Nuovi trofei per l'Inquisitore di Andrea Di Robilant

Nuovi trofei per l'Inquisitore Il procuratore Starr sequestra regali, lettere e nastri nella casa di Monica Nuovi trofei per l'Inquisitore L'ex braccio destro di Clinton pessimista: «Gore si prepari» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Registrazioni di sexy-telefonate, regali intimi, lettere compromettenti e perfino un maglione con tracce di sperma del Presidente degli Stati Uniti: nelle ultime 24 ore gli uomini del procuratore speciale Kenneth Starr hanno sequestrato una messe di elementi probatori per dimostrare l'esistenza di un rapporto sessuale tra Bill Clinton e l'ex stagista californiana Monica Lewinsky. Ma al procuratore Starr - il grigio avvocato che molti descrivono come «consumato» dal desiderio di trascinare questo Presidente nella polvere - sfugge ancora il trofeo più ambito della sua caccia: la piena collaborazione della ventiquattrenne Levvinsky. Solo così riuscirà a inchiodare Clinton con la doppia accusa di spergiuro e ostruzione di giustizia (sia la Lewinsky che il Presidente hanno negato sotto giuramento l'esistenza di una relazione sessuale). Il Washington Post ha rivelato ieri che già la settimana scorsa Starr aveva offerto l'immunità alla Lewinsky. In cambio esigeva la piena collaborazione della ragazza per incastrare il Presidente. Il prezzo era troppo alto, l'offerta era stata respinta e i colloqui tra le parti si erano interrotti. Ieri sono ripresi. William Ginsburg, l'avvocato della Lewinsky, ha fatto capire che la sua cliente è disposta ad ammettere che ha avuto una relazione sessuale con il Presidente a condizione che Starr le garantisca l'immunità. Ma il procuratore ha risposto che un'ammissione del genere non gli basta più: vuole anche che ammetta che il Presidente le disse di mentire sotto giuramento (la Lewinsky lo avrebbe già detto in ima telefonata registrata a Linda Tripp, la donna che ha scatenato quest'ultimo scandalo). Fonti vicine alla trattativa dicevano ieri che le due parti erano sempre più vicine ad un accordo - che un accordo, alla fine, era inevitabile. Una prospettiva, questa, che la Casa Bianca cominciava a contemplare con un senso di panico. Il Presidente, la cui popolarità secondo i sondaggi è in caduta libera, viene descritto come un uomo «trasformato», chiuso, timoroso, incerto sulla mossa successiva. Ha messo in disparte i suoi collaboratori politici più stretti e parla quasi esclusivamente con i suoi due avvocati David Kendall e Robert Bennett, i quali tra l'altro non si sopportano. Un sondaggio della «Abc» ha rivelato ieri che per la prima volta da quando Clinton è presidente meno della metà degli interpellati (il 49 per cento) gli attribuiscono l'onestà e l'integrità necessarie a guidare il Paese. «La gente alla Casa Bianca va in giro mettendosi le mani sulla testa e dicendo che il cielo le sta cadendo sulla testa», ha raccon- tato una fonte deh'Amministrazione al New York Times. Si era parlato di un intervento del Presidente, del suo desiderio di parlare al Paese, spiegare cosa era successo. Invece niente. Solo un silenzio che diventa ogni ora più lugubre. L'unica che dà ancora segni di vita è la First Lady. E c'è qualcosa di eroico nel modo in cui si è rimboccata le maniche, coordina il lavoro degli avvocati, cerca di radunare le forze di vecchi amici fedeli - gente come Harold Hickes, Mickey Cantor, James Car- ville, che da tempo avevano lasciato la Casa Bianca ma che rispondono all'appello e tornano per cercare di salvare il salvabile. Un altro eroe, a suo modo, è il portavoce della Casa Bianca Mike McCurry. A quanto pare nemmeno lui riesce più a vedere il Presidente. Eppure ogni giorno scende in sala stampa a contenere l'assalto dei media senza perdersi d'animo. Ed è solo quando si asciuga il sudore sulla fronte con il pollice che i giornalisti si accorgono che anche l'impertur¬ babile McCurry sta soffrendo le pene dell'inferno in queste ore. Ma a dare il senso preciso di quanto la situazione sia drammatica, di quanto la missione di Hillary sia questa volta veramente tutta in salita, è stato Leon Panetta, ex capo di gabinetto della Casa Bianca: forse, ha detto ieri, è davvero il caso che Al Gore cominci a scaldare i muscoli. L'affermazione ha colpito - è stata subito diffusa dalla Cnn perché Panetta conosce bene il Presidente, ed era capo di gabinetto proprio quando la Lewinsky sbarcò alla Casa Bianca come stagista e cominciò a ronzare nelle vicinanze dell'Ufficio ovale. Fu Panetta, tra l'altro, ad organizzare il trasferimento della Lewinsky al Pentagono quando si accorse che la sua presenza alla Casa Bianca rischiava di mettere nei guai il Presidente. Andrea di Robilant Il capo della Casa Bianca si è chiuso in se stesso e parla solo con i suoi legali L'ultimo sondaggio è disastroso: più della metà degli americani non gli credono più

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