Velardi lascia Botteghe Oscure di Eugenio Scalfari
Velardi lascia Botteghe Oscure Velardi lascia Botteghe Oscure Curerà il marketing dell'Unità «Sono stanco di fare politica» ROMA. Claudio Velardi, consigliere di Massimo D'Alema, legato al segretario del pds da un rapporto ultraventennale, lascia Botteghe Oscure, dove lavorava nello staff del leader della Quercia. Andrà a occuparsi dell'«Unità»: dal primo febbraio sarà il direttore del marketing (direttore «stategie e sviluppo» è la definizione esatta) del quotidiano pidiessino. Il trasloco di Velardi è un segnale non ^differente, visto che segue le molte polemiche che, dall'interno del partito, sono state sollevate nei confronti dello staff del segretario. Questo quarantatreenne napoletano, «Maestro di Palazzo» delle Botteghe Oscure dalemiane, ha contribuito in modo determinante all'ascesa del leader della Quercia, che lo volle con sé, all'epoca in cui guidava il gruppo dei deputati, quando decise di dare battaglia a Occhetto. Velardi, insomma, incarna l'immagine dello staff di D'Alema. Non per niente le critiche degli emiliani, prima, e degli stessi dalemiani, poi, rivolte alla cerchia stretta del leader, si appuntavano soprattutto su di lui. I maligni lo chiamavano il segretario-ombra, per il ruolo importantissimo che ricopriva e per l'influenza che ha sempre avuto su D'Alema, al quale suggeriva cravatte, vestiti e strategie politiche, arrivando fino al punto di rimproverarlo - sebbene in privato - quando non gli dava retta. Alla lunga, molte amicizie di Velardi, probabilmente proprio a causa del suo ruolo, si sono logorate. Quella con Bassolino, che gli aveva offerto un assessorato, al quale, però, Velardi aveva dovuto rinunciare per colpa di un avviso di garanzia riguardante un piccolo abuso edilizio. E, ultimamente, quella con Marco Minniti, segretario organizzativo del partito. Che cosa significa, allora, questo trasloco? E' il primo segnale, come si vocifera negli ambienti della Quercia, di un futuro scioglimento dello staff? E' l'ultimo atto della guerra con Minniti? A ben vedere, le due cose non sono molto diverse: con l'annullamento dello staff, che potrebbe avvenire dopo le assise di Firenze, il segretario organizzativo avrebbe maggior potere. Ma Velardi, da dalemiano doc qual è, nega tutto. Allora, perché se ne va? «Per fare un'esperienza nuova. Faccio il politico di professione da troppi anni». Lei non pensa di essere stato offerto come «capro espiatorio» ih questa battaglia che il partito ha mosso allo staff di D'Alema? «No. Io penso sinceramente che l'Unità possa avere un grande spazio. Voglio ingaggiare una battaglia culturale e di mercato. E' una sfida che mi appassiona». Ma non è che poi, tra qualche mese, all'Unità ci saranno proteste perché la sua presenza verrà vista come un commissariamento del giornale da parte di D'Alema? «E' bene sottolinearlo: il giornale lo fa Mino Fuccillo, da parte mia non vi sarà nessuna invasione di campo». Dica la verità, in che rapporti è con D'Alema, adesso? «Io voglio bene a D'Alema più di prima. Il legame di affetto, ammirazione e stima che mi lega a lui, è sempre saldo. Con Massimo continuerò ad avere relazioni amichevoli, continueremo a vederci e ad avere i nostri scambi di idee. E vorrei aggiungere una cosa: se io vado a occuparmi dello sviluppo dell'Unità, significa che sono tutte fandonie quelle di chi dice che il segretario vuole affossare il giornale». Maria Teresa Meli Eugenio Scalfari
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