IN VIDEO STOPPA, ANTIRETORICO E CRUDELE di Osvaldo Guerrieri
IN VIDEO STOPPA, ANTIRETORICO E CRUDELE IN VIDEO STOPPA, ANTIRETORICO E CRUDELE «Morte di un commesso viaggiatore» 1 e 2. Lunedì 19 alle 20,45 al Carignano (ingresso libero), la rassegna dello Stabile «I grandi interpreti» propone la registrazione televisiva del dramma di Arthur Miller affidata all'interpretazione di Paolo Stoppa e Rina Morelli. Il giorno dopo, martedì, va in scena la stessa opera, ma interpretata da Umberto Orsini e Giulia Lazzarini. Come dire: il ceppo originario e la sua ultima gemmazione. Se lo spettatore cerca un'occasione di confronto storico e.stilistico, eccolo servito. C'è qualche forzatura nell'espressione «ceppo originario». Ma permetteteci di considerarla un peccato veniale. La versione televisiva che vedremo lunedì non coincide esattamente con la prima rappresentazione italiana, né restituisce il blocco spettacolare che per primo fu visto all'Eliseo di Roma. Intanto la registrazione è del '68, mentre l'esordio nazionale del «Commesso» è datato 1951. La regia è firmata da quel benemerito artista televisivo che fu ed è Sandro Bolchi; quella teatrale apparteneva invece a Luchino Visconti, che avrebbe fatto di Miller uno dei suoi punti di riferimento artistico, un autore a cui tornare per farne deflagrare realismo e simbolo. Si pensi alle messe in scena di «Il crogiuolo» e di «Uno sguardo dal ponte». Restano Stoppa e la Morelli, che si sono incisi nella memoria nazionale anche in virtù di quella loro lontana interpretazione: lui, acido e secco, scosso da brividi psicologici, schiantato con un rantolo rabbioso dall'idea che il lavoro gli ha tolto più di quanto gli abbia dato, che quel suo lungo camminare per le strade d'America, affaticato dai valigioni col campionario, lo ha portato al disastro umano e familiare. Certo nella versione televisiva non c'è più Marcello Mastroianni così come non c'è più Giorgio De Lullo (nelle parti dei figli). Ma il filo è sempre quello, è la traccia lucente e amara, stanchissima di disperazione, individuata da Visconti. «Morte di un commesso viaggiatore» ha provocato un caso teatrale e politico senza precedenti. Intanto, è l'opera teatrale più rappresentata del dopoguerra, ma soprattutto è il dramma contro il quale si accanirono i fulmini censori del maccarthismo, è lo spettacolo che le aziende osteggiarono con ruvida aggressività, sostenendo che invitava alla ribellione la categoria dei commessi viaggiatori. Quando l'opera teatrale fu trasformata in film, la società produttrice aveva una tale paura che lo fece precedere da un cortometraggio nel quale spiegava che Willy Loman (il protagonista) era un caso del tutto eccezionale e che, al contrario, l'economia americana aveva un assoluto bisogno di commessi viaggiatori. Oggi il tema appare più lontano e sfocato, così come ci sembra sdrucito il dramma di Miller. Ma «Morte di un commesso viaggiatore» è pur sempre un'opera di enorme vigore drammatico. Stoppa le ha saputo dare venature verdastre di bile, che lo spettatore di oggi potrà osservare come un segno d'attore antiretorico e maledettamente crudele. A conclusione della serata di lunedì, verrà presentato il cortometraggio «114», scritto, diretto e interpretato da tre giovani attori torinesi, Lorenzo Fontana, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi (diplomati alla Scuola dello Stabile). Al termine della proiezione, commento di Alberto Barbera, direttore del festival Cinema Giovani. Osvaldo Guerrieri
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