Il libro-sorpresa di Fidel

Il libro-sorpresa di Fidel Il libro-sorpresa di Fidel «Santità, le dono la biografia di un santo» L'AVANA DAL NOSTRO INVIATO «Ci siamo rotti la testa per cercare qualche .cosa da regalarle»: così un Fidel Castro esuberante, protettivo, ha salutato Papa Wojtyla nello studio del Palacio de la Revolución. Papa Wojtyla lì per lì non ha capito, e ha dovuto farsi ripetere la battuta; quel «roto la cabeza», non gli diceva nulla. Alla fine, quando Fidel ha aperto con cura uno scrigno di velluto rosso, e ne ha tirato fuori con le sue manone un volume rilegato, il Pontefice ha compreso. Era una biografia di un sacerdote cubano del secolo scorso, Padre Felix Varela. Fidel apriva le pagine, gli mostrava il frontespizio del volume, su cui era incisa un'immagine del «maestro dei maestri cubani», gesticolava illustrando pregi e rarità dell'edizione. E in effetti quel!'«editto princeps» della li¬ ne del secolo scorso rappresenta una discreta rarità: non ne esistono più di dieci altri esemplari, e forse neanche la «Biblioteca vaticana», luogo in cui il regalo di Fidel troverà probabilmente la sua definitiva sistemazione, con tutta la sua collezione di tesori ne possiede un esemplare. Ma il regalo era scelto con precisione squisita, anche e soprattutto perché il personaggio di Felix Varela è in perfetta as¬ sonanza con uno degli archetipi di sacerdote così cari a Papa Wojtyla. Felix Varela nacque all'Avana il 20 novembre del 1778, quando l'isola era ancora parte dell'impero spagnolo. Fu ordinato sacerdote a 23 anni. Era di carattere mite, amava insegnare, e conduceva - dicono i suoi biografi - una vita esemplare. Insegnò per una decina d'anni nello splendido Collegio-Seminario San Carlo, nella vecchia Avana. Nel 1821 fu scelto per rappresentare alla Corte di Madrid Cuba; e lì ebbe il coraggio di reclamare la libertà per gli schiavi negri dell'isola. Quando la breve parentesi liberale spagnola ebbe fine, nel 1823, e fu ristabilito l'assolutismo, si trasferì a New York. Da lì cominciò una battaglia politica e letteraria, per reclamare l'indipendenza di Cuba, scuotendo con le sue esortazioni il popolo cubano. Fu una figura - se vogliamo - molto simile a quella di Giuseppe Mazzini; in anticipo sui suoi tempi, almeno in un'ottica politica, parlò, in esilio, di indipendenza, democrazia e della necessità di preparare ad essa il popolo con una severa educazione alla responsabilità e alla libertà. E morì in esilio il 25 febbraio del 1853, in povertà e solitudine. José Marti, il «libertador» spirituale dell'isola, lo definì «il santo cubano». E in effetti dal 1985 è aperta per lui una causa di beatificazione. Come potrebbe non piacere a Papa Wojtyla una figura di questo tipo? Tanto per cominciare è un sacerdote, che ha speso la sua vita a insegnare e evangelizzare gli emarginati. Poi ha unito a ciò un forte senso dell'identità nazionale, svolgendo un lavoro politico al di fuori della politica, cioè esattamente il genere di azione che Giovanni Paolo II raccomanda ai vescovi e ai sacerdoti di tutto il mondo dal primo momento del suo pontificato. Creare, formare dei laici politici, ma senza varcare il confine che per lui deve separare rigidamente la tonaca dall'impegno diretto. E, oltre a ciò, è morto in fama di santità, guidando con i suoi valori cristiani il suo popolo verso l'indipendenza. Complimenti all'esperto in regali di Fidel Castro: il dono era veramente azzeccato, [m. tos.l Padre Felix Varela lottò per strappare l'indipendenza dell'isola Fidel Castro mostra al Papa la biografìa del sacerdote cubano Felix Varela. E' la storia di un sacerdote che per molti aspetti ricorda il modello di impegno amato dal Pontefice

Luoghi citati: Avana, Cuba, L'avana, Madrid, New York