Ora la «foresta» si muove di Ugo Bertone

Ora la «foresta» si muove Ora la «foresta» si muove Sul Credit una tempesta di voci L'euro più vicino fa paura a tutti MILANO. Nessuno s'illuda: o si cambia o stavolta si rischia per davvero. Domenica scorsa, davanti alla platea di banchieri e operatori radunati a Napoli per l'assemblea del Forex, il direttore generale dell'Abi è andato giù duro, com'è suo solito: il margine d'interesse delle banche, ha ribadito, è destinato a ridursi sempre di più dopo la nascita dell'euro. E se qualcuno pensa di poter far fronte alle minori entrate con le commissioni sul risparmio gestito, ha aggiunto, «sappia che è un illuso...». Eppure, nonostante l'analisi di Zadra e di altri esperti del settore, in Borsa le banche fanno faville: vola il San Paolo, «strappa» il Credit. E lo stesso Prodi, da Londra, fa notare che «sarebbe una bella banca, da un punto di vista industriale». L'Imi, per ora, sembra più calma, ma il mercato scommette su nuove fiammate, dopo il consiglio di oggi: ben sette sono i possibili sposi dell'istituto di Arcuti, e qualcosa alla fine nascerà.... Intanto il tam-tam, l'ennesimo, su una possibile alleanza per la Comit (stavolta con la Banca di Roma) mette le ali al titolo dell'istituto meneghino. Una settimana fa era la Banca di Roma a volare e il possibile sposo, allora, era il Credit. Sotto i riflettori, comunque, non manca mai la Banca Intesa, regina delle Borse mondiali nel '97 sotto l'insegna Ambroveneto e, a detta dei bene informati, attivissima anche nel '98, tanto da puntare ad una sua aggregazione con il San Paolo. Si respira un'aria febbrile nel cantiere del credito, deciso a scrollarsi di dosso l'etichetta di «foresta pietrificata» affibbiatagli a suo tempo da Giuliano Amato. Fusioni, aggregazioni, alleanze e congiure. Cambiano i temi operativi, ma il copione è lo stesso: crescere per stare al passo con l'Europa. «I rialzi dei titoli coinvolti - ha commentato Paolo Baccanello di Merrill Lynch - rappresentano un segnale fortissimo. Il mercato dimostra di apprezzare una banca di dimensioni adeguate per l'Unione Monetaria». Si spiega così, almeno in parte, l'apparente contraddizione tra i conti, non entusiasmanti, del settore e la corsa della Borsa. Il mercato è convinto che le banche sono appena all'inizio di un processo di concentrazione e di razionalizzazione che promette numerosi colpi di scena. Certo, si sa che in Banca d'Italia si guarda con una certa diffidenza questa dan- Luigi e (sGianni Arcuti otto) Zandano za dei giganti; Fazio gradirebbe semmai che le banche di grandi dimensioni aggregassero le più piccole, rafforzando la solidità del sistema senza perder il radicamento sul territorio. Ma, di questi tempi, la «moral suasion» del governatore conta meno di un tempo: occorre fare in fretta, muoversi prima che i ritardi tecnologici e manageriali accumulati in passato si rivelino fatali. Eppoi, l'euforia in Borsa rende più difficili eventuali scalate dall'estero, davvero pericolose in un momento come questo, quando un po' dappertutto si rimescolano le carte della grande finanza. Ma, dal punto di vista dei numeri, questa corsa ha fondamento? In parte sì, se si considera che le banche possono giovarsi dei vantaggi che, quasi certamente, emergeranno dall'introduzione dell'Irap e delle plusvalenze garantite dalla rivalutazione dei Btp in portafoglio. In parte, senz'altro no, a giudicare dall'andamento dei conti. Da un'analisi curata dall'ufficio studi di Prime (scuderia Generali) risulta che il risultato netto aggregato a fine '97 delle banche quotate in Borsa (circa il 60 per cento del sistema) dovrebbe aggirarsi sui 1600 miliardi di lire, purché non si tenga conto della pulizia dei conti alla Banca di Roma prima dell'offerta al pubblico, operazione che da sola ha azzerato in pratica gli utili dell'intero comparto. Ma anche senza conteggiare l'istituto capitolino, il Roe, o «return on equity» (il rapporto tra il capitale investito e i profitti, uno degli indicatori di bilancio più seguiti nel settore) sarebbe pari all'1,5 per cento, grosso modo un sesto della media delle banche spagnole e un decimo di quelle britanniche. Nel futuro le cose andranno meglio, ma non troppo. L'obiettivo dichiarato della maggior parte dei grandi istituti è di raggiungere il 10% entro il Duemila e qualcuno, probabilmente, ce la farà. Ma non tutti. E' difficile, ammoniscono gli esperti, che nel 2000 il Roe medio possa superare il 2,32,5 a patto che le spese di struttura restino stazionarie nei prossimi anni. Un'impresa tutt'altro che scontata: il costo del lavoro dovrebbe scendere, l'l% l'anno, ma gli investimenti, dopo anni di risparmi forzati, dovranno accelerare. Ugo Bertone Luigi Arcuti e (sotto) Gianni Zandano

Persone citate: Arcuti, Gianni Zandano, Giuliano Amato, Luigi Arcuti, Merrill Lynch, Paolo Baccanello, Prodi, Zadra, Zandano

Luoghi citati: Europa, Londra, Milano, Napoli, San Paolo