Monica, un enigma alla Casa Bianca

Monica, un enigma alla Casa Bianca Monica, un enigma alla Casa Bianca Ha davvero stregato Clinton o è soltanto una mitomane? WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDÈNTE Monica Lewinsky vive ore d'angoscia e di pressioni inumane. Asserragliata nell'appartamento di famiglia nell'elegante complesso residenziale del Watergate, i suoi amici la descrivono come «distrutta dagli eventi, devastata, letteralmente fatta a pezzi da questa storia incredibile». Le cose non dovevano andare in questo modo. Monica arrivò a Washington nel 1995 a 21 anni, fresca'di laurea dal college Californiano di Lewis and Clark. Cresciuta a Beverly Hills, famiglia facoltosa, eccellenti conoscenze, non aveva bisogno di strafare per avere una bella vita. Ma era intelligente, curiosa e dotata di una sana dose di ambizione. E quando fu invitata alla Casa Bianca per uno stage non pagato non ci pensò un attimo. Venne di corsa, armata di grinta e buone intenzioni, confermano i suoi amici, i suoi ex colleghi di università e il suo avvocato William Ginsburg. Monica era anche super-raccomandata. Non è cosa di tutti i giorni ricevere un invito del Presidente per venire a lavorare alla Casa Bianca. E' utile - a volte indispensabile - avere buoni agganci. E la sua lettera di raccomandazione era di quelle che il Presidente poteva difficilmente ignorare. Walter Kaye, assicuratore miliardario con casa a Park Avenue, grande amico della madre di Monica, è anche uno dei maggiori contribuenti alle casse del partito democratico: 347 mila dollari, circa 650 miliardi di lire. Per cui quando il signor Kaye scrisse al Presidente chiedendogli se per favore non poteva trovare un posticino anche per la sua Monica, Clinton non si tirò indietro. E la cosa sarebbe probabilmente finita lì - Monica avrebbe lavorato come tanti altri stagisti nel relativo anonimato smistando la posta per la Casa Bianca - se la ragazza non si fosse presa una cotta per il Presidente. E non avesse cominciato a inventarsi una scusa dopo l'altra per ronzare vicino all'Ufficio ovale e farsi notare da Clinton. Che cosa esattamente sia successo dopo è materia di indagine giudiziaria. I due iniziarono una relazione sessuale durata oltre un anno? La ragazza ha scambiato la fantasia con la realtà e si è inventata tutto? Fatto sta che dopo qualche mese i collaboratori di Clinton hanno cominciato a preoccuparsi per l'andirivieni della giovane stagista. E discretamente l'hanno spedita dall'altra parte del Potomac, a smistare carte negli stanzoni sotterranei del Pentagono. Per carità, sempre un lavoro interessante per una giovane ragazza fresca di laurea. Ma la Casa Bianca era ben altra cosa. E la Lewinsky non si rassegnò, mandando a dire al Presidente che voleva tornare, che non ne poteva più di passare carte al Pentagono. Nel frattempo conobbe Linda Tripp, 48 anni, divorziata, madre di due ragazze, casa in periferia, e un dentone avvelenato contro Bill Clinton dai tempi dello scandalo Whitewater, quando ancora lavorava alla Casa Bianca (fu «spedita in Siberia», cioè al Pentagono, perché gli uomini di Clintorfla consideravano poco affidabile, una che «non stava dalla loro parte»). Monica trovò nella Tripp la donna con cui confidarsi, una sorella maggiore a cui raccontare le proprie pene d'amore. Nel corso di decine di telefonate puntigliosamente registrate dalla Tripp, Monica raccontò la sua love story con il Presidente con dovizia di particolari, anche piuttosto intimi. E si lamentò che il Presidente non le prestava più attenzione. Spesso non rispondeva alle sue telefonate. La ignorava per settimane, per poi magari chiamarla a notte fonda per un po' di sesso te- lefonico. Si disperava nelle sue conversazioni con la Tripp, a volte scoppiava a' piangere: Di nuovo: erano le farneticazioni di una mitomane con il pallino del Presidente o le lagrime di una^giovane donna presa da una storia d'amore troppo grande per lei? Il Presidente, comunque, non la perse d'occhio. Anzi, chiese ai suoi più stretti collaboratori di darle una mano. Vuole andare a New York per lavorare alla Revlon? Ecco che Vernon Jordan, amico intimo del Presidente e potentissimo lobbista, le procura un appuntamento. Vuole lavorare nel campo delle relazioni internazionali? Ecco che Bill Richardson, ambasciatore americano alle Nazioni Unite, la invita per la prima colazione in un al¬ bergo di Washington (in piena crisi irachena) e le offre un lavoro all'Orni. Insomma, nonostante le sue pene d'amore Monica la superraccomandata poteva consolarsi: un buon lavoro l'avrebbe sempre trovato. Ora, invece, sta lottando per non finire in galera. Andrea di Robilant Oggi per la gente il confine, sottile, dell'abuso sessuale viene tracciato dall'uso del potere tsDcslt I collaboratori del Presidente per prudenza la spedirono a passar carte al Pentagono Californiana figlia di ricchi sostenitori del partito democratico era una super raccomandata GENL'amLa reni Otammvocatciò ne Manifestanti davanti alla Casa Bianca chiedono l'impeachment di Clinton e nella foto piccola Linda Tripp la segretaria fonte dello scandalo

Luoghi citati: New York, Siberia, Washington