Dini: patto europeo per frenare i curdi di Francesco Manacorda

Dini: patto europeo per frenare i curdi DIPLOMAZIA UE Più controlli e dialogo con la Turchia Dini: patto europeo per frenare i curdi BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il grande esodo dei curdi è finito, spiega il mmistro degli Esteri Lamberto Dini, ma il «flusso dalla Turchia e dall'Iraq continuerà». Così ieri a Bruxelles, dove Dini si è riunito con i suoi colleglli europei, proprio mentre duemila dimostranti curdi protestavano di fronte all'edificio del Consiglio, i ministri degli Esteri hanno dato il via libera a un «piano d'azione» che servirà proprio a fronteggiare nuovi arrivi. Un piano comune che, commenta soddisfatto Dini, «è il riconoscimento che questo è un problema europeo, non solo italiano». Tanto più che «iì Mediterraneo non è il solo canale per gli esodi, si passa anche dai Balcani» per entrare negli ambiti confini dell'Unione. In concreto il documento dei Quindici prevede una strategia basata sia su un maggior dialogo con la Turchia - Paese da cui partono o transitano la maggior parte dei curdi che fuggono verso l'Europa - e con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, sia su un'applicazione più restrittiva del diritto di asilo e su una migliore cooperazione tra le polizie degli Stati europei, rafforzando i controlli alle frontiere esterne dell'Unione. Il piano d'azione non prevede esplicitamente l'espulsione immediata dei clandestini, anche perché l'Italia non potrebbe ancora rispettare questo punto viste le sue leggi in materia, ma mira comunque a impedire un abuso delle procedure di asilo. Tra gli altri punti approvati, un maggior coordinamento delle procedure di rilascio dei visti, la possibilità di usare finanziamenti comunitari per dare prima accoglienza a chi arriva, l'utilizzo di «ufficiali di collegamento» tra le varie polizie nazionali anche per combattere meglio il criminalità organizzata. Al di là delle iniziative comunita¬ rie, comunque, il nodo resta la collaborazione della Turchia, che si è arroccata dopo che al vertice di Lussemburgo i Quindici hanno deciso di non candidarla alle trattative per l'allargamento dell'Unione, Una posizione che preoccupa in particolare quei Paesi, come l'Italia, che oltre al problema degli sbarchi dei curdi vedono il rischio di un'Europa troppo sbilanciata a Est nel suo allargamento, in base a interessi prevalentemente tedeschi. Il presidente di turno, il britannico Robin Cook, ha detto ieri che ora l'obiettivo è «trovare uìi forum soddisfacente per il dialogo con la Turchia» e che «è nell'interesse dell'Europa incoraggiare e sostenere quelle forze politiche in Turchia che guardano all'Europa per la loro ispirazione e la loro identità». E Dini, parlando ai giornalisti, ha ricordato che la Turchia è stata «naturalmente» invitata alla Conferenza europea di Londra del 12 marzo - nella quale si discuterà proprio di allargamento - e che nonostante il rifiuto già arrivato la scorsa settimana da Istanbul «l'invito verrà reiterato» a febbraio. Ma resta ben chiaro che oggi «non ci sono le precondizioni per la partecipazione» e nemmeno per la candidatura della Turchia all'ingresso nell'Unione. Non è solo il dossier turco a preoccupare la presidenza britannieoa dei Quindici. Ieri i ministri hanno anche ascoltato il rapporto della troika che per un solo giorno è stata ammessa hi visita, lunedi scorso, ad Algeri. Un rapporto assai deludente, che si pone solo come un primissimo passo per il dialogo con il governo di Zeroual, e che ha spinto i ministri ad affermare il loro rammarico «per il rifiuto delle offerte di assitenza umanitaria», e a chiedere «maggiore trasparenza da parte del governo algerino». L'invito, comunque, è per un nuovo incontro tra la presidenza britannica e il rninistro degli Esteri algerino. Francesco Manacorda

Persone citate: Dini, Lamberto Dini, Robin Cook, Zeroual