Storie di città

Storie di città Storie di città CARISSIMA, anche quest'anno l'Archivio Storico della Città di Torino, sotto la giuda dell'infaticabile Rosanna Roccia, ha allestito il suo prezioso regalo di Natale sotto la forma consueta di un volume. Titolo: «Torino. I percorsi della religiosità», oltre 400 pagine di grande formate, contenenti 13 saggi di illustri studiosi e una ricchissima messe di straordinarie e pertinenti illustrazioni. E' impossibile dare conto in maniera adeguata di tutti i contributi; mi accontenterò di spigolare qua e là, sperando di trasmettere a te e ai lettori il desiderio di leggere quest'opera che racconta la storia di Torino sotto l'angolazione della devozione religiosa, tema quanto mai opportuno nell'anno che vedrà la prima delle due ostensioni della Sindone. Devozione non solo di matrice cattolica, perché due saggi trattano le vicende della Comunità ebraica, a cura di Franco Lattes, e delle radici e vicende del Tempio valdese, a cura di Piera Egidi. A lettura ultimata si ha un quadro affascinante e complesso della religiosità torinese composto da una trama fittissima di motivi, dove si intrecciano le esigenze dinastiche di casa Savoia, focalizzate sulla Sindone, sulle sue ostensioni e sulla corona di santuari dedicati al culto mariano, la comunità municipale che si ritrova sotto l'ala protettrice della Consolata ogniqualvolta la città è minacciata da assedi, pestilenze, guerre e bombardamenti, i vari ordini religiosi che si contendono la supremazia e il favore del principe e non ultime le varie corporazioni di arti e mestieri, ciascuna delle quali ha un suo santo protettore. La storia della devozione a Torino è scandita da miracoli che hanno tutti il loro cominciamento fuori dalla cinta muraria. Vediamo: il 20 giugno 1104 il cieco di Briancon venuto a Torino in seguito a una visione, ritrova la vista quando è a Pozzo Strada e riconosce nel profilo della città il campanile della chiesa di sant'Andrea che corrisponde alla sua visione; scavando in quel punto si trovano le rovine di un tempio distrutto dai barbari e il quadro intatto dell'Immacolata che da quel momento in poi sarà venerata dai torinesi come la Consolata. Il 6 giugno 1453 dal carico di un mulo che trasporta il bottino di un furto sacrilego compiuto in una chiesa di Exilles si alzano in cielo un calice e un'ostia consacrata; sul luogo di questo miracolo dapprima sorgerà un tempietto di fattura cinquecentesca a opera di Matteo Sanmicheli e poi l'attuale chiesa del Corpus Domini. Un lettore non specialista come me resta colpito dai dettagli; per esempio il fatto che, mentre si costruiva la chiesa, era aperto anche il cantiere per l'edificazione del Palazzo di Città per il quale erano state ordinate delle colonne in marmo, che risultarono più alte del previsto; invece di tagliarne un pezzo e sprecare del marmo prezioso, le colonne vengono destinate alla facciata della chiesa poco distante, con un tratto, come dire, molto torinese. Il terzo evemo che ha la sua origine fuori le mura è il trasferimento della Sindone da Chambéry a Torino nel 1578 per permettere a San Carlo Borromeo di sciogliere il voto fatto per una delle tante pesti che funestarono quei secoli; a piedi da Milano a Torino in quattro giorni, niente male. Persino il primo atto della catena di eventi che determineranno la scelta dei santi patroni della città avviene lontano da Torino: la legione Tebea e il suo comandante che diventerà San Maurizio vengono martirizzati presso Agauno, nel Basso Vallese perché si rifiutavano di perseguitare i cristiani in Gallia; tre di loro, Avventore, Ottavio e Solutore, che riescono a fuggire saranno raggiunti e uccisi presso Torino, in zona Valdocco, dove ora sorge la chiesa di Maria Ausiliatrice, un'area dove sono concentrare le opere dei «santi sociali», Giovanni Bosco, Giuseppe Benedetto Cottolengo, Giuseppe Cafasso che consolava i condannati presso il rondò della forca. Vedi che straordinario intreccio di fatti e che motore potente è stata la religiosità nei secoli passati. Il libro riproduce a colori gli undici quadri rari e inediti che per prima Andreina Griseri ha riconosciuto presso il convento di Superga e che riproducono altrettanti martiri tebei, quattro dei quaU Secondo e i tre uccisi a Valdocco - sono fra i santi protettori della città. Una proposta: perché non allestire una mostra che abbia al centro questa raccolta di opere che tra l'altro necessitano di un urgente restauro? Tanti altri temi sono trattati in questo splendido volume e per brevità te ne cito solo due. Giovanni Tesio allestisce un percorso fra gli scrittori che hanno trattato nelle loro opere il tema della religiosità torinese; non solo troviamo l'Italo Calvino della «Giornata di uno scrutatore» o il Giovanni Arpino della «Suora giovane» ma autori che solo l'appassionata competenza di Tesio era in grado di scovare. Giuliano Gasca Queirazza esplora la letteratura religiosa minore con delle deliziose perle in piemontese, come la traduzione delle preghiere e del Dies Irae. Non mi resta che salutarti augurandoti buona lettura. Tuo Felice Pautasso Storie di città