«La Germania vi vuole in Europa» di Renato Rizzo

«La Germania vi vuole in Europa» In Slovacchia il presidente della Repubblica avverte: chi rispetta i parametri non può stare ftiori «La Germania vi vuole in Europa» Herzog a Scalfaro: mai più dubbi LEVOCA (SLOVACCHIA) DAL NOSTRO INVIATO Il 17 gennaio Hans Tietmeyer, timoniere della Bundesbank, aveva annunciato una bocciatura anticipata: «L'Italia è compromessa, la sua partecipazione all'Euro è tutt'altro che scontata». Tre giorni dopo, a Roma, il cancelliere Kohl si era cimentato in una prudente correzione di rotta: «Per ora facciamo i compiti, le pagelle si daranno a maggio». Ieri, dalla Slovacchia, il presidente tedesco Roman Herzog regala al nostro Paese ima promozione assoluta. Di più: addirittura retroattiva. «Per i tedeschi, da due anni, non ci sono dubbi sulla posizione italiana nell'ambito della moneta unica», dice senza tentennamenti, incurante di essere eventualmente declassato dal suo primo ministro a cultore di enigmistica. Oscar Luigi Scalfaro, dal tavolo che riunisce in quest'angolo di Slovacchia i capi di Stato dell'Europa Centrale, incassa la laurea. E rilancia con una frase («chi rispetta i parametri di Maastricht ha diritto di entrare nella moneta unica») che è solo apparentemente lapalissiana. Nelle intenzioni è una sorta di intemerata a quanti, costretti a mettere da parte le valutazioni negative sul nostro rapporto tra deficit e Pil, oggi legano ad altri criteri poco «oggettivi» il proprio no all'ingresso dell'Italia nel club dell'Euro. E l'affermazione è anche un modo per attutire la cannonata di quel Gerrit Zalm, ministro delle Finanze olandese, il quale nel DerSpiegel ha parlato di «Italia senza speranze» e di bilanci risanati non con riforme strutturali, ma solo con «tagli isterici». In questa giornata del «tutto va bene» Roman Herzog è una spalla ideale e s'incarica di trovare subito una sorta di capro espiatorio per le polemiche ansiogene che attraversano la Germania e l'Italia sull'onda di interviste e sondaggi: la stampa. «Non posso certo farmi garante io di quanto dicono i giornalisti tedeschi», spiega tentando di seppellire con una battuta le divergenze politiche che, nel suo Paese, disegnano due partiti disposti o contrari ad accordare fiducia a Roma. Il botta-risposta tra Herzog, Scal¬ faro e i giornalisti mette un po' di pepe a questo sonnolento summit mitteleuropeo nel quale si discute e si filosofeggia di «società civile ancora poco strutturata e debole di fronte allo Stato pervasivo modellato negli anni del regime totalitario». Sui principi sia il Presidente italiano sia quello tedesco concordano. Ma le loro opinioni divergono quando vengono invitati a pronunciarsi sui pericoli politici immanenti di un'Europa a due o più velocità: alla fine esisterà il club dei ricchi, quello degli aspiranti ricchi, quello dei postulanti dell'ex blocco sovietico costretti ad appannare con il fiato le vetrine dell'Occidente? Her¬ zog sostiene che la storia dell'integrazione europea si è sempre sviluppata «a vari strati», «a cerchi concentrici», con Paesi dall'economia galoppante ed altri che non riuscivano a seguirne il ritmo: «Non parlo, ovviamente, dell'Italia». Sembra una sorta di excusatio non petita, un pensiero nascosto che poco dopo riaffiora in un altro riferimento allo sviluppo dell'Europa: l'integrazione è necessaria, ma non può giustificare quello che per il Capo di Stato tedesco è un assurdo storico ed economico. Che, cioè, «il più debole determini il complesso dei comportamenti degli altri Paesi». Ed ecco arrivare al teimine di un ragionamento di assoluta freddezza politica una precisazione che suona* come pronta risposta ad eventuali, insorgenti dubbi: «Ancora una volta non mi riferisco certo al vostro Paese». Altra filosofia, altri ragionamenti nelle considerazioni del presidente Scalfaro, il quale, già una decina di giorni fa a Napoli, aveva parlato di quella sorta di geografia del disprezzo disegnata da chi guarda con sospetto o con astio ai Paesi a Sud del Continente: «Il problema dell'Europa e dell'Unione Europea ribadisce oggi in Slovacchia - è quello di tenere le porte spalancate. Non solo verso Est, ma anche verso il Mediterraneo, senza il quale l'Europa è monca». E quando il Presidente parla di Sud, si riferisce al recente braccio di ferro tra i Quindici e la Turchia, ma non dimentica che anche l'Italia è Sud e Mediterraneo. E qui il cerchio si chiude con il riferimento a quanti, in Olanda o in Germania, ci hanno guardato e in parte ancora ci guardano come dei vigilati speciali. C'è una condizione «oggettiva» che va tenuta in conto: «Tutti coloro che rispettano i parametri di Maastricht hanno il diritto di entrare e di fare il percorso che la stessa Maastricht ha previsto». Renato Rizzo "k ir ★ ' ' ' * Oscar Luigi Scalfaro a Levoca col presidente austriaco Thomas Klestil