Due convegni lunedì 26gennaio al Goethe e al Piccolo Regio di Cesare Martinetti

Due convegni lunedì 26gennaio al Goethe e al Piccolo Regio STATO SOCIALE, COSA RESTERÀ? Due convegni lunedì 26gennaio al Goethe e al Piccolo Regio Due dibattiti sullo Stato Sociale il 26 gennaio. Alle 17 al Goethe Institut in piazza S. Carlo, per l'Istituto Salvemini, discutono del caso tedesco Deppe, Bosco, Negri, Saraceno e Picchierri. Alle 18 al Piccolo Regio, per «Il Libro Ritrovato», incontro con Sergio Cofferati e Gastone Cottino. COSA può rimanere dello «Stato sociale», così come ce l'abbiamo adesso, nell'Europa che si sta formando e nell'Italia che si avvicina all'Europa con tanto entusiasmo quanto poco senso critico? I disoccupati di Francia hanno concesso poco più di sei mesi di credito al governo socialista di Lionel Jospin che ha vinto le elezioni a colpi di slogan: occupazione (invece del milione di posti promessi da Berlusconi, Jospin si era limitato a 700 mila), Europa più «sociale» e meno «monetaria». Il credito è già esaurito, il ministro del Lavoro francese, Martine Aubry, ha perso sorriso e sicurezza, le strade delle città francesi sono percorse dalla duplice scossa dei disoccupati e dei giovanissimi figli di immigrati che esprimono a colpi di molotov la certezza di non avere alcuna prospettiva. Dalla Germania sono partite verso l'Italia reazioni isteriche quando alcune centinaia di curdi sono sbarcati da quelle angosciose bagnarole sulle coste italiane. Eppure solo l'anno scorso la Germania aveva accolto (concedendo asilo politico, esattamente come ha deciso di fare il governo italiano) diecimila dei 14 mila curdi che l'avevano chiesto. Perché tanta paura che quei tre o quattrocento curdi sbarcati in Italia risalissero l'Europa per la Germania? E' che anche là la situazione è al limite della governa¬ bilità, nelle periferie si sta addensando una massa di emarginati a cui il sistema, anche il sistema tedesco, non sa più dare prospettiva. E' questo il contesto in cui l'Italia deve affrontare la dura legge dell'Europa che non è solo il propagandistico entusiasmo del governo per la conquista dei (tutti meno uno) parametri di Maastricht. E' la sostenibilità di quei livelli economici e finanziari. E' l'inevitabile riforma dello Stato sociale, che significa principalmente spostare dalle casse dello Stato a quelle dei cittadini le spese di previdenza e sanità. Si può fare salvaguardando l'equità? Cesare Martinetti lo lo in alto: a sinistra Gaetano Salvemini, a destra Montanelli