Sonia Gandhi, il giallo continua

Sonia Gandhi, il giallo continua Per l'agenzia indiana si presenta nel seggio che fti del marito. Si chiudono le liste, entro domani la soluzione Sonia Gandhi, il giallo continua «Si candida»: annuncio ufficiale e smentita NEW DELHI. Ma insomma, Sonia Gandhi, l'italiana di Janpath Road, la discendente del potere che ha modernizzato il Continente della fame, questa figlia adottata di una dinastia che «è» comunque la storia dell'India indipendente e sovrana, insomma «miz Gandhi» si candida, o no? Fitto di sussurri e misteri, il giallo politico aveva finora accompagnato dall'ombra la prima parte della campagna elettorale; tutti ne parlavano, nessuno lo diceva. Però adesso manca appena un giorno per la definizione delle Uste dei candidati al Parlamento, domani si chiude; e allora il giallo viene finalmente portato alla luce del sole. Ieri l'agenzia ufficiale d'informazioni, l'Uni, ha dato notizia che sì, Sonia Gandhi ha accettato: sarà candidata nelle liste dello Stato dell'Urtar Pradesh, lo stesso Stato e lo stesso seggio che furono del marito Rajiv. Già i militanti del partito scendevano per strada a far festa, già cantavano la vittoria che la «lady» così la chiamano gl'indiani - ridarà al vecchio Congresso in disarmo; ma ecco che dalla villa di Delhi in serata arriva la doccia fredda di una smentita, e nemmeno tanto chiara. No, non è vero, dice. 0 comunque, non è ancora vero. Sono i misteri dell'Oriente misterioso. Potrebbero anche essere consumati come le pratiche di una lontana terra dalla complessa identità culturale se non fosse che, dietro questo giallo della candidatura della «lady», passa però il nodo centrale della vita politica dell'India. Certo, c'è anche la curiosità per una giovane signora sconosciuta che, come in una favola di Cenerentola, dalla piccola provincia di un borgo italiano passa ai fasti brillanti della corte che fu degli imperatori Moghul e poi del superbo Raj britannico. Ma al di là di questo, oltre le mura antiche della vecchia Delhi e oltre i suoi nuovi giardini, in realtà il voto di marzo gioca all'azzardo il futuro dell'India: che con i suoi 980 milioni di abitanti è la più grande (la più popolosa, comunque) democrazia del nostro pianeta, elemento essenziale per la stabilità di un'area dove le tensioni dello sviluppo e le incertezze sulla tenuta dell'«impero» cinese rendono quel risultato elettorale disperatamente nevralgico per il mondo del nuovo millennio. Da tempo, infatti, il Congresso, il partito che fu di Gandhi e di Nehru, il partito che raccolse nel proprio programma il progetto illuminato della modernizzazione dell'India legandola ai principi della interconfessionalità e delle alleanze intercastali, quel partito-anima è in grave crisi: la corruzione, la sclerosi Wf \ del progetto storico di fronte alla spinta della nuova urbanizzazione di massa, anche la caduta di tensione ideale dopo l'apertura al mercato e alla finanza internazionale, hanno ridotto sensibilmente la sua tradizionale capacità di presa sulla società. E lo spazio che il Congresso presidiava nel vecchio Parlamento è stato progressivamente occupato dai piccoli partiti regionali ma soprattutto dal partito induista, il Bharatya Janata, che avanza in modo irresistibile sventolando un programma dove il nazionalismo religioso è il collante della gestione del potere. La minaccia appare drammatica. Ma non tanto perché fornisca quote di credibilità a quel disegno di «scontro di civiltà» (il Clash of Civilisatior.s) nel quale le visioni del prof. Huntington inchiodano con angoscia la storia del nostro comune Duemila. Piuttosto, perché le tensioni del fondamentalismo islamico navigano ormai lungo la frontiera del continente asiatico, e investono già la Cina dopo aver occupato le terre deU'Afghanistan e del Pakistan e le antiche Repubbliche sovietiche dell'Asia Centrale. Il livello di conflittualità è destinato a impennarsi, e i frequenti massacri che turbano periodicamente la pace indiana sono un segnale «regionale» carico di minacce. C'è molto da dubitare che la «lady» possa far vincere il Congresso contro il Bjp; però, certamente, ne può ricompattare lo sgretolamento, rivendicando nel nome della propria dinastia il carisma di una storia che la società indiana rispetta tuttora con devozione. Sonia mostra di esserne consapevole. Ma finora ha esitato a impegnarsi direttamente nella battaglia politica; e poggiava il proprio tormento di donna e di madre su due ragioni laceranti. La prima sta in quella sua storia di Cenerentola: la «lady» resta una straniera, una signora di un'altra civiltà e di un'altra tradizione, che non può fare molto di più di arrischiarsi a tenere in lingua hindi qualcuno dei comizi di questi giorni; ma le inflessioni, l'accento, le titubanze lessicali, tradiscono penosamente ogni sforzo, e indeboliscono la sua proposta politica in un Paese dove l'indianità è comunque una categoria universale. La secon- da ragione sta nello scandalo Bol'ore, il commercio d'armi che sfioro suo marito c coinvolse un grappo conosciuto da tutti come la «lobby italiana» (per i più, ia «mafia italiana»). Lo scandalo fu messo nell'ombra, e molti nomi della lobby scapparono dall'India; ma la macchia resta, e restano le carte di mi possibile ricatto verso la «lady» italiana. Domani sapremo come sarà finito il giallo dei misteri indiani, se candidatura sì o candidatura no. Questa però non è una storia da rotocalco, sfarzi e lustrini imperiali non c'entrano affatto; questa è una vicenda che merita rispetto e riserbo. Indirà Gandhi fu assassinata, Rajiv Gandhi fu assassinato, Sonia Gandhi è mincciata di assassinio (e fa i suoi comizi protetta da una lastra di vetro infrangibile). Se la «lady» oggi sfida la morte, lo fa soltanto per il proprio dovere di madre e per il proprio orgoglio di dinastia, aprendo la strada del potere alla figlia Priyanka, lei sì una Gandhi vera, una Gandhi tutta indiana. Ma questa sarà un'altra favola. Se non sarà ima tragedia. Mimmo Candito Ha fatto in lingua hindi gli ultimi comizi in favore del partito del Congresso: ma i nazionalisti continuano a non perdonarle di essere italiana Wf \ Sonia Gandhi moglie del premier assassinato dalle «Tigri» tamil: al suo fianco la figlia Priyanka. A sinistra la parata militare di ieri Festa della Repubblica

Luoghi citati: Afghanistan, Asia Centrale, Cina, India, Pakistan