La mappa dei popoli
La mappa dei popoli La mappa dei popoli LA donna con la pelle nera che sta seduta accanto a noi, in tram, indossa i pantaloni e sulla testa ha un foulard drappeggiato in maniera bizzarra. Probabilmente fa la collaboratrice domestica. Se lei ci raccontasse che al suo Paese è una principessa e che un suo trisavolo era un re ci verrebbe da sorridere. Per ignoranza, perché del suo Paese e del suo popolo non sappiamo niente. Il grandioso fenomeno delle migrazioni provoca l'estinzione delle radici, ma potrebbe favorire gli scambi culturali se ci fosse curiosità. Se si rispettassero le identità dei singoli, il cocktail etnico che stiamo preparando per il nuovo secolo potrebbe non essere insipido. Invece sembra ormai assodato che la cultura dominante cancellerà inesorabilmente le altre. Non è detto che ciò sia una catastrofe per la storia dell'uomo. Chi può dirlo? Per sapere se ci importa qualcosa di quanto sta accadendo è utile prendere in considerazione il grandioso lavoro di Alberto Salza, antropologo, che, in collaborazione con Mirella Ferrera, ha realizzato l'Atlante delle popolazioni (Utet, pp. 410, 320 mila lire) destinato a non specialisti e ideato come «un luogo culturale su cui muoversi per incontrare popoli» e di essi il modo di vivere (da cacciatori, pescatori, nomadi, pastori o raccoglitori), di divertirsi, di nascere e di morire. Naturalmente ci sono fotografie stupende, cartine dettagliate e glossari che aiutano a viaggiare meglio in questo affascinante giro del mondo. Ma ciò che sembra risaltare con maggiore vivacità sono le strategie di sopravvivenza nella savana, sulle isole, nelle foreste e nella metropoli: costruendo un arco per cacciare, vendendo oggetti tribali fasulli a turisti ignoranti o volando sui tetti dei treni in corsa come fanno i ragazzi a New York. Irene Cablati La mappa dei popoli
Persone citate: Alberto Salza, Mirella Ferrera
Luoghi citati: New York
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