Il Presidente Hillary in tv per difendere l'onore di Bill

Il Presidente Hillary in tv per difendere l'onore di Bill Il Presidente Hillary in tv per difendere l'onore di Bill mai fatto molestie sessuali». Allora quella storia non la convince? «Non so cosa dire. La penso come tutti: vorrei vedere le prove». Lei dice che Clinton non la molestava mai "sessualmente". Vuol dire che non c'era mai un equivoco? «No, non c'era. Anzi, le dirò di più. La prima sera che trascorremmo insieme chiacchierammo per un paio d'ore. Poi mi diede un bacio della buona notte sulla guancia. Tutto lì. E fu fantastico. Quella notte Bill sedusse la mia mente. Ecco cosa fece. E mi fece sentire benissimo. Ero presa». Perché una stagista? «Beh, perché no? Perché è giovane. E Bill è un uomo molto virile. Ha una grande anima, grandi emozioni e... Insomma, non lo so perché lo ha fatto con una così giovane. Perché è molto bella. Ed era attratto. E secondo lui non c'è nulla di male in ciò». Per cui non è sorpresa? «Nulla più mi sorprende. Ma le dirò una cosa. Quando ero una giovane reporter televisiva a Little Rock somigliavo molto {alla Lewinsky). Avevo 27 anni, i capelli scuri. Comunque: no, nulla più mi sorprende. Spero solo che succeda qualcosa, che la situazione si aggiusti. Perché sono una cittadina degli Stati Uniti e perché amo il mio Paese». E dunque non vuole vederlo abbandonare la Casa Bianca? «Vorrei che se ne andasse se ha davvero incoraggiato (la Lewinsky) a mentire nel corso di una deposizione giurata. Quello è un atto ovviamente illegale. E non abbiamo certo bisogno di avere al potere un uomo invischiato in attività del genere». Pensa che la Lewinsky si sia innamorata? «Personalmente non la vedo in quel modo. Forse si è fatta prendere dalla situazione: il glamour, il potere, l'eccitazione del potere...». E lui? Com'è che un uomo così intelligente, un politico così brillante si sia lasciato prendere in una storia del genere? «Vuole veramente che le risponda? Perché non stava pensando con la testa...» E quello è sempre stato un problema per lui? «Sì». SBAGLIAVA chi ha atteso «la rabbia di Hillary», immaginando una donna seduta davanti allo specchio, che si spazzola furiosamente i capelli per scaricare la tensione, poi lancia l'arnese verso il marito, sbraitando rimproveri e recrmunazioni, prima di chiudersi in uno scrigno di silenzio e sdegn,p,.Jas.cjando che dLs&, trapeJiJ rimmagmf di moglie ffiBBIP WJi Questo potrebbe fare una ordinaria donna americana, questo fece una straordinaria donna americana di nome Jacqueline, ma così non può comportarsi l'unica che abbia mai avuto la presidenza degli Stati Uniti. Questo comporta dei doveri e Hillary si accinge, per l'ennesima volta, ad assolverli, in nome della ragion di Stato. Questa lei è: una donna politica, che mangia, beve, respira politica a tempo pieno. Che a essa sacrifica ogni altro valore, incluso il sentimento. Non è una relazione sentimentale, infatti, quella che la lega a Bill Clinton, ma piuttosto un rapporto politico. Lui è lo strumento per realizzare i suoi piani. Paradossalmente, Hillary è l'unica persona d'America che possa dire con assoluta sincerità: «A me interessa quello che Bill Clinton fa nell'ufficio ovale, non in camera da letto». Perché lei sta accanto a lui nell'ufficio ovale, le altre solo in camera da letto. Che sia pronta a schierarsi in prima persona per difendere il suo progetto di governo lo ha già climostrato ampiamente durante la prima campagna elettorale del marito, quando venne rivelata la sua tresca con Gennifer Flowers. All'epoca Clinton era un candidato democratico alle primarie, partito bene, ma bloccato dall'accusa di adulterio. Hillary si mise il cerchietto da collegiale, fece la faccia decisa delle grandi occasioni, lo prese per mano, si sedette sul divanetto davanti alle telecamere, proclamò: «Sono qui perché lo amo e lo rispetto» e lo riportò al centro della pista. Continuando a tenerlo stretto, lo rimise in corsa, perché dimostrò all'America che se la cosa non contava per lei, non c'era motivo che contasse per gli elettori. Bill Clinton si trovò serrato tra le dita di una donna più forte di lui e con una cambiale da scontare: lei lo aveva salvato, lui le avrebbe dato retta. Non in camera da letto, nell'ufficio ovale. E' stato così per quattro anni, fino a rielezione avvenuta. Poi, la sicurezza del posto, la figlia che si trasferiva per studiare, le sedute esoteriche e, soprattutto, il cinquantesimo compleanno, hanno oscurato la presenza di Hillary e ridotto la sua energia. Non è un caso che il '97 sia stato l'anno del grande sonno presidenziale. L'inizio del '98 ha fatto notare un risveglio politico della Casa Bianca, nel segno dello Stato sociale, con prr^edimenj^|t favore dei" bambùu'e degli, anziani, tipiche priorità di Hillary, che rimaneva ,pfixò-ancora sullo sfondo. L'ora della' crìmarlporta in pfltìlo piano. L'idea che sia lei a rispondere alle domande in televisione è una conseguenza naturale, ma anche una scelta vincente. Il silenzio non poteva essere mantenuto ulteriormente, farlo rompere a Hillary è la mossa giusta. Nella stessa giornata appariranno entrambi: lei al mattino per parlare dello scandalo, lui alla sera per il discorso sullo stato dell'Unione. La scissione dei due argomenti è caricata di significato, invertendo, per l'apparenza, i ruoli della realtà. Lui viene indicato come l'addetto alle cose serie, che risponde al Paese della situazione economica e politica, l'uomo dell'ufficio ovale, in altri termini, mentre lei si occupa della camera da letto, mette a lavare i panni sporchi, rassetta e mostra al mondo che non ci sono macchie sul copriletto. Affidandone la gestione a Hillary, in orario mattutino, il caso Monica Lewinsky viene ridotto a un affare di famiglia, più che di Stato, l'attenzione viene centrata sull'adulterio più che sullo spergiuro e l'ostacolo alla giustizia. Dopo che Hillary avrà dimostrato fiducia, distacco e propensione a andare oltre, lasciandosi alle spalle stuoli di donne dentute, passerà la linea al marito per parlare di bilanci pubblici (in pareggio) ed economia (in espansione) sfidando di fat- to il Paese a essere meno comprensivo e più autolesionista di lei, facendo rotta sulla bufera proprio ora che la navigazione era divenuta tranquilla e spedita. Non solo: l'intervista a Hillary, condotta da Kathie Couric, da donna a donna, depotenzia l'effetto esplosivo che avrebbe avuto quella fatta a Clinton, da uomo a uomo. L'idea deve esserle venuta guardando la Cnn venerdì sera. I giornalisti della rete hanno selezionato le dieci domande da fare in caso di conferenza stampa di Clinton. Poi si sono chiesti quale fosse la do¬ manda delle domande, la più adatta per metterlo alle corde. A quel punto è partito un servizio che ricordava come Clinton abbia sempre sostenuto (citando la Bibbia, ma smentito dai teologi) che il sesso orale non costituisce adulterio, né si può definire relazione sessuale quella basata esclusivamente su questa pratica. Dunque, se tra lui e Monica Lewinsky ci fosse stato solo sesso orale, come Clinton sembra prediligere, lui non si sentirebbe un bugiardo negando la relazione, né avrebbe mai suggerito a lei di mentire se e quando le chiese di negar- la. La domanda chiave, ha concluso l'anchorman, è allora: «Presidente Clinton, ha mai fatto sesso orale con Monica Lewinsky?». Devastante. Neanche da attendere la risposta. Il solo fatto che il numero uno della principale potenza del mondo debba ascoltare un simile quesito ne mina la credibilità, fa spanciare dalle risate Saddam Hussein e Fidel Castro. Ma questa e altre domande imbarazzanti non potranno essere fatte a Hillary alle nove del mattino. Con o senza cerchietto, lei uscirà dallo schermo a testa alta e avrà fatto l'ennesimo, probabilmente estremo, assist all'uomo che le permette di avere le chiavi della Casa Bianca. E' un piccolo e sopportabile contrappasso il fatto che questa autentica femminista e formidabile donna di potere debba occuparsi a scadenze cicliche delle avventure del marito con signorine sempre più improbabili. D'altronde, questo è il prezzo da pagare per il bastone del comando. E questo è anche il prezzo che l'America deve pagare, tenendo presente che la furia dei suoi media la sta spingendo verso un bivio: o l'impeachment e tre anni di presidenza affidati a «Big Jim» Gore o la riconferma della fiducia all'attuale presidente Clinton Hillary, resa più forte dall'ennesima crisi superata e finalmente sola nell'ufficio ovale. Gabriele Romagnoli Lei parlerà dello scandalo, mentre alla seri lui farà ..^Jj^discx)^ sullo stato dell'Unione I grandi temi economici del Paese da una parte e un piccolo affare di famiglia dall'altra LA PROCEDURA DI IMPEACHMENT :-:-:■::•:-::•:<•;•:■;:■:;■.-: DEFINIZIONE Facoltà del Congresso di destituire un funzionario o 1 un eletto (compresi il presidente e il vicepresidente) rper «tradimento, corruzione, gravi crimini e delitti» (non meglio definiti) I CAMERA Oli RAPPRESENTANTI I PRECEDENTI PER I PRESIDENTI Nel ruolo del giudte istruttoKf.fjna commissione (Houso Judiciary CommHjee) vota una proposta di legge di impeachment dopo un'inchiesta § La maggioranza della Camera bassa deve decide re dell'incriminazion© deli'accusato. Se questo e il coso la questions viftie portata al Senato 1 SENATO (100 membri);; La Camera alta, trasformata in tribunale e posta sotto l'autorità dei primo giudice della Corte Supremo, decide l'alto di impeachment con la maggioranza dei due terzi Nói 1974 (caso Watergate] Richard Nixon si dimise a questo stadio della procedura Nell 842, la Camera respinse "impeachment diJohnTyler Nel 1868, con un margine ridotto, il Senato assolse Andrew Johnson CONSEGUENZE DELLA CONDANNA Interdizione perpetua dalle cariche federali Eventuale incriminazione davanti a un tribunale regolare ;J| Hillary Clinton si batte strenuamente per salvare il marito

Luoghi citati: America, Little Rock, Stati Uniti