Di Pietro: Berlusconi spiava i suoi ospiti di Paolo Colonnello

Di Pietro: Berlusconi spiava i suoi ospiti L'ex ministro scrive ai presidenti di Camera e Senato: voglio avvertire di questa usanza i colleghi del Polo Di Pietro: Berlusconi spiava i suoi ospiti // Cavaliere: assurdo, ero io ad essere controllato MILANO. Silvio Berlusconi per un certo periodo, tra le mura domestiche delle case di Roma e Arcore, avrebbe registrato le conversazioni private con i suoi ospiti a loro insaputa. Così scrive in una lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato Antonio Di Pietro, pescando dal cappello dell'inchiesta di Brescia, che lo vede indagato, il verbale di testimonianza di uno stretto collaboratore del leader di Forza Italia, tale Roberto Gasparoni, che curò le registrazioni segrete. «Ritengo mio dovere - scrive Di Pietro, che allega alla lettera il verbale di Gasparoni segnalare quanto sopra per avvertire di questa usanza i colleghi parlamentari che per varie ragioni dovessero recarsi nelle case dell'on.le Berlusconi...». L'ultimo capitolo della guerra tra l'ex pm e il Cavaliere, si apre a meno di 24 ore dall'atteso incidente probatorio previsto per questa mattina davanti al gip di Brescia che vedrà lo stesso Di Pietro per la prima volta faccia a faccia con il suo «grande accusatore», l'ex amico e imprenditore fallito Antonio D'Adamo. Un'inchiesta che ha sempre visto sullo sfondo l'ombra di Berlu- sconi, il quale a proposito di quest'ultima rivelazione, si difende contrattaccando: «Ad essere spiato ero io. E mi sono legittimamente difeso. Ma so da tempo chi è Di Pietro e non mi meraviglio quindi che ora ricorra a insinuazioni calunniose rivolgendosi addirittura ai presidenti delle Camere». I fatti. Gasparotti, che nella vita ha il compito i seguire come un'ombra il leader di Forza Italia per filmare ogni suo exploit pubblico, il 10 giugno del '97, raccontò ai pm bresciani di aver predisposto nelle abitazioni di Berlusconi, dietro sua espressa autorizzazione, una serie di radiomicrofoni «in grado di attivarsi automaticamente» per registrare le conversazioni degli ignari ospiti. L'obbiettivo, spiegò Gasparotti ai pm, era quello di individuare una «talpa» che, vegetando nell'entourage del Cavaliere, si era resa responsabile di una serie di fughe di notizie. La talpa non venne scoperta, in compenso, ha sostenuto Gasparotti, sui nastri galeotti, nel novembre del '96, rimasero impresse le fatali parole dell'ingegner D'Adamo, una serie di confidenze a Berlusconi sulle «malefatte» di Di Pietro: insomma la genesi dell'inchiesta bresciana. Genesi che ebbe bisogno di una gestazione assai lunga, dato che la registrazione, anzi il suo montaggio, come ha precisato lo stesso Gasparotti (l'originale è stato distrutto), impiegò ben sette mesi per giungere dalla villa di Arcore del Cavaliere ai tavoli della procura di Brescia. Inoltre, quando Berlusconi si recò nel dicembre del '96 alla procura di Brescia, cioè un mese dopo le confidenze registrate di D'Adamo, per narrare di «fatti agghiaccianti», stranamente non parlò affatto di quel nastro. «Mi presento spontaneamente dichiaro Gasparotti alle ore 16,40 del 10 giugno scorso davanti ai pm Piantoni, Chiappani e Bonfigli avendo ricevuto incarico dal dottor Berlusconi di depositare presso questi uffici il nastro magnetico che era in mio possesso, contenente brani di registrazione intercorsi tra il dottor Berlusconi e l'ingegner Antonio D'Adamo. Consegno pertanto detto nastro, precisando che si tratta per la precisione della duplicazione da me stesso effettuata di vari spezzoni di nastro magnetico non più disponibile in quanto da me stesso riutilizzato per ulteriori registrazioni...». Si svela così un primo mistero: quello cioè sull'identità della persona che diede nuovo impulso alle indagini bresciane sull'ex pm, costringendo il cosiddetto «grande accusatore di Di Pietro» ad uscire allo scoperto. Fu infatti a partire dalla consegna di questo nastro, e suc¬ cessivamente di due paginette manoscritte portate da Cesare Previti, che un mese dopo D'Adamo fece il suo ingresso nella procura di Brescia per accusare Di Pietro, ora indagato di corruzione e favoreggiamento nei confronti di Pacini Battaglia. Il dettaglio non è irrilevante, visto che proprio oggi a Brescia, davanti al gip si terrà il primo faccia a faccia tra Di Pietro e l'ex amico D'Adamo nel corso di un incidente probatorio chiesto dalla procura nell'ambito di un'inchiesta originata proprio da quelle registrazioni. Scrive Di Pietro: «Dal tenore complessivo delle dichiarazioni rese da Gasparotti si rileva che l'intercettazione occulta nei confronti dell'ing. D'Adamo possa essere stata solo una delle delle tante predisposte e autorizzate dall'on. Berlusconi nei confronti dei propri ospiti e del personale dipendente. Resta da valutare la possibile ulegittimità dell'uso d'impianti di registrazione per finalità di controllo a distanza dei propri dipendenti in violazione di quanto previsto dallo Statuto dei Lavoratori...». Paolo Colonnello

Luoghi citati: Arcore, Brescia, Milano, Roma