Dieci concerti al Piccolo Regio

Dieci concerti al Piccolo Regio Dieci concerti al Piccolo Regio Si apre sabato 17 gennaio con Giorgio Li Calzi e i Piccoli Cantori di Torino CI condurrà fino a piimavera la terza edizione della rassegna «Linguaggi Ja'zz», in dieci appuntamenti consecutivi: ogni sabato - con l'eccezione del 31 gennaio - al Piccolo Regio. La sfida di riuscire a esprimere la propria individualità in accordo, e sovente in contrasto, con la diffusa globalizzazione anima la fine del primo secolo di jazz. Paralleli e conver- genti lessici dalla musica afroamericana si rivedono e si ravvedono attraverso fertilizzazioni incrociate con altre aree mondiali, rendendo ardua l'applicazione di etichette quale quella medesima di jazz (ma che dire della provvisorietà della stessa denominazione di world music?). E' alla stimolante produzione contemporanea che attinge la proposta del Centro Jazz in complicità con gli Assessorati alla Cultura del Comune e della Regione. L'inaugurazione del 17 gennaio è uno stimolante incontro del quartetto del trombettista Giorgio Li Calzi con i Piccoli Cantori di Torino diretti dal maestro Giorgio Guiot. Alla base del divertimento, in cui si affrontano canzoni popolari, standard e filastrocche, sta il fatto che «sicuramente né i bambini, né i musicisti - anche se non si capisce chi del gruppo appartenga all'una " o all'altra categoria emettano dei suoni che non gli appartengano già da prima». Durante la serata, nel foyer del Piccolo Regio ci sarà un'esposizione delle fotografie di Riccardo Meinardi dedicate a questo progetto. Più adulta la proposta del 24 gennaio, con il quartetto Bloodcount del sassofonista Tim Berne (da Syracuse, N.Y.); Berne, che dalle prime incisioni fino al monumentale, triplo ed «Unwound» - sulla propria etichetta «New Screwgum» - non si è mai prodotto come sideman, è uno dei più prepotenti e individuali catalizzatori della scena moderna, unisce il rigore compositivo a uno sperimentalismo pragmatico, avventuroso e intransigente. Il 7 febbraio è per un autentico cult: Steve Lacy. Il sopranista sessantaquattrenne è il più completo evoluzionista, in senso darwiniano, delle capacità espressive del suo strumento. Attraverso una lunga e mobile carriera approda all'intelligente, matura sintesi del Trio con il contrabbassista francese Jean-Jacques Avenei e il drummer americano John Betch. Beatniks (14 febbraio) è una sperimentazione multidisciplinare tra musica, danza e poesia. Ispirate alle rappresentazioni nelle «caves» della Beat Generation, le composizioni di Claudio Angeleri, piano, e di Gabriele Comeglio, sax, riprendono il filo della memoria di Kerouac e Ginsberg e di Parker e Coltrane. Formatosi musicalmente tra il South Side di Chicago e New York City, l'altista Steve Coleman ha sviluppato le sue «funky roots» a contatto con blues, rock, rap, elettronica e poliritmie jazzfunk-africane. I suoi Five Elements, costituiti nel 1981, veicolo di una sistematica ricerca delle origini (e, dal 1995, delle propaggini caraibiche e brasiliane), sa- ranno in prima torinese il 21 febbraio. Altro esordiente nella città afrosabauda (il 28 febbraio) è Dar ve Douglas, con un quartetto di nuova formazione. Il trombettista del New Jersey, dalle intuizioni creative mediate con la lezione di Horace Silver e la passione per la tradizione kletzmer e il folk mitteleuropeo, proporrà anche brani di autori contemporanei: oltre a Coleman e Berne, Frisell, Threadgill, Moore. La norvegese [(arili Krog, da quasi quarantanni voce tra le più suggestive del jazz mondiale, manca a Torino dal 1983. A corollario del recital del 7 marzo, in cui sarà accompagnata dal connazionale pianista Egli Kapstad, sarà disponibile per seminari sull'arte vocale a cura del Centro Jazz. Il 14 si apprezzeranno due musicisti di alta originalità ed esuberanza: il chitarrista parigino Marc Ducret che in formazioni estese o minimali ha conquistato il pubblico di mezzo mondo, e il batterista italoamericano Bobby Previte, già della New York Composers Orchestra e notato anche nel film «Short Cuts» di Altman. Altro summit di due personalità dalla geniale sensibilità il 21, in chiave mirabilmente acustica come nel ed «Oracle». Gary Peacock è considerato con Charlie Haden il punto di rigerimento per tutti i contrabbassisti di jazz. Il chitarrismo di Ralph Towner, che raggiunse notorietà con gli Oregon, in veste non elettrica e in nobile intesa con Peacock, è in grado di proiettare l'ascoltatore alle soglie del sogno. La conclusione, il 28 marzo, è affidata all'incisivo Bruno Rose Genero, alla testa del suo Ensemble. Il percussionista torinese ha un serio legame con i colleglù dell'Africa occidentale. Si è perfezionato attraverso ripetute visite in Guinea, Senegal, Costa d'Avorio e Ghana, è entrato nella famiglia del famoso maitre de tambour DouDou n'Daye Rose, con cui ha suonato nel 1996 a «Couleurs Café», festival di world music a Bruxelles, e da cui ha ereditato il middle-name. I concerti si tengono a partire dalle 21,15, ingressi 20 mila lire, posti numerati 25 mila. Informazioni e prevendita senza maggiorazione presso Centro Jazz, tel. 011-884.477, e-mail: cjazzto^lpsnet.it Edoardo «Catfish» Fassio Ralph Toivner (a fianco), già chitarrista degli Oregon, sarà a Torino il 21 marzo in coppia con il bassisla Carv Peatoik (nella foto in baiso a destra) per un concerto acustico come nel ed " Oracle» AfiSCilfecogrPEDieci concerti al Piccolo Regio I fianco il batterista Hobby Previte 111 marzo) a sinistra Dare Douglas (2 S febbraio) e sopra l'ini Berne con il grup/x) Bloodcount (24 gennaio) Afianco Steve Colanoti il 21 febbraio con il suo gruppo Pive Elemenls