SE I COMANDAMENTI FOSSERO VENTI di Dario Voltolini

SE I COMANDAMENTI FOSSERO VENTI SE I COMANDAMENTI FOSSERO VENTI DECALOGO a cura di Arnaldo Colasanti Rizzoli pp. 189 L. 20.000. UTTI sappiamo del pregiudizio negativo con cui l'editoria italiana considera la forma narrativa del racconto, soprattutto in opposizione a quella del romanzo, considerata come la principale, il modello standard. I lettori preferiscono i romanzi, si dice. Può darsi. Anche l'assenzio non è molto venduto, da quando si è smesso di produrlo. Qualche segnale che l'ostracismo editoriale per i racconti stia incrinandosi forse cominciamo a scorgerlo. Cominciano a giungere in libreria volumi di autori vari, raggruppati attorno a un tema, sotto l'insegna di un genere letterario stabilito, insomma radunati in base a un progetto. In certi casi il tema unificante è In certi casi il tema unificante è apertamente un pretesto, in altri èinvece un vincolo forte. Nel casodel volume curato da Arnaldo Cola-santi il tema è potente, di quelli al-tamente vincolanti, ma subito unanota editoriale ci informa che «no-nostante tutte le topografie possi- bili, inventate spesso a tavolino, la letteratura resta un fatto di individualità e di ricerca personale». Si avverte una tensione non completamente risolta. E forse è un bene che sia così. Il tema potente, il progetto forte, è quello di affidare ciascuno dei dieci comandamenti a dieci scrittori (Picca, Anedda, Ferri, Carbone, DonineLU, Susani, De Santis, Pera, Pariani, De Luca). Il titolo è: Decalogo (il riferimento a Kiéslowski è tanto diretto e esplicito quanto in realtà poco significativo). Dunque dieci penne sono state mandate in libera esplorazione per i campi dell'esperienza e della fantasia, con l'unica indicazione di far scoccare una scintilla tra il comandamento affidato a ciascuno e la materia del racconto. Ne esce una raccolta di voci diverse e indipendenti, come è ovvio, che però del tutto prevedibilmente finiscono per convergere raccontandoci soprattutto zone limite, terre di confine tra la vita e la morte, spazi in cui la sofferenza è il dato più urgente, situazioni in cui la malattia e il dolore sono le precondizioni per un'apertura della verità e dell'autenticità. Quale sia il motivo di una tale convergenza non è facile da capire. Forse si tratta di un cattolicesimo sedimentato richiamato con forza in primo piano dal tema dei comandamenti, forse la perentorietà del decalogo seleziona un certo registro narrativo anziché altri, non si sa. Resta il fatto estremamente significativo che scrittori così diversi abbiano reagito in questo modo. Se è concesso essere un po' irriguardosi nei confronti dell'alto tema dei comandamenti divini, possiamo lamentarci che essi siano so- lo dieci. Se fossero, diciamo, una ventina, saremmo qui in presenza di un numero doppio di autori italiani. Non si tratta solo di una battuta: il principale merito di volumi come questo consiste nella proposta simultanea di vari autori e di esempi del loro modo di lavorare a un pubblico allargato di lettori. Gli scrittori interessanti oggi attivi in Italia sono molti, e sono molto diversi tra loro. Sono personalità spiccate, che scrivono pagine di inconfondibile intonazione. La scrittura di Aurelio Picca difficilmente ci lascia indifferenti, o la si apprezza molto (è il mio caso), o se ne prendono le distanze; la voce di Laura Pariani ha un timbro inimitabile che può sedurre (è il mio caso) o indispettire; la tensione di Linda Ferri che nei suoi Incantesimi (Feltrinelli) era fatta di gioia, qui è fatta di disperazione, ma è la medesima tensione e si può farle tanto di cappello (è il mio caso; o nemmeno accorgersene. Così la città che Luca Doninelli va edificando nel suo lavoro di scrittore è un luogo che millimetro dopo irrillimetro avanza nella nostra mente. La durezza di Erri De Luca è un'opzione con cui non è giusto evitare il confronto. E così via. La varietà di voci della nostra attuale letteratura merita di essere riconosciuta e considerata come un valore. Sebbene questo Decalogo non ne rappresenti che un piccolo frammento, è comunque un campione significativo. Auguri dunque ai lettori, che possano trovare nel volume una o più voci a sé congeniali. E auguri a Sergio De Santis, autore di diversi racconti pubblicati su riviste (qui al confronto con il settimo comandamento), che non ruberà certo lo spazio a nessuno quando sarà presente sullo scaffale della libreria con un libro tutto e solo suo. Racconti o romanzi? Se la veda lui con l'editore. Dario Voltolini :;::;:,;,:::.;:-::::::r.:;:::::,_:;:-:::.:;:;:;:: Kiéslowski, regista del «Decalogo» DECALOGO a cura di Arnaldo Colasanti Rizzoli pp. 189 L. 20.000.

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