«A Blair piace l'Italia nell'euro» di Fabio Galvano

«A Blair piace l'Italia nell'euro» Prodi a Londra dal primo ministro: urgente l'armonizzazione fra i Paesi «A Blair piace l'Italia nell'euro» «Welfare, patto tra i 15» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Non si dichiara guerra per un logo più o meno di buon gusto». Romano Prodi risolve così la questione della pizza: davanti al 10 di Downing Street, dopo tre quarti d'ora di colloquio con Tony Blair e prima della serata - una lezione accademica, poi un ricevimento, infine una cena - che lo ha avuto ospite d'onore, come ex allievo e professore, alla London School of Economics. Parla del logo della presidenza di turno britannica dell'Unione europea, in cui l'Italia appare come una pizza. «Ci sono state le scuse di Blair per quello che è avvenuto - dice Prodi -, ma c'è stato anche il ridimensionamento della vicenda». In ogni caso, e con questo sembra voler chiudere il piccolo incidente che continua a divertire i giornali inglesi, «è opportuno non dare tanto peso a un incidente senza cattiveria». Pizza, addio; e avanti con i problemi seri. Prima di affrontare nella conferenza universitaria quella che definisce «una visione dell'Europa», in cui sarebbe partito dalla moneta unica per finire sulla riforma del Welfare e addirittura sulle 35 ore («Ma è un problema di teologia, non di economia»), Prodi ammette che il tema dominante del colloquio con Blair è stato l'euro; e che l'atteggiamento del premier britannico «è stato positivo e costruttivo riguardo alla presenza dell'Italia nel gruppo dei primi Paesi che adotteranno la moneta unica». Conferma che a Downing Street si è anche parlato del viaggio del Papa a Cuba («Un grande cambiamento, con motivi d'interesse non solo politico, anche religioso e umano»), ma soprattutto di politica sociale: con l'approfondimento, per esempio, della proposta inglese, svedese e italiana già presentata al vertice di Lussemburgo di coordinare le politiche nel campo del lavoro. A tratti imbarazzato davanti alla sala compatta del Peacock Theatre, tanto da commettere qualche scivolone nella lettura della sua «lezione» in inglese, Prodi ha rari momenti di felice sense of humour. Come quando un professore lo critica vagamente sul riordino dei conti pubblici, e lui replica: «Non mi è ben chiaro se sono qui in veste di primo ministro o di studente». Ma sono stati i destini dell'Europa monetaria e politica, la riforma del Welfare, la flessibilità del lavoro i suoi cavalli di battaglia. Perché l'Europa della moneta unica sia un successo - ha detto in sostanza il presidente del Consiglio - «dobbiamo trovare un compromesso fra solidarietà nel Welfare e competizione mondiale». Ci vuole, insomma, un compromesso a livello europeo; e per quanto riguarda l'Italia è necessaria un'intesa con i sindacati. «Senza armonizzazione europea - ha detto - il cammino della moneta unica sarà difficile e instabile». L'Europa come un faro; e lo ribadisce con un confronto che fa sorridere amaro molti inglesi: «Se l'Italia ha superato l'Inghilterra in termini di Pil è perché siamo entrati prima nel Mercato comune». La moneta unica, ha detto Prodi, è «il trionfo logico del mercato unico che abbiamo costruito»; e gli avvenimenti più recenti - la crisi dei mercati asiatici - hanno dimostrato che le monete europee possono già fluttuare come gruppo. «Il sistema funziona, e funziona bene». Ma anche il mondo è diverso: ci sono stati cambiamenti economici e sociali che hanno grandemente accresciuto il numero delle persone costrette a fare affidamento sul Welfare. E l'efficienza del sistema monetario «potrebbe essere grandemente ridotta da sistemi di Welfare che generano incentivi distorti». Deve nascere - e per l'Italia «è una priorità» - un nuovo Welfare, quello delle «opportunità»: «Il grande piano della nuova costruzione europea consiste nell'azione sinergica di mercato libero, concorrenza allargata e opportunità». Questo per tenere il passo con economie come quella americana che «ha saputo creare milioni di posti di lavoro mentre la disoccupazione nell'Unione europea ha raggiunto livelli semplicemente intollerabili». La ricetta? Un tentati¬ vo potrebbe essere «la conciliazione di coesione sociale e flessibilità del lavoro». E il problema delle 35 ore? «Trattandosi di una religione, ci sarebbe bisogno di un prete», replica Prodi. Ma subito aggiunge: discutiamo su basi concrete; e sono fiducioso che troveremo una soluzione capace di creare lavoro senza danneggiare l'economia. Ma ci possiamo riuscire solo con la cooperazione delle forze sociali». E' la London School of Economics che applaude l'ex studente Prodi. Ma lui parla - inglese a parte - come se fosse a Roma. Fabio Galvano Archiviata la gaffe della pizza: non si fa guerra per un logo E poi la lezione alla scuola dove studiò e insegnò Il premier Romano Prodi con il primo ministro britannico Tony Blair