Berlusconi: la maggioranza è a rischio

Berlusconi: la maggioranza è a rischio Altolà del Cavaliere all'intesa D'Alema-Fini. Prodi potrebbe convocare venerdì i leader dell'Ulivo Berlusconi: la maggioranza è a rischio Sulla Bicamerale pesa subito il no di Rifondazione ROMA. Niente protagonismo ma apertura volutamente sottotono. Massimo D'Alema ha scelto di farsi «minimo» neh'aprire la sessione parlamentare che dovrà riformare la Costituzione per disturbare il meno possibile i primi passi di un pargolo che si presenta alquanto gracile sulla scena. E le larghe assenze dei deputati sulla linea di partenza della maratona riformatrice (un paio di anni) sono state, in fin dei conti, la idonea cornice di mi evento che fin dal primo giorno ha dovuto registrare clamorose «stecche». A sera, infatti, Silvio Berlusconi (già freddino subito dopo il discorso di D'Alema: «Una relazione utile, così come tutte le altre») è passato all'attacco, mettendo in forse l'accordo che aveva concluso assieme a D'Alema, Fini e Marini a casa di Gianni Letta. Forza Italia ora pone «condizioni precise e irrinunciabili» perché le riforme facciano «passi avanti» per quel che riguarda semipresidenzialismo, federalismo, giustizia e principio di sussidiarietà. Altrimenti, «coerentemente e conseguentemente, voterà contro». In questo modo il presidente di Forza Italia (e contestato capo del Polo) si propone di «frenare» l'alleato-concorrente Gianfranco Fini, che ci tiene tanto alla riforma semipresidenziale, anche come è stata abbozzata. Tanto da giudicare «molto positivamente» (tramite il portavoce Adolfo Urso) l'illustrazione del semipresidenzialismo fatta in aula dal relatore pidiessino, Cesare Salvi. Insomma, tiene l'accordo di fondo tra D'Alema e Fini per tentale di arrivare ad mia democrazia fondata sul confronto tra due poh, ma scricchiolano ora le altre due gambe del tavolo (Fi e popolari). «Col voto sugli emendamenti (sono 60.000, ndr) si potrà migliorare il testo attuale ma non credo che sia necessario rimettere in discussione l'impianto generale (della riforma), che ha una logica che tiene» ha detto il presidente di an apprezzando il discorso di D'Alema. In base all'adagio po- polare secondo il quale il meglio è nemico del bene. Berlusconi, invece, chiede un imprecisato «meglio» che, nella sua voluta vaghezza, suona come una minaccia per le riforme, per Fini e per D'Alema, e come un richiamo allettante per quanti le riforme non le vogliono, anche tra i partiti della maggioranza. Lì guarda, interessato, il capo di Forza Italia, nella speranza di trovare uno spazio politico per tornare in gioco. Quello che lo ha spinto a scegliere la linea dubbiosa sulle riforme è stato il discorso tenuto ieri alla Camera da Armando Cossutta. Il presidente di rifondazione comunista ha presentato una relazione di minoranza che ha bocciato tutto il progetto di riforme. E agli alleati ha detto che «si impone una riflessione per evitare guasti irreparabili». La conclusione che ne ha immediatamente tratto Berlusconi è stata: «La maggioranza è a rischio». Convinto, probabilmente, che l'opposizione pubblica di rifondazione alla riforme (l'unica assieme a quella della Lega), possa trovare consenzienti i centristi dei due poh, contrari soprattutto ad una riforma elettorale che li penalizzerebbe (D'Alema, cautamente, non ne ha parlato). Per riequilibrare la situazione creata da Cossutta è dovuto intervenire il segretario Bertinotti, nell'insolito ruolo di pompiere, spiegando che «la maggioranza tiene». In realtà, la maggioranza sta accumulando quotidiane tensioni che non sa come scaricare. E che, per questo, rischiano di diventare pericolose. Bertinotti propone un «confronto sistematico». I popolari (Enrico Letta) chiedono il «coordimanento delTUlivo perché la polemica rischia di diventare patologica». Prodi potrebbe, a quanto pare, decidersi a convocare per giovedì prossimo il «vertice» dei segretari dei partiti della maggioranza, di cui si parla da diversi giorni. Intanto, oggi si terrà a Palazzo Chigi un incontro del governo con i capigruppo della maggioranza per concordare gh appuntamenti parlamentari. L'attacco del pds allo «stare alla finestra» del ministro della Giustizia Flick è stato, in realtà, un richiamo rivolto anche a Prodi. Un invito al presidente del Consiglio a spegnere i focolai di incendio su giustizia, riforme, Rai. Altrimenti i conti si faranno tutti in una volta, dopo lo sperato ingresso dell'Italia nell'euro, dopo maggio. Alberto Rapisarda Il presidente della Bicamerale Massimo D'Alema NEL LABIRINTO DELLE RIFORME 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 1\I NUMERI ! DEL DIBATTITO 4!;\IH h+~r-f~ 1^4 1 DEPUTATI CHE DA IERI ?n POMERIGGIO A VENERDÌ' j PRENDERANNO LA PAROLA NELL'AULA DI MONTECITORIO. GLI ISCRITTI FINO A IERI SERA. %Y IL TOTALE DEI PARLAMENTARI CHE r INTERVERRANNO NELLA |j DISCUSSIONE DI OGGI: | ORE 11 ALLE 14-26 I DALLE 15 ALLE 23 .... j , A!a4 PARLAMENTARI CHE Tf* INTERVERRANNO DOMANI i| (MERCOLEDÌ), LA GIORNATA PIÙ IMPORTANTE: 10 DALLE 1 1 ALLE l3 30; 14 DALLE 14,30 ALLE l 7 42 : 20 DALLE 17,45 ALLE 23 LA DIRETTA DI MERCOLEDÌ' LA SEDUTA SARA TRASMESSA IN DIRETTA TV E VEDRÀ LA PARTECIPAZIONE DEI MAGGIORI LEADER POLITICI M & GLI ORATORI ISCRITTI j .T AiPARlAREGlOyElil!: Ili uAllE i ■ ALLE 4: l'i DALLE 5 «ut /.s GLI ORATORI ISCRITTI A PARLARE VENERDÌ' (SOLO IN '! MATTINATA, INIZIO SEDUTA ORE 9)1

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