Fs, sul piano Giugni la rivolta dei Cobas
Fs, sul piano Giugni la rivolta dei Cobas «Vuole limitare la libertà di sciopero» Fs, sul piano Giugni la rivolta dei Cobas «No» alle norme della Commissione Corte dei Conti, inchieste sulVlvaFs ROMA. Non sono soltanto i macchinisti autonomi del Conni e i capistazione altrettanto autonomi dell'Ucs a contestare la direttiva della commissione di garanzia sugli scioperi ne' settore dei trasporti. Anche tra i confederali Cisl e Uil delle feiTovie (la Cgil è decisa a rispettare le nuove regole), cresce il dissenso per una normativa che, accusano, sa molto di imposizione proprio mentre è in corso la discussione, esiste la possibilità di arrivare ad un accordo aziendale e si lavora su ipotesi interessanti come sciopero festivo e aumento dei servizi garantiti. L'Ucs ha già fatto sapere che non rispetterà le regole della commissione presieduta da Gino Giugni. La considera priva di valore vincolante ed espressione solo di un'autorevole opinione, che potrebbe essere recepita nella stesura di un nuovo accordo: «Pertanto ritiene uno strumento utilizzato in modo illecito per reprimere il diritto di sciopero ed in quanto tale non verrà osservata». Altrettanto deciso, l'atteggiamento della Uil. Il segretario nazionale Dario Del Grosso esordisce con un lapidario «è una delibera indecente, fatta da incompetenti, una vera abolizione del diritto di sciopero». Ed è un ragionamento sostenuto da motivi tecnici: «Se vanno garantiti i treni partiti all'inizio dello sciopero, vuol dire che nessun capostazione potrà astenersi dal lavoro. Nessun sindacato potrà rispettarla, noi non lo faremo». Molto critico anche Claudio Claudiani, segretario nazionale Fit-Cisl, che imputa alla direttiva il mancato equilibrio tra diritto alla mobilità e diritto allo sciopero, ma rivendica al sindacato il diritto-dovere di concludere patti con l'azienda: «Eravamo a buon punto e alcuni principi dell'accordo erano già stati raggiunti. Ora la delibera rappresenta un atto pesante contro il sindaca¬ to e un atto intimidatorio verso il negoziato». Fra i tre segretari confederali, il meno aggressivo è Guido Abbadessa (Cgil), disposto a rispettare la normativa, anche se si tratta di un boccone amaro. Non gli va giù l'imposizione: «Se bisogna ristrutturare a fondo - spiega - la questione degli scioperi nel sistema ferr roviario e in generale nel sistema dei trasporti, non si può andare avanti a forza di delibere. Va costruito un sistema di regole globale». Abbadessa propone anche di ricorrere al referendum fra i lavoratori e di introdurre la «carta di identità» che spieghi chi ha indetto, e perché, la protesta. Meglio prevenire, insomma. E su questo punto è d'accordo anche Sergio D'Antoni, segretario generale Cisl, propenso a tenere buona la legge esistente. «Lo sciopero si evita se il conflitto viene prevenuto spiega D'Antoni - quindi la parte che manca nel ragionamento di Giugni è: come si fa a favorire la prevenzione del conflitto. Bisogna che il conflitto non esploda, qualunque sciopero nei servizi pubblici fa danno, comunque lo regoli». Per D'Antoni, dunque, il vero problema è trovare «forme di arbitrato, anche qui tra le parti, e non per legge». La Corte dei conti, frattanto, ha messo sotto inchiesta sia le Ferrovie sia il secondo ufficio Iva di Roma per la vicenda dei 3000 miliardi di presunta evasione nelle dichiarazioni che vanno dall'89 al '92 ed altre irregolarità di vario tipo. Lo ha annunciato il procuratore regionale della Corte dei conti per il Lazio, Paolo Maddalena, in apertura dell'anno giudiziario per la magistratura contabile. Nei giorni scorsi, l'associazione di consumatori Codacons aveva reso noto che il secondo ufficio Iva di Roma aveva notificato all'azienda un verbale di pagamento per un importo di oltre 2200 miliardi di lire. [b. g.l
Persone citate: Abbadessa, Claudio Claudiani, D'antoni, Dario Del Grosso, Gino Giugni, Giugni, Guido Abbadessa, Paolo Maddalena, Sergio D'antoni
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