RIECCO IL VARIETÀ di G. Fer.

RIECCO IL VARIETÀ RAITRE RIECCO IL VARIETÀ Quattro sere da Torino con Caterina Caselli ADESSO, finalmente, lo ammette: «Qualcuno mi può giudicare», proclama Caterina Caselli (nella foto), sovvertendo l'affermazione perentoria che fece la fortuna di Casco d'oro, mito e delizia del beat all'italiana degli Anni Sessanta. «Qualcuno mi può giudicare» è il titolo del varietà (quattro puntate di 100 minuti l'una) realizzato dalla sede Rai di Torino e in onda su Raitre a partire da lunedì 19 gennaio in prima serata. Catecase - noi ex ragazzetti Sixties preferiamo chiamarla così - ha registrato la trasmissione nello studio 1 di via Verdi, affiancata dal copresentatore Red Ronnie e da folta schiera di amici, complici, sodali, colleghi e parenti. «Un viaggio nella memoria, ma proiettato nel futuro», spiega Paolo Taggi, novarese, autore del programma insieme con la stessa Caselli, con Velia Mantegazza e con Paolo Beldì, che è anche regista (e regista di culto, ca va sans dire...). Attorno all'ex Casco d'oro oggi boccolosa signora - s'aggireranno musici d'ogni era ed età, da Iva Zanicchi agli Avion Travel, dal torinesissimo Umberto Tozzi alla sua «corrispondente» americana Laura Branigan, e poi Enrico Ruggeri e Gerardina Trovato e tanti altri, fino ad Andrea Bocelli che a Caterina - alla Caterina accorta discografica - deve buona parte dell'attuale successo; e comici c'è pure il nostro Felice Andreasi, presenza purtroppo rara sugli schermi tivù - e personaggi curiosi, dai componenti del primo «complessino» caselliano all'autentica «mamma della Caselli», a Laura Efrikian indimenticata fidanzatola cinematografica (e moglie vera) di Gianni Morandi. La realizzazione di «Qualcuno mi può giudicare» ha impegnato il personale tecnico della sede Rai torinese per circa un mese e mezzo, dalla preparazione delle scenografie alle registrazioni: uno sforzo produttivo importante, che segna il ritorno dei grandi varietà in via Verdi e fa ben sperare per il rilancio della sede. Rilancio ormai necessario e non più rinviabile, anche per valorizzare le professionalità presenti nella struttura torinese. [g. fer.]

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