma lo stesso vale per la città, che col «Jean Giono» ha rapporti stretti. Ci sarà una festa, a Villa Sassi, giovedì 29 gennaio, con Comune, Regione, Consolato francese, Centro Culturale Franco Italiano. Insomma, i «padri fondatori». Il Liceo è nato ad opera del Centro culturale, per rispondere a un'esigenza sentita dalla comunità francofona: avere una scuola laica. C'era già in quel momento un istituto confessionale, a poco poco assorbito dal nuovo nato. E' una storia che ci racconta l'attuale preside, il professor Christian Mas: «La prima esigenza, all'origine, era ovviamente quella di offrire un servizio alla comunità francese. Ma in breve ci si è resi conto, spinti dalla realtà dei fatti, che avevamo una doppia missione». Ossia scolarizzare tutti in uno spirito di scambio culturale. E' un po' la regola dei «lycées» all'estero, salvo ovviamente quello di Roma dove gli studenti francesi sono in assoluta maggioranza. Nelle altre città senza gli italiani «non si vivrebbe». Parigi copre più o meno il 50 per cento delle spese, il resto va cercato «sul territorio», attraverso le rette. Il «lycée» integra i programmi francesi con quelli italiani, attraverso docenti reclutati a Torino. E dei risultati il professor Mas è assolutamente fiero: 100 per cento di promossi alla terza media, 95 per cento alla maturità. Poi gli effetti si fanno sentire: un terzo dei baccalaureati italiani sceglie l'università in Francia. Ma l'integrazione è anche presente nella stessa struttura organizzativa della scuola: dove il consiglio d'amministrazione è diviso in tre, con membri scelti dall'Ambasciata di Francia più rappresentanti dei genitori francesi e dei genitori italiani. «Questo perché non veniamo qui a portare la nostra cultura e basta - spiega ancora il prof. Mas -. Insegniamo secondo i programmi della scuola pubblica francese con insegnanti francesi di ruolo, ma consentendo agli allievi italiani di poter sempre reintegrare il loro sistema culturale». Il risultato è che tutti gli allie¬ vi sono ben presto bilingui, e le lingue veramente «straniere» sono l'inglese, che si studia dalle elementari alle medie, e il tedesco o lo spagnolo durante la fase corrispondente al nostro liceo. Tanti piccoli parigini? «Non proprio - osserva il prof. Jean André Lafont, direttore della scuola primaria -. Intanto bisognerebbe dire che gli alunni francesi sono allo stesso titolo tanti piccoli torinesi. Noi siamo ben calati nella cultura della città, siamo sempre più "partner". Quel che importa è lo scambio, che deve essere intensissimo, e l'uso degli stimoli che ci arrivano, che sono sempre molto ricchi». Mario Baudino
Persone citate: Franco Italiano, Jean André Lafont, Jean Giono, Rousseau
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