Gore, la coscienza di

Gore, la coscienza di Gore, la coscienza di L'uomo a un passo dalla Presidenza IL VICE SI PREPARA BOSTON ON tutti i vicepresidenti un mestiere che Harry Truman definiva «inutile» - sono una sorta di terza ruota della bicicletta. Per ogni John Nance Garner (chi era costui? Era il vicepresidente di Franklin Roosevelt) ci sono un Truman o un Johnson che sono subentrati alla presidenza. Dopo tutto, otto presidenti sono morti (soprattutto assassinati) mentre erano in carica e uno ha dato le dimissioni. L'incarico, dunque, non è senza speranze né prospettive. Però la verità, nella vita politica americana, è che un solo uomo ha il potere, e quello è il Presidente. L'unico momento in cui tutti conoscono il nome del vice è quando il Presidente eletto è malato o nei guai fino al collo. E' proprio una circostanza del genere a portare il nome di Al Gore all'attenzione del grande pubblico. Finora nessuno lo distingueva dal topino che porta i soldi ai bambini che hanno perso un dente. Caso mai, era più conosciuta sua moglie Tipper - e per i motivi sbagliati: si batte contro l'indecenza nella musica pop. Tutto questo è un po' ingiusto perché Al Gore appartiene a una delle prime famiglie del Paese - anche se in democrazia non si dovrebbe parlare di nobiltà. Thomas P. Gore era un'istituzione al Senato, oltre a essere il nonno dello scrittore Gore Vidal, che a sua volta è, niente po' po' di meno, imparentato per matrimonio al clan dei Kennedy. Il padre di Al è stato uno straordinario membro del Congresso. Così il giovane Al non sbuca dal nulla. E' addirittura nato a Washington D.C. Ed è un animale politico, che ha fatto tutte le cose giuste: è andato ad Harvard, è religioso, ha studiato giurisprudenza alla Vanderbilt, ma non prima di arruolarsi nell'esercito e prestare servizio in Vietnam. Da allora è sempre stato a Washington: tre legislature come delegato (del Tennessee) e una legislatura e mezza al Senato (da dove corse per le presidenziali dell'88, senza successo) prima di essere scelto come compagno di Clinton - candidatu- ra che non è andato a cercarsi. E' proprio come politico che si è rivelato prezioso per il nostro Bill, perché Al, a differenza di Bill, è ben introdotto a Washington. Entrambi hanno origini campagnole, vengono dal Sud Ovest - Bill dall'Arkansas, Gore dall'Oklahoma ma qui finiscono le somiglianze. Lo shtick di Bill, come lo chiamano i comici ebrei, cioè la sua «modalità di azione», è quella dell'uomo del popolo; mentre Al ha il tratto dell'intellettuale preoccupato. Mentre il nostro Bill ha tutte le debolezze umane, a Washington si dice scherzando che Al è così puro da essere «nato con le mutande addosso». Circola anche la battuta: «Se fossi la moglie di Al Gore e lui prendesse posizione contro l'adulterio, assumerei subito un investigatore». Questa battuta si riferisce all'indubbia capacità del vicepresidente di cacciarsi nei guai: fanatico anti-fumo, ha «importanti interessi» nelle compagnie del tabacco; sostenitore dei valori della famiglia, ha fatto comunella con un gangster; ambientalista per eccellenza, ha una schifosa discarica di rifiuti nella sua fattoria, fotografata dal New York Times; si è ficcato in un pasticcio con i fondi per la campagna presidenziale, uscendone maluccio. Naturalmente, Gore ha fatto tutte le cose che abitualmente fanno i vicepresidenti: presiedere il Senato, inaugurare edifici, sobbarcarsi tutti quei compiti minori per i quali i presidenti non hanno tempo. Ma Gore, pur restando accuratamente nell'ombra di Bill, si è scavato un certo numero di ambiti tutti suoi. Ad esempio, è .1 capo dei falchi dell'amministrazione in Bosnia (e, pensano in molti, assai ingenuo nelle questioni internazionali); ha gestito la Conferenza mondiale sul clima (sebbene anche qui molti pensino che le sue teorie sono superate). La differenza tra Presidente e vicepresidente in questo caso è ben riassunta nel profilo di Gore fatto dal Washington Times: «Clinton dice: "Fà cosi!" e Gore gli ribatte: "E adesso guarda che cosa hai fatto!"». In altre parole, Gore è il moralizzatore pubblico di Clinton: una posizione che Clinton non potrebbe certo rivendicare per sé. La vera difficoltà con Al Gore, almeno nella mente degli elettori, è riuscire a capire la sua esatta posizione su qualsiasi cosa. Questa difficoltà in parte è un sottoprodotto della sua dizione rigida, delle parole storpiate e del suo amore per l'astrazione; ma affonda anche nelle radici della sua politica. E' un sessantottino radicale, come i conservatori vorrebbero far credere all'America? Sì e no. Certamente vuol salvare il mondo dai suoi peccati e certamente, come molti cultori della New Age, crede nelle soluzioni semplici. D'altra parte, molta della sua attività, quello che effettivamente fa piuttosto che quello che dice, offre l'immagine di un uomo dei compromessi, che si muove lentamente, ma con risolutezza e costanza, verso una meta. Ha tutti gh elementi dell'intellettuale passacarte; prospera tra i congressi, le riunioni e l'ambiente accademico. A Clinton ha reso infiniti, disinteressati servizi - e alcuni di questi si ritorceranno contro di lui, se Clinton finirà nel discredito totale. Pranza con il Presidente una volta alla settimana, partecipa agli incontri sulla sicurezza ed è una vera potenza nel partito democratico. Uno dei suoi compiti principali è quello di tenere a bada gli avversari di Clinton, sebbene sia stata notata la sua assenza nei frenetici conciliaboli di questi giorni. Penso che la spiegazione più semplice di Al Gore sia forse la migliore. Uno dei miei amici lo ha definito, azzeccando, un «intellettuale mancato». Come Amleto, è inquieto, tergiversa. C'è qualcosa di teatralmente volgare in Bill Clinton, ma è chiaramente un uomo; sappiamo tutti chi è, nel bene e nel male. Analogamente, c'è qualcosa di teatralmente non-volgare in Al Gore. E' il ragazzo che in classe ti fa sempre la predica su che cosa dovresti fare, che di solito è ciò che non vuoi fare. Un bacchettone, insomma. Ma dal momento che la politica riguarda la realtà e non la realizzazione dei desideri, un bacchettone come Presidente potrebbe non essere l'idea più brillante del mondo. Keith Botsford Appartiene a una delle prime famiglie del Paese dove la politica è una tradizione 11 suo lato debole sono l'indecisione e il pretendere di salvare il mondo dai suoi peccati