Si assottiglia il partito anti-riforme di Augusto Minzolini
Si assottiglia il partito anti-riforme Si assottiglia il partito anti-riforme Ma alla fine sul referendum sarà battaglia ROMA I «no», quelli veri, quelli radicali I vengono da uno schieramento che più passa il tempo e più si assottiglia. In Parlamento il partito ànti-Bicamerale può contare ormai solo su Bertinotti, Bossi, Martino e Buttiglione. Fuori su Cossiga, Segni e magali, ma sempre meno, su magistrati come Borrelli. II processo riformatore sembra ineluttabile, non fosse altro perché è essenziale per il radicamento del bipolarismo in questo Paese, quanto per la credibilità e la legittimazione di un'intera classe politica. Serve a D'Alema come a Fini, cioè agli eredi del pei e del msi, ma non meno importante è per i figli o i parenti più prossimi di coloro che sono stati spazzati via da Tangentopoli, cioè Berlusconi, Marini. E, in ultimo, aiuta lo stesso Prodi che più di tutti sta sperimentando quanto sia difficile governare in queste condizioni. E' difficile che qualcuno degli attuali protagonisti dello scenario politico - per calcoli personali o di schieramento - possa trovare un tornaconto nel diventare complice di un insuccesso. Tutti ne perderebbero, nessuno escluso. La transizione si interromperebbe, il Paese tornerebbe in mezzo al guado, in babà di tanti poteri che ritroverebbero spazio di fronte all'impotenza della politica. Basta leggere alcuni brani della relazione di Marco Boato, quella che è tanto piaciuta a Berlusconi, per comprendere quali scenari si riaprirebbero: «...Ci sono stati tentativi ricorrenti finalizzati a impedire e bloccare la.riforma costituzionale in materia di garanzie, in generale, e di giustizia, in particolare...»; ed ancora, «...sono stati intentati altri sforzi sistematici di condizionamento, di pressione, talora di ricatto anche attraverso un uso distorto di alcuni organi di informazione...». Ecco perché è fatale che dopo un confronto lungo, periglioso e severo le riforme passino l'esame del Parlamento. E' un punto d'arrivo che ormai non sfugge a nessuno. Sicuramente non ai più avvertiti. Neppure ai neo-comunisti che, al di là delle minacce di Cossutta - nnmerso nel suo ruolo di relatore di minoranza - sono consapevoli di quanto sia velleitaria l'impresa di sbarrare la strada alle riforme. Bertinotti non lo nasconde. Non per nulla il segretario di Rifondazione ne riduce la portata, ma da buon professionista della politica dà per scontato l'esito del confronto parlamentare. «Ci arriveranno - osserva - per sfinimento, per assopimento. Senza tensione. Oggi i banchi dei deputati della destra erano vuoti come se una riforma costituzionale si faces¬ se una volta l'anno. Ci si appassiona più alle 35 ore, alla Rai che non alla nuova Costituzione. E' un argomento al valium. La colpa è della fi- losofia adottata da D'Alema, quella dell'accordo ad ogni costo: un po' di presidenzialismo e meno autonomia per i giudici e il gioco è fatto. Non dico che sia imo scambio, ma sono certo che queste riforme si faranno solo perché boccheggiano». Boccheggeranno pure, queste riforme. Non saranno neanche entusiasmanti, come sostenevano quelli che indicavano i banchi vuoti di Montecitorio. E lo stesso intervento di D'Alema di oggi sarà stato di basso profilo, come sostiene qualcuno. Un dato, però, appare sempre più chiaro: le riforme si faranno, sia pure in sordina. D'altronde in Italia è l'unica maniera per l'are davvero le cose. Prova ne è il nuovo regolamento della Camera che dopo tanti tentativi è stato approvato solo perché non se ne e parlato più. Prova ne è il caso Previti e il suo epilogo, avvolto subito nel silenzio. Insomma, nessuno ha interesse a rompere. «Non vedo - spiega Pini - imo schieramento in grado ai dare battaglia alle propost.'- iella Bicamerale. Ci può essere qualche singolo esponente, si potranno anche verificare degii incideni ì ai percorso, ma finisce li. Dicono che i numeri dell'aula sono piti ingovernabili di quelli della Bicamerale ma io non ci credo. Sono sicuro ohi: ì discorsi di oggi, le minacce servono solo a tenere alte le posizioni di bandiera, ma nessuno in realtà ha intenzione di rompere» Hppuuto. nessuno e mosso eia questo desiderio. «Forse - precisava ieri Berlusconi - qualcuno na forzato le mie oa role. La verità e che noi alziamo ia voce, perché io fanno gli altri t'untiamo solo a mantenere ìa palla al centro, non vogliamo che nessuno pensi di poter approfittare di noi minacciando le elezioni Ci sono degli accordi che vanno rispettati, qualcosa da razionalizzare: e lì rimaniamo. L'insofferenza ai Martino e degli altri? Martino e uno spunto libero ma alla line si adegua. Se Cossiga mi ha posto delle condizioni contro la Bicamerale? Cossiga non può pormi condizioni. Mi ha parlato del suo progetto, dei suo movimento e io gli ho augurato buona fortuna». Segni, Cossiga Nella guerra alla Bicamerale in Parlamento non li segue nessuno. O, ai massuno, il solito Mastella. «A dir la venia si precipita a chiarire Casini -. neppure lui. Noi - lo ripeto - non saremo ì dinamitardi della Bicamerale, non saremo tanto fessi da dare a D'Alema l'alibi per avere le elezioni a giugno...». A sentirli - sempreche non recitino in pubblico e in privato la partita per le riforme in Parlamento è finita ancor prima di cominciare. Rimane l'altra, la più ardua e più incerta, quella del referendum davanti al Paese. Quella sarà il vero banco di prova di questa classe politica. Senza appello. Augusto Minzolini An: le minacce servono soltanto a tenere alte le bandiere Nessuno però vuole rompere davvero A sinistra Silvio Berlusconi A destra Gianfranco Fini
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