Sofri chiede «scusa» alla vedova Calabresi

Sofri chiede «scusa» alla vedova Calabresi La lettera tramite Montanelli. Gemma Capra: voglio uscire definitivamente da questa storia Sofri chiede «scusa» alla vedova Calabresi «Quella campagna di stampa fu un linciaggio e un 'infamia» Adriano Sofri ha inviato una lettera di «scuse» alla vedova Calabresi. Lo ha fatto su sollecitazione di Indro Montanelli. Le scuse riguardano la campagna di stampa condotta da Lotta continua contro il commissario Calabresi nei mesi successivi alla morte dell'anarchico Pinelli. La notizia dell'invio della lettera è stata data dallo stesso Adriano Sofri in una intervista al Tg3. Gemma Capra, la vedova del commissario, ha confermato di averla ricevuta tramite Montanelli. «E' arrivata qualche giorno fa - ha detto - ma non voglio fare commenti. Vorrei solo uscire definitivamente da questa storia». Montanelli aveva pubblicamente chiesto a Sofri, una decina di giorni fa, di fare ammenda per quella campagna di stampa e di esprimere il proprio rincrescimento alla vedova del commissario. «Io ho risposto a Montanelli - ha detto Sofri nell'intervista al Tg3 - che avevo già condannato quella campagna, in particolare la sua parte completamente degenerata che si era tramutata in un vero linciaggio con l'uso di termini detestabili allora e tanto più detestabili e orribili oggi. Avevo già detto queste cose. Quindi ho scritto una lettera a Montanelli accompagnando a questa lettera una lettera indirizzata alla signora Gemma Capra». E Montanelli ha fatto recapitare questa nuova missiva alla vedova Calabresi. Ma cosa c'è scritto nella lettera? «Ho scritto ha detto Sofri - quello che Montanelli mi aveva chiesto di scrivere e cioè che quella campagna di istigazione e di linciaggio condotta contro il commissario Calabresi era stata un'infamia». Sofri non pensa comunque che queste «scuse» possano in qualche modo servire a una positiva conclusione della vicenda giu¬ diziaria che riguarda anche Pietrostefani e Bompressi. «In realtà - ha detto - la nostra vicenda è del tutto indipendente da quel giudizio su quella campagna stampa. E' del tutto arbitrario immaginare che si possa trasferire sul piano penale un giudizio politico e anche morale che noi stessi abbiamo dato e quindi condannare per omicidio in nome di una campagna in cui furono usate parole sbagliate per quanto orribili fossero». L'ex leader di Lotta continua sembra anche abbastanza scettico sulla possibilità di una revisione del processo per la quale (lo ha ricordato anche il presidente Scalfaro) è ancora pendente un giudizio. «Non so se quella sarà la via d'uscita - ha detto Sofri -. E' certamente l'unica prospettiva a cui ci siamo affidati entrando in carcere. Non c'è dubbio che c'è un rischio, e cioè quello dell'assuefazione: noi siamo in galera da più di un anno, persino noi forse rischiamo di abituarci a questa condizione materiale, a quest'idea... In realtà non è così... Ma non c'è dubbio che non solo nel nostro Paese ma in particolare nel nostro Paese tutto ciò che è più inaccettabile e scandaloso diventa abituale». [r. i.] Adriano Sofri: è rinchiuso nel carcere di Pisa