Il metronotte forse ucciso da un collega di A. P.

Il metronotte forse ucciso da un collega Genova, indagato Il metronotte forse ucciso da un collega GENOVA. Un metronotte segnalato dalla vittima per alcuni ritardi e per certe consegne non rispettate, che forse potrebbero nascondere, chissà, pericolose complicità: c'è un indagato per l'omicidio di Giangiorgio Canu, la guardia giurata della società genovese Valbisagno uccisa con un colpo alla tempia in un ascensore, alla fine di un giro d'ispezione nella notte tra sabato e domenica. L'avviso di garanzia ha reso possibile il sequestro della divisa e della pistola del metronotte per una serie di perizie, affidate ora al laboratorio della polizia scientifica. L'autopsia, disposta per oggi, dovrà stabilire se la vittima sia stata tramortita prima del colpo mortale. L'indagato sarebbe uno dei cinque guardiani di cui Canu aveva il «comando», durante il turno di sorveglianza nel quartiere residenziale di Castelletto, sulle alture della città. L'uomo, in passato, aveva subito una sanzione disciplinare, ovvero un giorno di sospensione, in seguito a un rapporto del suo capogruppo che denunciava le sue mancanze sul lavoro (a quanto pare bevute al bar invece dei controlli). Anche in seguito a questo, e alle successive tensioni, il metronotte sarebbe stato destinato ad altro servizio e quindi sabato non avrebbe fatto parte del gruppo di Canu. Ma non è escluso che le indagini, coordinate dal pubblico ministero Francesco Piato e affidate agli investigatori della Mobile diretti dal vicequestore Filippo Dispenza, possano portare presto ad altri sviluppi. Giangiorgio Canu, 63 anni, originario di Cagliari, una moglie da cui si era separato, un appartamento di 4 stanze nel popolare quartiere di Quezzi, viveva del suo lavoro e per il suo lavoro. Ed è proprio nell'ambito della sua attività che gli inquirenti hanno cercato fin dall'inizio gli indizi per imboccare la pista giusta. Giangiorgio Canu è stato ucciso intorno all'una meno un quarto. La mancata reazione della vittima, conosciuta sul suo lavoro come «il mastino» perché non esitava ad affrontare con durezza anche le situazioni a rischio, oltre a non essere il tipo da chiudere un occhio su situazioni irregolari, può avere due spiegazioni: o Canu conosceva il suo assassino, o è stato subito tramortito e si è accasciato sul pavimento, [a. p.]

Persone citate: Canu, Castelletto, Filippo Dispenza, Giangiorgio Canu

Luoghi citati: Cagliari, Genova