LA NAPOLI DI DANIELE SEPE di Paolo Ferrari
LA NAPOLI DI DANIELE SEPE LA NAPOLI DI DANIELE SEPE Sarà il meno visibile tra i nomi della musica napoletana proveniente «dal basso», ma è anche quello che mette d'accordo tutta la critica circa le proprie doti di musicista. Daniele Sepe arriva domenica 18 in concerto con il suo Art Ensemble Of Soccavo ai Reddocks di via Valprato 68 (s'inizia alle 22, ingresso e consumazione 20 mila lire, circolo Aics), a più di due anni dall'uscita di «Spiritus Mundi», ultimo «vero» lavoro, seguito soltanto da ristampe e antologie per l'estero. «Il disco nuovo - racconta Daniele - è pronto da maggio, si intitola "Lavorare stanca", ed è unito ad un libro sull'ereditarietà del lavoro. Capisci bene che discorsi del genere alle grandi etichette non interessano, per cui siamo in trattative con un'indipendente». Musicista mihtante e beffardo, Sepe è legato ad una concezione free della sua miscela di jazz, rock, ragga, tarantella e blues, ben rappresentata dalla scelta del nome del grappo, rilettura all'ombra del Vesuvio della leggendaria formazione Art Ensemble of Chicago. «In effetti dal vivo, soprattutto d'inverno prosegue - diamo molto spazio all'improvvisazione. Suonare nei club Ubera il nostro potenziale, avvicina il sestetto alla sua vocazione originale, e ogni sera l'esito è differente». Il sax di Sepe, che peraltro suona molti altri strumenti, non solo a fiato e anche di provenienza araba, ha collaborato con tutta la scena napoletana affermatasi in questi anni. La generazione di Bisca, 99 Posse e Alma Megretta, per intenderci: «Adesso ci sono meno occasioni di incontro, - conclude l'artista partenopeo ognuno va per la sua strada. Ma Napoli continua a partorire nuovi gruppi. Per il futuro scommetto su 24 Grana, I Virtuosi di San Martino e Balcania». Parola di Daniele Sepe, «Napoli's Underground In The Sun», come recita la copertina dell'edizione tedesca del suo storico lp «Vite pèrdite». Paolo Ferrari
Persone citate: Bisca, Daniele Sepe, Sepe
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