Rai, è scontro tra laici e cattolici

Rai, è scontro tra laici e cattolici Violante fa le «consultazioni»: convocati anche Costanzo, Biagi, Montanelli e Scalfari Rai, è scontro tra laici e cattolici «Entro la settimana il nuovo vertice dell'azienda» ROMA. La Rai potrebbe avere un nuovo consiglio di amministrazione già alla line della settimana. «Credo che sia una questione di giorni» sostiene Luciano Violante, intervistato alla radio. Il presidente della Camera difende la Rai dalla «campagna denigratoria del tutto intenzionale»: «La Rai è la più grande azienda editoriale, informativa e dello spettacolo del Paese. Dispone di 10.700 dipendenti, di 15.000 persone che lavorano a contratto, ha un bilancio di 4000 miliardi con un utile che nell'ultimo anno è stato di 97 miliardi. E' la Fiat delle comunicazioni, una delle immagini dell'Italia nel mondo. Non possiamo mettere all'asta le sorti della Rai», conclude, rivolgendosi alle forze politiche. Violante ieri ha sentito Mancino al telefono. I due presidenti, ai quali spetta nominare il nuovo consiglio secondo la legge in vigore, hanno concordato sul fatto di non avere nessun potere di revocare il mandato dei due consiglieri (Mursia e Olivares) che non si sono ancora dimessi, per cui attendono di vedere cosa accadrà oggi nel eda, che si riunisce alle tre e mezzo. Da viale Mazzini, il consigliere dimissionario Michele Scudiero sostiene che il problema delle dimissioni delle due signore del eda «non è all'ordine del giorno». Ma sia Violante sia Mancino ieri hanno incontrato Fiorenza Mursia, la quale avrebbe comunicato loro l'intenzione di lasciare. La sua e forse anche quella della collega. E questo giustificherebbe l'ottimismo espresso dal presidente della Camera. Difficilmente, del resto, le due consigliere accetterebbero di venir sfiduciate dalla commissione parlamentare di Vigilanza a cui spetta questo compito. Sarebbe una soluzione estrema. Ma i verdi, da Semenzato a Paissan, hanno annunciato che sono pronti a riproporre la loro mozione, già minacciata e poi accantonata. In realtà quel problema pare ormai superato e si punta ai nomi. Violante e Mancino hanno cominciato un giro di consultazioni tra persone «dell'informazione e della cultura»: dai tre direttori dei tg a Enzo Biagi, da Indro Montanelli a Eugenio Scalfari (col quale Violante ha avuto un lungo colloquio), all'ex consigliere Alfio Marchini, all'ex presidente Letizia Moratti, al direttore di Canale 5 Maurizio Costanzo. Per avere consigli, opinioni e suggerimenti. E nomi ne continuano a circolare, come sempre in questi casi. Come consiglieri si sente parlare di Stefano Balassone, già braccio destro di Angelo Guglielmi nella «storica» Rai 3, e dello stesso Guglielmi, dell'ex consigliere di amministrazione Roberto Zaccaria, vicino al ppi, e dell'ex presidente della Consulta Antonio Baldassarre, vicino al Polo, e di Giovanni Motzo, già ministro per le Riforme nel governo Dini e consigliere di Pannella per i referendum. Per la carica di presidente, al nome dell'ex presidente di Telecom Guido Rossi si aggiunge quello dell'ex presidente dell'Ili Michele Tedeschi. Ma si fanno anche i nomi di giornalisti-direttori come Arrigo Levi, e persino di Piero Angela, giornalista e divulgatore scientifico, in Rai da 45 anni. Nel toto-nomine circolano anche candidati per la poltrona di direttore generale, la cui nomina a rigore non spetta ai presidenti, ma all'Iri, su indicazione del eda. Si parla di Pierluigi Celli, già direttore del personale nella Rai dei Professori, noto «tagliatore di teste» oggi all'Enel: nome gradito al pds. E di Francesco Mengozzi, attuale vicedirettore generale Rai, ex Iri esperto di finanza, sponsorizzato da Enrico Micheli. E il doppio messaggio che ne emerge è che Palazzo Chigi sarebbe forse disposto a «mollare» l'attuale direttore generale Franco Iseppi, ma solo mantenendo un suo uomo. Il vero problema sarebbe proprio quello di far quadrare il cerchio dei poteri Rai, superando la diarchia che ha già paralizzato consigli anche forti, come quello della signora Moratti. Il pds si sarebbe convinto che, a dispetto della legge che assegna più poteri al eda e al presidente, chi conta veramente in Rai è il direttore generale, e mirano a quella carica. Ma questo suscita l'allarme del mondo dei cattolici, che si sentono espropriati da un ruolo chiave da sempre nelle loro mani, tanto più alla vigilia di appuntamenti importanti come iì Giubileo. L'ideale sarebbe riprodurre l'affiatamento che vi fu nella coppia Claudio Demattè e Gianni Locatelli: un laico e un cattolico, un manager e un uomo «di prodotto», magari a ruoli invertiti, ma bilanciati. Quel che è certo, è che questa volta né il ppi (e Prodi) né il pds dalemiano hanno intenzione di cedere. E intanto domenica sera, grazie allo scoop su Soffiantini, il Tg5 ha di nuovo battuto, anche se per solo mezzo punto, il Tgl. Maria Grazia Bruzzone LE BUSTE PAGA A VIALE MAZZINI PRESIDENTE. Indennità di presidente: 80 milioni lire/anno + indennità di carica: 163 milioni lire/anno + gettone di presenza: 250.000 lire a seduta. CONSIGLIERI. Indennità: 90 milioni lire/anno + gettone di presenza: 250.000 a seduta. TOTALI (considerando una media di tre sedute al mese): Presidente: 20.350.000 lire nette al mese. Consiglieri: 7.182.000 lire nette al mese. DIRETTORE GENERALE. 650.000.000 lire lorde/anno pari a circa 400.000.000 lire, pari a circa 33-34.000.000 al mese. * somme al netto per l'impresa Il presidente della Camera Luciano Violante

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