Mo Yan: «Ho cambiato la mia Cina»i

Mo Yan: «Ho cambiato la mia Cina»i Mo Yan: «Ho cambiato la mia Cina»i VENTI anni fa, quando scrissi il mio primo romanzo, non avrei mai pensato che esso avrebbe potuto cambiare la mia vita e ancor meno avrei pensato che proprio questo mio romanzo avrebbe parzialmente modificato il panorama della narrativa contemporanea cinese. In quel periodo avevo appena lasciato la campagna dove facevo il contadino ed ero - come diceva la gente di città - «come quelli a cui spuntano piante di sorgo dalla testa». La motivazione per la quale cominciai a scrivere era molto semplice: volevo solo guadagnare un po' di soldi per comprarmi un paio di scarpe di vernice e per soddisfai e i miei desideri di giovane. Dopo essere riuscito finalmente a comprarmi il paio di scarpe di vernice che desideravo da così tanto tempo incominciai a desiderare altre cose. Per esempio, volevo tanto comprare un orologio di marca molto conosciuto in Cina prodotto a Shanghai e il mio sogno era di tornare nella mia campagna con l'orologio al polso e mettermi in mostra. Quando cominciai a scrivere, la narrativa chiese stava attraversando l'ultima fase della «Letteratura delle ferite» e i romanzi di quel periodo descrivevano gli orrori della Rivoluzione culturale. Nei romanzi di questo periodo erano ricorrenti i riferi¬ l pmenti politici e le descrizioni delle cariche e dei compiti; si trattava, quindi, di mia narrativa a sfondo politico-sociale il cui stile era impersonale e assolutamente non indipendente. In quel periodo io scrivevo imitando questi romanzi così di moda; certamente questi romanzi verrebbero oggi giudicati negativamente. Solo dal momento in cui io divenni consapevole che era indispensabile affrancare la narrativa dalla politica, rendendola autonoma, riuscii finalmente a scrivere dei romanzi che si possono definire delle opere di narrativa nel senso più completo del termine. Sto parlando della metà degli Anni Ottanta. Ogni scrittore vive inserito in un contesto sociale e politico ben preciso; è impossibile, quindi, scrivere ignorando o annullando completamente i riferimenti di carattere politico e sociale. Tuttavia, un buon scrittore deve escogitare tutti i pos¬ sibili accorgimenti per diffondere le sue opere, per renderle comprensibili e farle accettare al largo pubblico. Un buon scrittore scrive del suo piccolo universo, dei luoghi da cui egli proviene e dove è cresciuto e le sue storie narrano la quotidianità e la vita delle persone che compongono questo suo piccolo universo. Tuttavia, lo scrittore deve essere consapevole - ancor prima di mettersi all'opera - che questo suo piccolo universo è parte fondamentale e imprescindibile del mondo e deve sapere che la quotidianità, la vita e, quindi, la storia di questo piccolo ■ universo sono anch'essi parte imprescindibile della storia del mondo. In questo mondo, è possibile diffondere le opere di uno scrittore in altri Paesi ed esse possono essere accettate e comprese dall'umanità intera. Nel 1985 ho scritto una serie di romanzi tra cui: Tou ming de hong luo bu, Bao zha, Ku he e con questi romanzi sono diventato famoso. Nel 1986 ho scritto Hong gao liang jiazu [Sorgo rosso); la mia fama letteraria si è consolidata proprio con questo romanzo. In quel periodo la narrativa cinese stava attraversando una fase di proliferazione: era come veder sbocciare mi giardino di fiori nel periodo della fioritura. E, vorrei dire, sviluppando questa immagine, che i miei romanzi rappresentavano solo un piccolo angolo di questo giardino in fiore. Nei successivi dieci anni la letteratura cinese divenne - e vorrei utilizzare un'altra immagine - come un fiume il cui letto avanza tortuosamente seguendo il proprio corso; molti flussi d'acqua si immettono e sfociano lungo il suo percorso: il suo andamento diventa così variegato, alimentato da onde improvvise e forti e da onde più leggere e quiete. Oggi la popolazione chiese si è abituata alla televisione e quindi l'attenzione rivolta alla letteratura non è più così intensa come nei primi anni dello scorso decennio. Sebbene oggi la letteratura cinese abbia perso l'effetto prorompente e dilagante che la caratterizzava in quegli anni - come un fiume in piena, riprendendo l'immagine che ho appena elaborato -, io credo che la calma che caratterizza oggi lo svilupo della letteratura cinese sia il simbolo più luminoso e più significativo, perché questa calma è la rappresentazione della fase di maturità che essa sta attraversando. La letteratura contemporanea cinese si può suddividere in numerose e diverse scuole di pensiero ma questa suddivisione non è certo compito dello scrittore. Un bravo scrittore si preoccupa esclusiva¬ mente di creare e molto raramente legge le opere di altri scrittori a lui contemporanei (e anche nel caso in cui le leggesse non lo ammetterebbe mai) né tantomeno si preoccupa delle opinioni dei lettori sui romanzi. Ciò che interessa lo scrittore è solo il destino dei personaggi dei suoi romanzi perché la vita che egli ha creato per questi personaggi diventa più importante della sua stessa vita. I personaggi diventano parte indivisibile del suo corpo. Nella sua vita lo scrittore riesce a fare una sola cosa: trasferirsi con il corpo, il sangue e con l'animo all'interno dell'opera che sta scrivendo. Nella sua vita uno scrittore può scrivere una decina di romanzi e in linea di massima riesce a creare un centinaio di personaggi. Tuttavia, queste decine di romanzi non sono altro che diverse forme di uno stes- so romanzo e i personaggi che animano questi romanzi nascono in realtà da un unico personaggio. Se si potesse mure queste decine di romanzi si otterrebbe un muco romanzo che non è altro che l'autobiografia dello scrittore e se si potesse unire i diversi personaggi si otterrebbe un personaggio unico che non è altro che lo scrittore stesso. Se fossi costretto a identificarmi con un personaggio dei miei romanzi sceglierei certamente il bambino nero senza nome del romanzo Tou ming de hong luo bu. Nel romanzo questo bambino sapeva parlare ma parlava molto poco perché per lui parlare era una responsabilità troppo grande. Questo bambino era in grado di sopportare e affrontare sofferenze e avversità a cui altri soccombevano. Nel freddo intenso quando l'acqua diventa ghiaccio, questo bambino camminava a schiena scoperta, a piedi nudi e indossando solo dei pantaloni corti. Toccava il ferro e lo rendeva incandescente. Vedeva le sue ferite ma non se ne preoccupava. Sapeva sognare. Sapeva vedere ii bello e le peculiarità delle cose Sentiva suoni che altri non erano in grado di udire, per esempio, riusciva a sentire un capello cadere per terra. Percepiva odori che altri non erano in grado di percepire. Il suo essere diverso dagli altri gli permetteva di percepire il mondo diversamente: per lui il mondo era affascinante e speciale. Con i suoi ocelli apre così l'orizzonte del mondo visibile all'umanità e arricchisce l'esperienza dell'umanità attraverso la propria esperienza. Sono io questo bambino e questo bambino mi supera. Questo bambino è un uomo che supera l'uomo. In un periodo in cui lo sviluppo scientifico e tecnologico è così rapido e intenso e in cui è diventato così facile superare i modelli di vita di altre popolazioni, questa capacità di trascendere - apparentemente possibile, ma in realtà irrealizzabile - è la ragione principale dell'esistenza e dello sviluppo della letteratura. Il bambino nero è mi demone; egli è cresciuto con me, mi accompagna sempre lungo il cammino nel mondo. In questo momento, questo bambino è accanto a me. Sono certo che anche se gli uomini di questo pubblico non lo vedono, le donne lo riconoscono perché anche se questo bambino è così speciale e diverso, anch' egli è nato da una madre. MoYan (Traduzione di Barbara Bennato) «Volevo solo guadagnare un po'di soldi per comperarmi un paio di scarpe di vernice» Mo Yan e (a sinistra) Su Tong I PROTAGONISTI AL CONVEGNO DELGR1NZANE PUBBLICHIAMO qui a lato l'intervento che Mo Yan pronuncerà domani al teatro Carignano di Torino nell'ambito dei convegno organizzato dal Premio Grinzane Cavour sul tema: «Uno sguardo a Oriente: scrittori di Cina, Corea, Giappone e Vietnam». In rappresentanza della Cina oltre a Mo Yan - saranno presenti anche Su Tong, Wang Shuo e Yu Hua. Due i coreani: Kim Namjo e Yi Munyol. Tre i giapponesi: Banana Yoshimoto, Murakami Ryu e Shimada Masahiko. Infine, due i vietnamiti: Bao Ninh e Pham Thi Hoai. Le relazioni introduttive saranno svolte, sotto la regia di Giuliano Soria segretario del Grinzane, dalla sinologa Maria Rita Masci, da Maria Teresa Orsi dell'Università La Sapienza di Roma, da Maurizio Riotto dell'Istituto Universitario orientale di Napoli e da Phan Huy Duong dell'Università Paris VII. Moderatrice: Renata Pisu. Gli orari: ore 10,30-13 e, al pomeriggio, dalle 15 alle 18.