Romiti: sul «liberalismo sfrenato» il Papa ha ragione di Enzo Bacarani

Romiti: sul «liberalismo sfrenato» il Papa ha ragione Il presidente della Fiat: certe irregolarità ed eccessi devono essere non solo respinti, ma prevenuti Romiti: sul «liberalismo sfrenato» il Papa ha ragione «Ma il mercato non è affatto una minaccia per la democrazia» TORINO. Quando il Papa parla di «liberalismo sfrenato» ha ragione. Ma il capitalismo non è il male, ha invece bisogno di regole. E' quanto sostiene il presidente della Fiat, Cesare Romiti, intervenuto ieri nella sede dell'Unione industriale torinese al dibattito sul libro di Valerio Zanone «L'età liberale», pubblicato da Rizzoli, a cui hanno partecipato Mario Deaglio, Massimo Salvadori e Gad Lerner. «Papa Wojtyla ha ragione dice Romiti - nel lanciare, come ha fatto a Cuba, strali contro un liberalismo sfrenato che vuole condurre semplicemente verso un benessere individuale, o perlomeno di alcune persone, e trascura i poveri, trascura quelle che in un Paese moderno sono le questioni sociali. Il Papa e la Chiesa hanno ragione quando parlano in questo senso. Ma occorre che il capitalismo, il liberalismo, la democrazia siano un qualcosa di armonico che costituisca un tessuto sul quale un Paese moderno deve incanalare il suo sviluppo, dove certe irregolarità e certi eccessi devono essere non soltanto respinti, ma prevenuti». Il capitalismo non è, dunque, per definizione «sfrenato». Ma le regole chi le deve stabilire? Il presidente della Fiat non ha dubbi: «Le regole di un mercato le deve fare la politica. Il segretario del pds, D'Alema, parla di rivoluzione liberale. Ebbene, io mi auguro che le sue non siano solo parole». E, a proposito di eccessi, Romiti, cita il capitalismo asiatico: «E' entrato in crisi afferma - poiché ha pagato un deficit di controllo su forme societarie, e rapporto tra banche e imprese e tra Stato e operatori economici tale da provocare guasti molto gravi nell'ordinamento della società». Il presidente della Fiat ribadisce inoltre che «il merca- to non è affatto una minaccia per la democrazia, anzi è un rafforzamento perché aiuta i cittadini a meglio orientarsi e a decidere per il proprio futuro». E a proposito della moneta unica e dell'integrazione dell'Italia in Europa, Romiti sostiene che esse sono «un ten¬ tativo assolutamente necessario di porre un argine a un declino economico e competitivo che ha le sue radici nelle cattive scelte fatte dalle democrazie europee negli Anni Settanta, quando si puntò a mantenere la coesione sociale attraverso una continua espansione della spesa pub¬ blica e l'imposizione di vincoli crescenti al mondo del lavoro. Maastricht ci ha offerto l'occasione di riformare questo sistema sempre più debole, rigido, inefficiente». Il presidente della Fiat critica però la scelta fatta dalla maggior parte dei governi europei che hanno voluto per- correre per il risanamento la strada di «un incremento della pressione fiscale, mentre sono state lasciate in secondo piano quelle riforme strutturali che avrebbero potuto dare slancio allo sviluppo e all'occupazione». «Questa seconda strada precisa Romiti- è chiaro che resta sempre aperta, ed è proprio su questa possibilità che si ripropone il confronto fra diverse concezioni politiche in un contesto democratico. Poi, certo, arriverà il mercato a giudicare i fatti, a valutare la bontà o meno degli interventi, a indicare gli errori, se ci sono, a stimolare correzioni, se necessarie. Altro che contraddizione: il mercato non è affatto una minaccia per la democrazia. E' anzi un aiuto per tutti i cittadini, perché possano farsi un'opinione, scegliere meglio come orientarsi e come decidere per il proprio futuro». Infine, un invito: «Se noi europei vogliamo vivere da protagonisti nel mondo sempre più aperto che ci sta di fronte, dovremo fare di tutto per rilanciare quel binomio capitalismo-libertà che è ancora parte del nostro codice genetico». Enzo Bacarani «D'Alema parla di rivoluzione liberale Ebbene, io mi auguro che le sue non siano soltanto parole» «Noi dovremo rilanciare il binomio capitalismo-libertà che è parte del nostro codice genetico» Il presidente della Fiat Cesare Romiti

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