Tangenti e moda, assolti gli stilisti
Tangenti e moda, assolti gli stilisti Milano, non è stata corruzione. Nell'inchiesta erano coinvolti Versace, Krizia, Ferré Tangenti e moda, assolti gli stilisti In appello rovesciata l'accusa: pagarono perché costretti MILANO. «Mio fratello mi chiedeva spesso come sarebbe finita. io: tranquillo Gianni, perché questo processo lo vinco, sono sicuro che lo vinco. Finalmente stato così». E' davvero soddisfatto Santo Versace per quanto ha appena deciso la corte d'appello di Milano: lo ha assolto con formula piena, «per non aver commesso-il fatto». E come lui assolti Mariuccia Mandelli (Krizia), Gianfranco Ferrè, Nicola di Luccio (amministratore della Basile) e alcuni loro collaboratori. La loro linea difensiva ha vinto: hanno sì pagato tangenti agli ispettori del Secit, ma perché costretti. Concussi, insomma. «Corruttori» era invece il marchio che i più bei nomi della moda italiana si sono portati addosso per un bel po'. Lo ricorda bene Mariuccia Mandelli: «Quante volte all'estero mi chiedevano: come va il suo processo per corruzione? E io: guardate che non ho corrotto nessuno. Mi hanno sempre creduta ma adesso è più importante: posso finalmente dire che ne sono uscita a testa alta». E come si sente? «Felice, appagata ma anche rassicurata: la giustizia funziona». E' lo stesso concetto che ripete anche Versace: «E' una giornata importante non solo per me e per il mondo della moda, ma per ogni cittadino italiano». Mentre Gianfranco Ferrè affida ad un comunicato la sua «parti- colare soddisfazione di vedere riconosciuta la sua innocenza dopo lunghi anni in cui l'opinione pubblica poteva avere il sospetto di un suo coinvolgimento in una vicenda niente affatto in linea con i suoi principi». La «vicenda», come la chiama Ferrè, comincia a settembre del 1994 quando c'è ancora Antonio Di Pietro che tiene in mano i fili dell'inchiesta sulle tangenti alla Finanza. In linea con i suoi metodi decide di passare al setaccio le verifiche fiscali degli ultimi anni e interroga i titolari di tutte le aziende. Si scopre che nel '90 il Secit aveva condotto un'ispezione a tappeto nel mondo della moda e così sfilano in procura le maggiori firme del «made in ltaly». Per tutti la stessa domanda: «Ha per caso pagato tangenti?»; da tutti la stessa risposta: «Sì, ma sono stato costretto». Ricorda ancora Krizia: «Quando venne da me la polizia io decisi subito di parlare con Di Pietro. E lui mi disse: "Signora, tranquilla, il suo è chiaramente un caso di concussione; dovrà solo testimoniare". Invece...». Invece Mariuccia Mandelli si ritrova accusata di corruzione, e come lei Santo Versace, amministratore dell'azienda di famiglia, Ferrè e pure Giorgio Armani e Gerolamo Etro. Tutti respingono l'accusa ma, dopo il rinvio a giudizio, la linea processuale si differenzia: Armani ed Etro decidono di patteggiare la pena (nove mesi ciascuno); gli altri preferiscono il processo e un'appassionata autodifesa. Mandelli è emozionata quando depone in aula, esattamente un anno fa: «Vogliono soldi, mi diceva il mio amministratore; io rispondevo che a pagare non ci pensavo neppure, che li denunciavo. E tutti a dirmi che ero matta, che volevo fare la Giovanna d'Arco. Ho resistito ma poi han minacciato di estendere l'ispezione a tutte le aziende, di bloccare la produzione mentre avevamo ordini per 15 miliardi». Krizia paga circa 300 milioni; altrettanto fa Versace: «Alla fine sbottai - dice in aula - Massi, facciamo l'elemosina a questi morti di fame. Ci facevano per¬ dere cento milioni al giorno; erano arrivati a gennaio e minacciavano di far Natale in azienda». Un'autodifesa che però non convinse i giudici di primo grado che fecero proprie le motivazioni dell'accusa («La dimensione delle aziende - disse il pm Elio Ramondini - è incompatibile con la costrizione a pagare») e condannarono gli stilisti a un anno e due mesi. «Non ci siamo fermati. Io, Mariuccia e Gianfranco - dice Versace - saremmo andati anche alle corti europee per difendere il nostro buon nome». E' bastato il processo d'appello, che poteva finire anche con una semplice prescrizione del reato, come aveva chiesto il pg Isabella Pugliese: «Ma io non ho voluto - dice Mariuccia Mandelli - volevo l'assoluzione». Adesso Armani dice di sentirsi assolto anche lui... «Mi fa piacere - ribatte lei - ma poteva avere il nostro stesso atteggiamento». Dice un'altra cosa Armani: «Sappiamo come vanno le cose, come forse vanno e come forse continuano ad andare»; dice che «non si può escludere» si continui a pagare tangenti. Ma Krizia questa sensazione non ce l'ha affatto: «C'è un atteggiamento più chiaro da parte della gente e anche questa sentenza può aiutare a far denunciare gli abusi». Susanna Marzolla Santo Versace: «Avevo promesso a mio fratello Gianni che avrei vinto questo processo E' stato cosi» COSI' IN PRIMO GRADO GIORGIO ARMAMI - GEROLAMO ETRO Erano usciti dalia causa patteggiando una pena a 9 mesi di reclusione pur di evitare il dibattimento pubblico. MARIUCCIA MANDELLI (KRIZIA) GIANFRANCO FERRE' - SANTO VERSACE Il pm aveva chiesto 1 anno e 6 mesi. La quinta sezione del tribunale penale li aveva condannati a 1 anno e due mesi, con i benefici di legge. NICOLA DI LUCCIO (AMMINISTRATORE DELLA «BASILE») Non aveva risarcito il danno: ebbe un anno e sei mesi. Il sostituto procuratore generale, Isabella Pugliese, aveva chiesto la prescrizione dei reati contestati che risalgono al 1990.
Luoghi citati: Milano
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