«Non siamo agenti del Mossad»

«Non siamo agenti del Mossad» IL SEXYGATE VISTO DAL MEDIO ORIENTE SGERUSALEMME EMBRAVA solo uno scherzo quando a proposito di Monica Lewinsky e le altre si è cominciato a parlare dei «Protocolli delle Savie di Sion» secondo la lettura araba dello Zippergate; ovvero, pareva che l'argomento dell'appartenenza ebraica di Monica Lewinsky dovesse decentemente rientrare nell'ombra. Invece, sembra che «la bella ebrea» (nemmeno poi tanto bella) che seduce e avvelena, come diceva JeanPaul Sartre, sia un luogo comune così duro a morire che persino l'avvocato della Lewinsky, ebreo a sua volta, è stato ieri costretto a risponderne, e per di più in un'intervista fattagli da un giornale israeliano, il popolare Yediot Ahronot. In sostanza l'avvocato William Ginsburg, dopo avere riso insieme all'intervistatore del fatto che «ci sono quelli che legano tutto l'affare al sionismo!», pure si è sentito in dovere di specificare che «Monica non desidera affatto che Clinton cada; siamo ambedue fan di Clinton, rispettiamo le sue idee e la sua politica per Israele... e io e Monica siamo ebrei... chissà in che modo chi verrà dopo Clinton si rapporterà a Israele». Più tardi, Ginsburg specifica che non sa se Monica sia stata o meno in Israe¬ «Non siamo agenti del Mossad» // legale della Lewinsky smonta il teorema arabo le, che il padre invece c'è stato, che è un ebreo «conservatore», che recita la preghiera fondamentale degli ebrei «Shema Israel» ogni giorno, che ha fatto il «bar mitzva» (cioè la maggiorità religiosa) in Inghilterra, che suo nonno lasciò la Germania fuggendo dal nazismo... «Noi», dice l'avvocato, «io e Monica siamo innanzitutto ebrei e amiamo Israele; Israele è molto importante per Monica e la sua famiglia». E' molto difficile capire che cosa questo ci dica rispetto all'eventuale vicenda sessuale di Monica, ma la scelta di Ginsburg di tirare in ballo l'argomento rispecchia indirettamente la versione paranoico-fantasiosa che palestinesi, siriani, iracheni, egiziani, libanesi, giordani, insomma tutto lo schieramento, con parole diverse hanno dato del fatto che Monica è ebrea. Il più deciso è stato il capo spirituale di Hamas, lo sceicco Yassin, da poco libero a Gaza, che ha dichiarato: «Non c'è nessun dubbio che la lobby ebraica abbia teso a Clinton una trappola» e, spiega ancora lo sceicco, per distruggere il processo di pace. «E' chiaro che la Lewinsky fa parte del Mossad!» suggerisce a sua volta il giornale egiziano Al Akhbar nel commento principale della giornata. «La Lewinsky è apparsa esattamente nel momento in cui gli sforzi per far avanzare il processo di pace erano al loro massimo» suggerisce l'articolista di Al Akhbar. Lo scandalo, insiste il giornale, cui fanno eco altri giornali egiziani e arabi in generale, «porta le impronte digitali della lobby ebraica». In Libano il quotidiano Al Nahar spiega che per via dello scandalo il processo di pace è fuori moda, Netanyahu non verrà più pressato da Clinton a cedere i Territori. In realtà, in Israele c'è un interesse molto fuori dal normale per i guai di Clinton, che si sostanzia in un decisissimo sostegno al presidente americano sia da destra che da sinistra. Da Netanyahu a Leah Rabin, non c'è chi non faccia sapere quanto gli sta a cuore che la verità di Bill emerga senz'ombra di dubbio. La vedova di Rabin, intervistata dal telegiornale, che dedica intere mezze ore di apertura all'argomento, mentre scorrevano le immagini di un suo ingresso sulla scena della pace con la Giordania insieme alla regina e ad Hillary Clinton, ha dichiarato con grandissima partecipazione, quasi con le lacrime agli occhi, la