Lotte, una pace armata

Lotte, una pace armata Il governo restituirà 1140 miliardi, esclusi i rimborsi per le stagioni '95-'96. L'astensione dal voto delle opposizioni Lotte, una pace armata Approvato il decreto sulle quote ROMA. Sono quasi le sei del pomeriggio quando un applauso saluta nell'aula di Montecitorio quella che dovrebbe essere la fine della guerra del latte: i deputati della maggioranza hanno votato la fiducia (passa per un voto) posta dal governo sul relativo decreto, le opposizioni sono assenti avendo abbandonato gh scranni in segno di protesta. Il decreto passa con un atto di forza sollecitato dal presidente della commissione Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio. Il ministro Pinto - odiatissimo dai Cobas - incassa quella che per lui è una vittoria e poi si dilegua verso la sua Salerno. Ma si capisce subito che c'è poco da gloriarsi, la vertenza ha ancora strascichi. I rivoltosi dichiarano subito che non abbandoneranno i presidi (se non quello volante davanti alla Camera), che la vittoria che il governo proclama è solo un effimero risultato e che ci sono ancora tante tappe da superare: l'incontro con la Commissione europea, il ricorso all'Europarlamento, le dispute che da ora in avanti si aprono con le Regioni deputate al controllo, i risultati della commissione Lecca e poi - finalmente la ridefinizione conclusiva delle quote latte. Insomma, campa cavallo. Il governo - secondo quanto definito per decreto - ha deciso di restituire 1140 miliardi per le multe degli anni '96-'97 e '97'98, mentre esclude rimborsi per le stagioni '95-'96 (circa 370 miliardi) per le quali è solo consentita, dopo la conclusione dei lavori della commissione ministeriale, una doppia compensazione in sede nazionale e provinciale. Comunque ogni conclusione e ogni possibile computo dei colpevoli (i famosi «furbi» Secondo la definizione di Pinto) e degli innocenti, si potrà fare solo dopo il 15 maggio, .quando la commissione presièduta dal generale Lecca avrà concluso i suoi lavori. La cronaca della giornata. Dopo una mattinata di dispute, all'una e mezzo la Camera ha cominciato a votare, constatando subito che non c'era il numero legale. Una circostanza analoga si è ripresentata per altre quattro volte. Alle 16,30 l'ultima convocazione: se alle 17,30 non ci sarà il numero legale - è stata la sentenza di Violante - il voto verrà rimandato a lunedì. Panico: il governo che ha chiesto il voto di fiducia rischia di essere battuto dalle defezioni della sua stessa maggioranza. Comincia la caccia al deputato, compresi quelli impegnati nella direzione del pds e senza escludere, beninteso, ministri e sottosegretari. Alle 17,30 il numero legale c'è, il governo è al gran completo, le opposizioni parlano per dichiarazione di voto e poi abbandonano l'aula per protesta. Il decreto passa, alla sesta votazione, con 315 voti e un astenuto. Il centrosinistra si autoapplaude. «A rimetterci saranno ancora gli allevatori» commenta Beppe Pisanu capogruppo di Forza Italia. Tatarella (An) stigmatizza la messinscena della maggioranza che non è in grado neppure di assicurare i propri voti. Il leghista Cornino sbraita contro 1'«arroganza» di un governo che non vuole sentire ragioni. Ma il grande mugugno è quello che si muove fuori da Montecitorio, nei «presidi» degli allevatori che non intendono smobilitare per nessun motivo e che lasciano Torrimpietra solo per le postazioni fisse al Nord. E soprattutto non accettano di essere considerati sconfitti: «I Cobas - afferma il protagonista della "trattorata" a Roma del 12 dicembre, Roberto Baldini riportano nei presidi del Nord risultati importanti: la conquista della rappresentanza sindacale degh allevatori guadagnata sul campo e una commissione di garanzia che ci auguriamo continui a fare luce con il nostro contributo». Lunedì il match riprende. Cornino: un esecutivo arrogante Pisanu: a rimetterci saranno ancora una volta gli oppositori I presidi non saranno abbandonati armata ulle quote Aldo Bettinelli. Nella foto grande una manifestazione di allevatori

Persone citate: Aldo Bettinelli, Alfonso Pecoraro Scanio, Beppe Pisanu, Pisanu, Roberto Baldini, Tatarella

Luoghi citati: Roma, Salerno