Ppi e Pool, la Quercia attacca di Augusto Minzolini

Ppi e Pool, la Quercia attacca Ppi e Pool, la Quercia attacca Giustizia, il pds si sente assediato RETROSCENA L'IRA ■ROMA L primo D'Alema è quello che esce a metà pomeriggio da Montecitorio con im sorriso sulle labbra, ma con tanta voglia di togliersi un sassolino nella scarpa. «Sui giornali - osserva - sono finite veline e veleni. Sono state scritte anche cose gravi. Se da lì non viene una smentita... Si tratta di un reato». Le veline e i veleni e quel lì, a cui si riferisce il segretario del pds, riguardano quel tam-tam che dall'altro ieri arriva dalla procura di Milano che segnala un nuovo filone d'inchiesta su ferrovie e coop rosse. Voci che nel Palazzo più di qualcuno - da esponenti pidiessini allo stesso Gianfranco Fini - ha interpretato come una risposta al no del Parlamento sulla richiesta di arresto di Cesare Previti e alle proposte sulla giustizia della Bicamerale. D'Alema si lascia sfuggire un'espressione forte come reato per esprimere tutta la sua insofferenza contro questo strano rapporto che si è ipotizzato tra questioni giudiziarie e vicende politiche. Quella particolare atmosfera, reale o solo immaginaria, che ha accompagnato molte vicende di questi anni. Non per nulla il relatore per la giustizia in Bicamerale, Marco Boato, interpreta quella frase del leader pidiessino come il desiderio «di un ritorno alla normalità», che chiosa esprimendo qualche timore: «Nei prossimi mesi ne vedremo davvero delle belle». Fin qui il D'Alema che guarda con attenzione alle mosse dei magistrati, che denuncia quello strano circuito procure-mass media che ha caratterizzato tante vicende di questi anni. Quello che getta alle ortiche una certa dietrologia ma che, nel contempo, la studia. L'altro D'Alema è quello che nella riunione della direzione del pds critica aspramente la decisione del Parlamento di dire «no» all'arresto di Previti. Polemizza con foga il segretario del pds, ma - vale la pena ricordarlo - decide di sparare solo a cose fatte, solo quando la Camera ha già preso le sue decisioni. La sua uscita è qua¬ si obbligata perchè «se il risultato di martedì si fosse avuto con il voto segreto, anche molti nel pds mi avrebbero processato. E certo si sarebbe aperta una campagna indecente contro di noi». Il numero uno della Quercia giudica discutibile il comportamento dei «vincitori» di quel voto, che «il giorno dopo, hanno dato un valore politico anti-magistrati alla cosa con spirito scioccamente e velleitariamente revanchista». Fa presente di aver votato per l'arresto «secondo coscienza» e sostiene che quella decisione del Parlamento ma, soprattutto, l'interpretazione che ne è stata data, «mette in luce nodi irrisolti su cui cercare un confronto». E' un discorso verso le altre forze politiche, ma soprattutto verso la maggioranza, verso il ppi: bisogna, spiega, combattere «il giustizialismo primitivo», ma anche il «garantismo interpretato non come la rivincita del primato della politica ma del ceto politico verso i giudici». Decrittata, l'uscita pubblica è un altolà alla tentazione che potrebbe animare qualche popolare, qualche leghista o qualche forzista di riproporre su alcune norme della giustizia in Bicamerale (vedi la separazione delle carriere in magistratura) la maggioranza del «no» all'arresto di Previti. Un avvertimento propedeutico che somiglia tanto a quello del ppi contro la tentazione di modificare l'intesa in Bicamerale per dare vita a un presidenzialismo più marcato. Siamo, quindi alla tattica: anche perchè, ventilata da Palazzo Chigi, nell'aria c'è anche l'idea di un vertice della maggioranza sulla giustizia. Allora D'Alema uno e D'Alema due. Ma questo strano sdoppiamento del segretario pidiessino sulla giustizia - frutto di furbizia o, a seconda dei punti di vista, di perizia politica - non deve meravigliare. La Quercia - basta guardare i sondaggi sull'orientamento della sua base - è il partito più esposto su questi temi, per cui ogni passo avanti verso un ritor¬ no alla normalità, verso il garantismo, deve essere calibrato. Ad ogni iniziativa che punti a riportare la magistratura nel suo alveo istituzionale, ne deve corrispondere un'altra contro chi vuole mortificare i giudici. In alcuni casi - addirittura - il pds può subire una proposta su un argomento così delicato, ma sicuramente non può proporla. Può sembrare paradossale ma il pds su questi temi deve adottare una logica «cerchiobottista», come dice D'Alema, «un garantismo esposto su tutti i fronti» che garantisca i cittadini e i magistrati. Questa linea sembrerà contraddittoria, per non dire di peggio: ma intanto la Bicamerale ha trovato un'intesa sulla giustizia, Di Pietro è stato ridimensionato, la decisione del Parlamento di dire no all'arresto di Previti non è stata seguita da sollevazioni di piazza. E a questo ha contribuito anche quella strana coppia che sono i due D'Alema. Augusto Minzolini Qui sopra il segretario del partito popolare Franco Marini A sinistra il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni

Luoghi citati: Ira, Milano, Roma