LICEO D'AZEGLIO di Massimo Mila

LICEO D'AZEGLIO LICEO D'AZEGLIO «In quella classe c'erano Leone Ginzburg e Massimo Mila» a cura di Renato Scagliola GINNASIO Massimo d'Azeglio. Terza A? terza C? Chi se ne ricorda più, scrive Sion Segre Amar, torinese, classe 1910, abitante in viale Contini 39, che ebbe tra i compagni di scuola Leone Ginzburg e Massimo Mila. - Se la fotografia, che credo sia del 1923, non ne portasse fortunosamente i nomi, neppure quelli resterebbero a futura memoria. Di alcuni il ricordo è vivo, di altri non ho saputo più nulla. Chi mi può aiutare?» Ecco i nomi da sinistra a destra: la fila (seduti), Alberto Lombroso, Tissoni, Guala, Guido Montel, Gallian, Massimo Mila, Monteleone. Seconda fila: Ottolenghi, Toso, Rusca, Guala, Mottura, Sion Segre Amar, Raffaele Lattes, Ambrosini, Carlo Zini. Terza fila: Vincenzo Soldati, Franco Garelli, Alberto Levi, Piero Sella, Adolfo Pellegrini, Edmondo Malan, Gian Piero Vaccarino, Mondon. Un aiuto nella ricerca lo può offrire il vestito alla marinara del famoso sarto Bar ab ino, di cui si parla più volte nel libro dello stesso Sion Segre Amar, «Sette storie del numero uno», la cui seconda edizione è stata appena ristampata dal Centro Studi Piemontesi (Via O.Revel, 15, Torino). Il «numero 1» prima della guerra, era un tram, «la circolare torinese per eccellenza, luogo di ogni memorabile accadimento», diventato pretesto per un bel libro, spiritoso, energico e disicantato, di storie non solo scolastiche di un rampollo dell'alta borghesia ebraica torinese (il padre di Sion Segre aveva una grande azienda agricola a Nichelino), che danno un quadro vivissimo di quando la città, tra le due guerre, aveva mezzo milione di abitanti. «Quando ebbi l'età della marinara mi compra- rono il berretto compagno, da marinaio naturalmente. Non ho sott'occhio il libro di Susanna Agnelli e non ho modo di controllare, ma non mi pare che questa esegeta dei marinareschi costumi abbia dato la giusta atteazèaae al nastrino. Il mio portava la scritta "R.N. Andrea Doria", e finiva con le due estremità tagliate a becco di civetta. Io le mettevo in bocca, le arrotolavo, le sfilacciavo, così che ogni tasto dovevano tagliarne un pezaetto... Quando l'Andrea Doria fu sporca, cambiarono il nastrino, non se ne trovò un altro col nome di un'unità della nostra flotta da guerra e dovetti accettarne uno con solo "La Regia Marina"». «Piansi e strepitai nel negozio dei fratelli Regge in corso Vittorio. Quando il berretto divenne stretto, anni dopo, ne trovarono finalmente uno di mio gusto: "Regio Incrociatore Duilio". Poi fu il D'Azeglio... Quarta B, imboscato nel penultimo banco della fila di mezzo dell'aula più buia della scuola... Potrò giocare tranquillo con la pista che mi sono scavato con la matita numero tre sul banco, che quest'anno è di legno tenerissimo. Ci ho fatto scambi e deviazioni e l'ora dovrebbe passare veloce... La mia professoressa mi chiamò una volta semovente cataplasma. Diventai paonazzo, i compagni risero e quel nome mi restò appiccicato. Rimasi con lei i tre anni del ginnasio inferiore. Mi dava dei brutti voti tutto l'anno, mi faceva dare un mucchio d'esami e poi immancabilmente mi promuoveva... La incontrai per caso in via Venti Settembre dopo la guerra. Usciva dalla Banca d'Italia dove era andata ritirare la pensione. Non mi riconobbe. Io sì, sotto quel visino grinzoso di vecchietta».

Luoghi citati: Nichelino, Torino