ARRIVA IL MITICO «RACH 3»
ARRIVA IL MITICO «RACH 3» CONCERTI RAI ARRIVA IL MITICO «RACH 3» Sul podio c'è Roberto Abbado alpianoforte Nikolai Luganski SULL'ONDA della iper-popolarità acquisita grazie al film «Shine», il «Terzo Concerto in re minore op. 30 per pianoforte e orchestra» di Sergei Rachmaninov, sbrigativamente ribattezzato «Radi 3», arriva a Torino in presa diretta per la stagione Rai. Saia eseguito tre volte: giovedì 22 alle 20,30 e venerdì 23 alle 21 al Lingotto, sabato 24 alle 16,30 nell'Auditorium di piazza Rossaro. Doveva eseguirlo Mikhail Pletnev che, caduto malato, è stato sostituito da Nikolai Luganski, premio Ciaikovskij 1994. In effetti, vi si richiedono doti tecniche straordinarie e la capacità di affrontarle senza perdere il filo del discorso. A tal proposito qualcuno ricorderà che anni fa, esattamente l'I 1 giugno 1981, all'Auditorium, proprio eseguendo questo brano il pianista Giuseppe La Licata ebbe un'amnesia, si interruppe e costrinse il direttore Aldo Ceccato a fermare a sua volta l'orchestra e a ricominciare. L'op. 30 venne composta da Rachmaninov nel 1909 per una sua tournée americana. Fra le altre esecuzioni, è rimasta nella leggenda quella del 16 gennaio 1910, che con l'autore alla tastiera vide Gustav Mahler dirigere l'Orchestra Filarmonica di New York: e ha ragione Piero Rattalino a rammaricarsi che la tecnologia non avesse ancora i mezzi per immor! talare l'evento in un disco. Da sottolineare ancora che. Droorio ne^'imminenza del concerto Rai, lunedì 19 alle 18,20 l'aula magna del Politecnico (corso Duca degli Abruzzi 24! ospiterà 'una conferenza-audizione di Polincontri, in cui il musicologo Enzo Restagno approfondirà proprio il tema «Rachmaninov tra Russia e Stati Uniti». Ma l'appuntamento concertistico Rai non si esaurirà qui. Dopo la pagina rachmaninoviana, che ha sospinto alla ribalta la lacrimevole istoria del discussissimo pianista David Helfgott nel film «Shine», il direttore Roberto Abbado tornerà sul podio per interpretare due pagine a effetto. Una è «Turandot-Suite op. 41» di Busoni, autore caro al direttore artistico dell'orchestra, Sergio Sablich. Il compositore la scrisse nel 1905 ed essa servì poi come base per l'opera «Turandot» che andò in scena a Zurigo nel 1917. Nulla in comune con le tinte fosche di Puccini o con l'esotismo a base di gong e tintinnaboli, ma una partitura che si rifà alla fiaba originale di Carlo Gozzi: l'azione drammatica si mischia a figure che riecheggiano la commedia dell'arte (Truffaldino, Pantalone, Tartaglia). Vi aleggia lo spirito di Mozart, di cui «Il flauto magico» rappresenta il riferimento ideale per la concezione operistica di Busoni. L'intera Suite comprende otto pezzi e due appendici, ma in genere si esegue in forma ridotta. La pagina con la quale il complesso strumentale e Roberto Abbado si congederanno dal pubblico è la Suite da «L'uccello di fuoco» di Stravinskij, nella riorchestrazione del 1919. La partitura non è ancora quella selvaggia e terrifica del «Sacre du printemps», ma ne anticipa qua e là alcune intuizioni, pur restando sostanzialmente legata ai moduli dello stimatissimo maestro Rimskij-Korsakov. E occhieggia dai pentagrammi, con discrezione, anche Debussy. L'elemento che maggiormente colpisce l'ascoltatore è il ritmo, tagliente e netto, che giunge al culmine nella spiritata danza del mago Kascej. Ma anche il colore timbrico rivela preziosità ammirevoli: come i «glissando» del primo trombone e più ancora quelli in suoni armonici degli archi (per i primi violini è persino richiesto l'abbassamento della corda acuta dal Mi al Re), e l'inserimento del pianoforte fra gli strumenti dell'orchestra. Leonardo Osella Sella foto srande il direttore Roberto Abbado A fianco l'esecuzione del «Rack 3» in una scena del celebre film ■Shine- Sotto Sus\'Picchio
Luoghi citati: New York, Russia, Stati Uniti, Torino
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