Cuba, per il Papa l'ora della politica

Cuba, per il Papa l'ora della politica Wojtyla: la cosa pubblica è anche dei cattolici, rivendicate le libertà di associazione, iniziativa e proposta Cuba, per il Papa l'ora della politica E alla Messa il vescovo di Santiago attacca il regime SANTIAGO DE CUBA DAL NOSTRO INVIATO Papa Wojtyla presenta il conto al regime e getta le basi per una futura presenza cattolica politica nella società cubana. Il cuneo di Wojtyla inizia a penetrare nel muro del regime, come già hanno sperimentato in passato governi totalitari di vario segno. Nel momento più patriottico del suo viaggio, e più denso di emozione per lui stesso, la Messa a Santiago de Cuba, Giovanni Paolo n ha rivendicato con forza il diritto e il dovere dei cattolici in quanto tali «di partecipare al dibattito pubblico con uguali opportunità e atteggiamenti di dialogo e riconciliazione». Il momento era alto: l'incoronazione della «Virgen del Cobre», la statua trovata in mare nel 1606 da tre pescatori. L'immagine fu portata nella miniera di rame di «El Cobre»; e lì divenne il simbolo religioso per eccellenza dell'isola. Ma non solo religioso: con il baldacchino dell'aitar maggiore Carlo Manuel Céspedes, «Padre della Patria», confezionò la prima bandiera cubana; e andò a prostrarsi ai piedi della Virgen prima di iniziare la marcia «libertadora». Davanti alla statua Papa Wojtyla ha chiesto ieri libertà di espressione e di proposta, e guardando a Miami ha pregato: «Madre della Riconciliazione! Riunisci il tuo popolo disperso nel mondo. Fai della nazione cubana una famiglia di fratelli e sorelle!». E' la giornata più «politica» del Papa, che la chiude con forti parole in difesa dei detenuti politici, per i quali si attende ancora che il governo cubano prenda una decisione. Una lista molto ampia comprende centinaia di persone; ma è allo studio un numero minore di casi, fra i trenta e i quaranta. «La sofferenza non è soltanto di natura fisica - ha detto il Papa, visitando al santuario di San Lazzaro i malati del lebbrosario -. Esiste anche la sofferenza dell'anima, quella che vivono i segregati, i perseguitati, i detenuti per crimini diversi o per motivi di coscienza, perle loro idee, pacifiche ma in dissenso. Questi ultimi subiscono l'isolamento e una pena alla quale la loro coscienza non li condanna, mentre desiderano integrarsi nella vita attiva con spazi in cui possano esprimere le loro opinioni con rispetto e tolleranza». Ha chiesto al governo di gettare questo «seme di riconciliazione», per promuovere «la convivenza pacifica nel Paese». «Quando è l'anima di una nazione a soffrire - è stato il suo grido - il dolore deve invitare alla soli- darietà, alla giustizia, all'edificazione della civiltà della verità e dell'amore». Ha parlato delle separazioni familiari forzate, dell'emigrazione «che divide le famiglie». I diritti dei malati e dei detenuti devono essere rispettati; un discorso scomodo, in un Paese in cui i dissidenti sono incarcerati, senza che i familiari possano visitarli. L'indifferenza e la passività sono «omissioni gravi: davanti ad esse ogni uomo di buona volontà deve convertirsi ed ascoltare il grido dei sofferenti». Una denuncia severa; ma Giovanni Paolo II non si è limitato a questo. Davanti alla statua colossale di Antonio Maceo, la mattina, a Santiago, ha posto le basi ideologiche necessarie ai cattolici cubani per operare in politica. La frase chiave: «I laici cattolici, salvaguardando la loro identità per poter essere sale e lievito nella società della quale fanno parte, hanno il dovere e il diritto di partecipare al dibattito pubblico con uguali opportunità e con un atteggiamento di dialogo e di riconciliazione». E' la punta del cuneo «politico» wojtyhano, che deve aver fatto passare un brivido lungo le schiene della «nomenklatura»; in Polonia, in Paraguay, in Cile, per non citare che qualche esempio, questo concetto a medio termine ha contribuito a sfasciare il regime. «Ogni persona deve poter godere di libertà di espressione, capacità di iniziativa e di proposta, in seno alla società civile, e dell'adeguata libertà di associazione». Molto più duro ed esplicito contro il regime di Castro è stato il vescovo di Santiago de Cuba, Pedro Estiù: nel saluto a Giovanni Paolo II ha biasimato «coloro che hanno confuso la Patria con un partito, la Nazione con un processo storico, la cultura con una ideologia». «Sono in molti - ha aggiunto Estiù - a pensare che questa sia stata la causa profonda dell'esilio interno e esterno sofferto dai cubani». «Il cubano ha proseguito - soffre, vive e spera qui dentro come fuori (allusione ai molti espatriati a Miami, ndr): siamo un unico popolo che cerca ancora la sua unità». E ha concluso: «La Chiesa cubana si è impoverita in conseguenza del confronto ideologico con il marxismo-leninismo. Molti nostri compatrioti sembrano aver scordato che l'indipendenza deve nascere dalla sovranità umana». Marco Tosarti Papa Giovanni Paolo II benedice una giovane cubana [FOTO REUTER] «Voi fedeli siete il sale e il lievito della società» Teatro ' Nazionale OGGI LA MESSA NEL LUOGO-SIMBOLO DELLA RIVOLUZIONE Momento culminante della visita è la Messa in piazza della Rivoluzione, teatro abituale dei discorsi di Fidel Castro Ministero dell'Inferno Ministero delie | Comunicazioni Monumento José Marti Comitato centrale del PCC Consiglio distato Consiglio dei Ministri PIAZZA DELLA RIVOLUZIONE L'AVANA La folla davanti alla tribuna del Papa alla Messa di Santiago de-Cuba