LA LETTURA

LA LETTURA LA LETTURA di Massimo Romano LO spazio che si stende davanti allo sguardo diventa una distanza lunghissima da percorrere per la protagonista di L'essenziale è invisibile agli occhi (Baldini & Castoldi, pp. 235, 26.000 lire) secondo romanzo di Jarmila Ockayovà, quarantaduenne scrittrice slovacca, da oltre vent'anni in Italia. Agata Jakub, io narrante della vicenda, è una donna quarantenne con un matrimonio a pezzi e una figlia di cinque anni. C'è in lei la nostalgia, l'amarezza e la solitudine dell'esule e insieme «un gusto selvaggio della vita, selvaggio e tronfio e pavoncelle»». Due lingue, due mondi, due culture diverse l'hanno spezzata interiormente e l'amore del marito, fatto di sguardi e di gesti, mai di parole e di pensieri, non l'ha aiutata a ritrovarsi, a recuperare l'armonia perduta dell'infanzia. L'interiorità della protagonista dilaga sulla pagina e il lettore è un po' frastornato da una valanga di parole, di metafore, di immagini che rallentano la trama. Agata e ossessionata dagli sguardi e quando si sente pedinata sogna di trasformarsi in un gabbiano: «Non c'era niente al mondo che io temessi più degli sguardi. O meglio, non c'era niente che io desiderassi più degli sguardi». Coinvolta nella storia di una cassetta di plutonio gettata nell'Adige, viene usata come pedina nel contrabbando di materiale nucleare tra l'Italia e i Paesi dell'Est e si sente «un'attrice ignara del ruolo che stava recitando». Nelle pagine finali Agata va a Bratislava, la città della sua infanzia. Ricucire il filo tra passato e presente è difficile: si accorge di non avere più la leggerezza della bambina, spinta verso il futuro, e di non possedere ancora la pesantezza della vecchia, legata a una «massa informe e brulicante di ricordi». L'unica lezione che ha imparato sta in una frase del nonno, «ciò che accade davvero non è visibile», che spiega il titolo del romanzo. Quando va al cimitero a trovare i nonni e i genitori, morti in un incidente stradale vent'anni prima, trova un pacco sulla tomba con il suo nome scritto sulla carta. Lo infila nel baule dell'auto e toma in Italia. Mentre guida sull'autostrada verso il Brennero, si accorge che una macchina la segue. L'uomo al volante è soltanto «una sagoma scura di testa, spalle, braccia Un'ombra».

Persone citate: Agata Jakub, Baldini, Castoldi, Massimo Romano

Luoghi citati: Bratislava, Italia