Poste meno in rosso nel '97 di V. Cor.
Poste meno in rosso nel '97 A fine febbraio la Spa. Rifondazione: il servizio rimarrà pubblico Poste meno in rosso nel '97 Ma c'è la mina delle pensioni ROMA. Meno in rosso, ma non di molto i conti delle Poste nel 1997: il passivo è di 777 miliardi, contro gli 892 del '96. Ma un segnale più positivo viene dai ricavi, cresciuti di 508 miliardi, ad un totale di 6200, rispetto ai precedenti 5700. Commentando i dati del preconsuntivo Enzo Cardi ha detto che «le Poste si stanno trasformando in un'azienda sempre più posizionata sul mercato» e il presidente dell'ente, che alla fine di febbraio si trasformerà in società per azioni, pone l'accento sul fatto che almeno la metà dell'incremento dei ricavi viene dalla crescita dei volumi di traffico postale. I conti, quindi, migliorano realmente, non solo per gli aggiustamenti delle tariffe. «Nel 1998 - ha concluso Cardi - vogliamo raggiungere l'obiettivo di un margine operativo lordo di 381 miliardi». Su questa strada, però, c'è un ostacolo, rappresentato dalla sentenza del Tar del Lazio che dà ragione a 120 ex dipendenti delle Poste i quali chiedevano che il calcolo di pensione e buonuscita tenesse conto per intero degli aumenti contrattuali di categoria spettanti lungo tutto il periodo di vigenza del contratto e non solo di quanto incassato fino al momento del pensionamento. La sentenza interessa diverse migliaia di ex postelegrafonici e i rimborsi dovrebbero essere in media compresi tra i 30 e i 40 milioni per ogni pensionato. Infatti anche chi non ha presentato ricorso potrà rivolgersi al Tar appellandosi alla sentenza appena emessa. Intanto, mentre i tecnici dei ministeri del Tesoro e delle Comunicazioni lavorano per definire entro il 31 gennaio il patrimonio netto e la situazione debitoria e creditoria delle Poste, in vista della trasformazione in spa si preparano cambiamenti nel management. «Serve un gruppo dirigente più confacente alla nuova struttura - dice il sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita - e quest'indicazione emerge anche dal piano d'impresa delle Poste». All'assemblea degli azionisti del 28 febbraio l'attuale vertice si presenterà dimissionario, nessun totonome nell'attesa, «tutto avverrà nel contesto della trasformazione in spa spiega Vita - e, pur non essendoci ruoli intoccabili, Vaciago, di nomina recente, con ogni probabilità non sarà sostituito. In ogni caso certo è che non ci saranno due amministratori delegati». E una volta trasformate in spa le Poste saranno messe sul mercato per essere vendute: il progetto di privatizzazione è contenuto nello schema di delibera del Cipe, che dovrebbe essere votato giovedì in commissione alla Camera. Ma Sergio Bellucci, responsabile di Rifondazione per le comunicazioni, assicura che la delibera non permetterà la successiva privatizzazione. (Abbiamo raggiunto un accordo - spiega Bellucci -, il sottosegretario Vita ci ha assicurato che nel parere della Camera che approva lo schema di delibera sarà inserito l'ordine del giorno votato in Parlamento che affida le Poste alla totale partecipazione pubblica». E la concorrenza cresce. Un'indagine dell'Istat ha censito ben 1183 imprese private che consegnano corrispondenza e che danno lavoro ad oltre 7000 persone. A recapitare un pacco o un espresso in città a questi corrieri bastano quattro ore, non ne impiegano più di otto per consegnarlo nella stessa regione e meno di 18 a un qualsiasi mdirizzo sul territorio nazionale. Tempi che dovrebbero preoccupare le Poste, se le medie dei recapiti dell'ente sono di un giorno e mezzo per recapiti nella stessa città e circa due e mezzo per le altre destinazioni nazionali. Questo solo per la corrispondenza, per i pacchi si arriva a sei giorni. [v. cor.]
Persone citate: Bellucci, Enzo Cardi, Sergio Bellucci, Vaciago, Vincenzo Vita
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