«Sono qui perché amo mio marito e il mio Paese»

«Sono qui perché amo mio marito e il mio Paese» DOCUMENTO LA DIFESA DELLA MOGLIE «Sono qui perché amo mio marito e il mio Paese» I quale natura era il rapporto tra suo marito e Monica Lewinsky? Suo marito gliene ha parlato? «Cèrto, abbiamo parlato a lungo, e vedrà che il Paese avrà presto nuove informazioni. Ma adesso siamo nel pieno della bufera. La gente dice qualsiasi cosa, mette in giro voci e pettegolezzi. E ho imparato, nel corso eh' questi anni in politica, che la cosa rnigliore è di essere pazienti e fare un respiro lungo. Alla fine la verità verrà fuori». Suo marito ci ha detto come non era il suo rapporto con la Lewinsky. A lei ha spiegato invece com'era? «Sì. E lo scopriremo tutti a mano a mano che questa vicenda andrà avanti. In questo momento la cosa più importante da fare per me è di dire con chiarezza che il Presidente ha smentito le accuse in maniera uiequivocabile. Mi si chiede: come fai a rimanere così calma? E la risposta è molto semplice. Ci sono già passata tante volte. Voglio dire: siamo stati accusati di ogni nefandezza, incluso romicidio, dalle stesse persone che adesso sono dietro a queste accuse. Per quanto mi riguarda tutto questo fa semplicemente parte della solita campagna poh- tica contro mio marito». Suo marito ha mai fatto (o ricevuto) regali alla Lewinsky? «Non voglio commentare accuse di fatti presi fuori dal loro contesto. Chi conosce mio marito sa che è una persona molto generosa, anche nei confronti di sconosciuti, di persone che lavorano attorno a lui». Dunque è possibile che abbia dato regali alla Lewinsky? «Penso che sia possibile, certo. Voglio dire: l'ho visto sfilarsi la cravatta e darla a qualcuno cui piaceva». Per cui non ci sarebbe nulla di strano? «Conosco mio marito da 25 anni, siamo sposati da 22 anni. E lo prendo sempre in giro per come si comporta con gli sconosciuti. E' generoso, amichevole, cerca di aiutare la gente che chiede aiuto, che ha bisogno del suo aiuto». Lei conosce Monica Lewinsky? «No». Non l'ha mai conosciuta? «Forse sì. Ci sono centinaia di stagisti alla Casa Bianca, e spesso organizziamo grandi eventi con loro. Ci facciamo fotografare con loro. Ma in genere non li conosco, a meno che non lavorino nel mio ufficio». Evelyn Lieberman, la vicecapo di gabinetto, le ha mai detto che una stagista, Monica Lewinsky, rischiava di creare qualche problema? «No, mai». Per cui queste accuse sono state uno choc per lei? «É per mio marito. Mi ha svegliata mercoledì mattina e mi ha detto: "Non ci crederai, ma...". E io risposi: "Ma che roba è questa?". Sì, fu decisamente uno choc». Disse «non ci crederai, ma...». Ma., che cosa? «Ma... ti voglio dire cosa c'è nei quotidiani». Non le sembra che questa stagista avesse molta influenza in questa città e che il vostro amico Vernon Jordan si desse molto da fare per lei? «Vernon Jordan è la persona più generosa e amichevole che conosco. E quando dice che ha aiutato centinaia di persone, gli credo». Per cui quando la gente dice che c'è tanto fumo, lei risponde che dove c'è fumo... «Non c'è arrosto. Del resto siamo stati accusati di tante cose in questi sei anni. All'inizio le accuse che ci venivano mosse mi turbavano. Il mio impulso era sempre quello di uscire allo scoperto, di urlare: "Non è vero!"». Vuol dire che ormai queste accuse non la toccano più di tanto? «Diciamo che ormai ho accumulato molta esperienza nel gioco duro della politica americana. E avendo visto tante accuse emer- gere e poi scomparire, avendo visto gente come il reverendo Jeery Flawell fare soldi con la vendita di video in cui accusa mio marito di omicidio, di traffico di droghe, quando vedo le cose che si scrivono e che si dicono su mio marito, beh, mi dico semplicemente che abbiamo già visto questo genere di cose, ci siamo già passati. E aspetterò con pazienza finché la verità verrà fuori». A sentire lei, insomma, questa è la peggior calunnia del ventesimo secolo? «Non lo so. Ci sono state tante calunnie nel ventesimo secolo. Però, certo, questa è piuttosto brutta». Piuttosto devastante. «Beh, ricapitoliamo. Tutto questo cominciò come un'indagine su un investimento edilizio andato male. Dissi a tutti nel 1992: "Abbiamo perso soldi". E risposero: "Non è vero. Hanno fatto soldi. Li hanno messi in un conto in Svizzera". E invece era tutto vero. Ci sono voluti anni, ma alla fine la verità è venuta fuori. Purtroppo abbiamo a che fare con un procuratore che ci persegue per motivi politici, il quale si è alleato con i nemici di destra di mio marito...». E il quale ha già speso trenta milioni di dollari sull'indagine... «Ormai ne ha spesi di più. E' andato a guardare ogni telefonata che abbiamo fatto, ogni assegno che abbiamo firmato, è andato a grattare ogni immondizia, ha intimidito i testimoni, ha fatto tutto il possibile per mettere insieme un capo d'accusa contro mio marito». Stiamo ovviamente parlando del procuratore speciale Kenneth Starr... «Ma non è solo lui, è tutta l'operazione». Secondo lei è andato oltre il suo mandato? In fondo ha ottenuto il permesso di allargare le sue indagini da tre giudici federali. «Gli stessi tre giudici che rimossero Robert Fisk e nominarono Starr, la stessa commissione di giudici presieduta da un uomo nominato da Jesse Helms (il senatore ultra-conservatore della Carolina del Nord, ndr)». Anche il Guardasigilli Janet Reno ha approvato l'ampliamento dell'indagine di Starr... «Per forza, non poteva mica dare l'impressione che stava bloccando le indagini. E' veramente grave che il nostro sistema giuridico venga usato per fini politici. E sa una cosa? Se sono qui stamane a parlare con lei non è soltanto perché amo mio marito e credo in ciò che dice. Sono qui perché amo il mio Paese, e credo nel mio Paese. E sono molto preoccupata da questi sviluppi». Nel 1992 all'epoca del caso Gennifer Flowers, suo marito ammise che le aveva provocato «dolore». Pensa che se glielo chiedessimo oggi direbbe ancora una volta che ha provocato dolore al suo matrimonio? ((Assolutamente no. Noi siamo sposati da 22 anni. E ho imparato tanti anni fa che le uniche persone che contano in un rapporto sono le due persone che lo stringono. Ognuno sa tutto dell'altro, e ci capiamo, ci accettiamo e ci amiamo. Per questo sono convinta che stanno cercando di far rumore con queste accuse proprio perché ogni altro tentativo è andato a vuoto. Credo che tutto questo faccia parte di uno sforzo più ampio per annullare i risultati di due elezioni». E' vero che lei ha preso in mano le redini della situazione? «E' ovvio che ho intenzione di difendere mio marito. E offrirò consiglio. Ma non sto affatto assumendo il controllo della strategia, non sono il principale difensore di mio marito. Dispone di avvocati molto capaci e collaboratori molto capaci alla Casa Bianca, e tanti buoni amici fuori dalla Casa Bianca». Ma lei è il difensore più credibile... «Lo conosco meglio di chiunque altro. Per cui vorrei sperare di essere più credibile di chiunque altro». Si dice che lei abbia detto che questa è l'ultima grande battaglia, e che una delle due parti è destinata a cadere. «Non so se la situazione sia davvero cosi drammatica. Sembra la sceneggiatura di un film. Comunque è certamente una battaglia. Andiamo a vedere chi sono i protagonisti. E' tutta gente già venuta fuori in passato. La vera storia da scoperchiare e raccontare, se qualcuno avesse voglia di scriverla, è il grande complotto di destra che è in piedi contro mio marito da quando annunciò che si candidava alla Presidenza. Solo qualche giornalista ha spiegato qualcosa. Ma la storia non è ancora stata raccontata al pubblico americano. E forse, chissà, forse sarà questa vicenda a portare finalmente tutto a galla». Ma suo mai-ito non ha aiutato i suoi nemici con il suo comportamento? «E' una domanda difficile. Non so cosa ci sia in mio marito che genera tanta ostilità. Ma sono 25 anni che la vedo». Immaginiamo che lei venga a sapere che un Presidente americano ha avuto una relazione adultera alla Casa Bianca e poi ha mentito per coprire le sue tracce. Pensa che gli americani dovrebbero chiedere le sue dimissioni? «Se le accuse venissero dimostrate, beh, sarebbe molto grave. Ma queste accuse non saranno dimostrate. E alla fine di questa storia alcune persone avranno molto di cui rispondere». E Chelsea come sta? «Sta bene. E devo ringraziare tutti coloro che si sforzano per lasciarla tranquilla. Perché è chiaro che accuse di questo genere, con tutta la pubblicità che ne deriva, pesano sulla famiglia. Non solo mia figlia, ma anche mia madre, il patrigno di Bill, i nostri fratelli, i nostri cognati. Tutti quanti». Parlate spesso con Chelsea? «Sì, molto. Sia io che Bill le parliamo molto. Ma già quand'era bambina le spiegavo che queste cose potevano succedere, che le sue idee politiche generavano tanta ostilità. E crescendo lei ha potuto constatarlo di persona tante volte. Non è un'esperienza piacevole, ma ha la formazione necessaria per attraversare indenne questa bufera». «Doni a Monica? Potrebbe averne fatti, Bill è generoso L'ho visto togliersi la cravatta e regalarla» «Ci hanno accusato di tutto persino di omicidio e traffico di droga Presto sapremo la verità» Ecco il testo integrale dell'intervista che la first Lady Hillary Clinton ha rilasciato ieri mattina alle sette, ora di Washington (le 13 in Italia), a Matt Lauer del network «Nbc» nel corso del popolarissimo «Today show», in difesa del marito Bill.

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