IL MARCHIO DI UNA PRESIDENZA

IL MARCHIO DI UNA PRESIDENZA IL MARCHIO DI UNA PRESIDENZA CON una trentina di parole, pronunciate deviando lo sguardo dai giornalisti e al termine di una breve comunicazione di routine, Bill Clinton ha negato ieri dalla Casa Bianca e in tv di avere mai avuto «rapporti sessuali» con Monica Lewinsky e di averle mai suggerito di «mentire». E' stata la sua prima reazione pubblica da quando è esploso 10 scandalo e anche se la decisione di contrattaccare è stata presa all'ultimo momento, si è trattato in realtà di una mossa obbligata. Questa sera il presidente è atteso in Congresso per 11 «Discorso sullo stato dell'Unione»: se prima di salire al Capitol Hill non avesse detto niente sull'affare Lewinsky, avrebbe avuto la matematica certezza che tutte le parole di un discorso per definizione di tono alto, una delle ultime occasioni per marcare la storia con la sua presidenza, sarebbero state lette in controluce, magari tra risatine e gomitate. Così può sperare che almeno alcune delle cose che intende dire (e ne ha certamente) vengano ascoltate e capite. Anche la linea di difesa era obbligata: Clinton aveva già negato di fronte al magistrato, durante un interrogatorio a latere del procedimento civile per molestie sessuali intentatogli da un'altra donna, Paula Jones. Se ieri avesse detto qualcosa di diverso, per la legge americana sarebbe «spergiuro»: tanto valeva, allora, annunciare pubblicamente le dimissioni. Ma, adesso, il presidente si è tagliato tutti i ponti alle spalle e deve tenere le dita incrociate, sperando che la sua versione non venga smentita da prove. Qualche speranza effettiva mente ce l'ha. Clinton, avvoca Paolo Passar!ni CONTINUA A PAG. 12 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Lewinsky, Monica Lewinsky, Paolo Passar, Paula Jones