I BOMBARDIERI DI DOUHET NON ABBATTONO CADORNA di Oreste Del BuonoGiorgio Boatti

I BOMBARDIERI DI DOUHET NON ABBATTONO CADORNA I BOMBARDIERI DI DOUHET NON ABBATTONO CADORNA Scritti e opere del solo stratega italiano studiato alVestero Luogo comune: ovvero una località condivisa da una popolazione. Ma, anche, un altro significato: il cristallizzarsi - consolidato nella memoria, nel linguaggio, nella storia di una comunità - di un evento, di un momento collettivo, di un personaggio. O la definizione di comportamenti attribuiti ai caratteri «originari» di un popolo. Luoghi comuni, qui offerti, come tappe di un viaggio. Come in- contro con testi, memorie, variegati «reperti» giunti da un passato - soprattutto quello trascorso dall'unità nazionale italiana ad oggi - ancora operante. Spesso si sono accumulati in contrasto reciproco, in contraddizione con vincoli di veridicità, di rigore, di coerenza. Luoghi comuni che, forse proprio per questo, consentono di scorgere i nodi scoperti. I contrasti mai conciliati, le elusioni operanti nel nostro comune vivere e ricordare. IULIO Douhet: vale a dire il solo stratega italiano che, assieme a Machiavelli, venga ancora studiato nelle accademie militari di tutto il mondo. Qualcuno, scrivendone in anni trascorsi, ha parlato di profeta inascoltato. «Nemo propheta acceptus est in patria sua» tanto per dirlo con le parole dell'evangelista Matteo (XIII, 7). Per la verità il generale Douhet ha avuto un destino assai poco evangelico se non altro perché dalle teorizzazioni di questo ufficiale italiano sono scaturite le strategie dei bombardamenti di massa del secondo conflitto mondiale nonché, per progressive concatenazioni, l'interdizione missilistica nucleare degli Anni Cinquanta e Sessanta. E tuttavia la vita di Douhet, nato nel 1869 e morto nel 1930, è stata così densa di colpi di scena, di mutevoli copioni, di consapevoli ironie, da sottrario in parte al destino un po' monocorde e molto italico - della Cassandra piagnona e inascoltata che alcuni gli vorrebbero assegnare. Inascoltato, Douhet lo è stato, per lunghi anni certamente: è tra per lunghi anni, certamente: è tra i massimi esperti italiani d'aeronautica, impegnato con l'ingegner Caproni nella costruzione del nuovo bombardiere ma lo stato maggiore di Cadorna - nel bel mezzo della prima guerra mondiale - lo spedisce a comandare un reggimento di fanteria. Profeta dei combattimenti aerei, gli si ordina poi di accorparsi ai reparti che si stanno scannando sui monti della Carnia. Indignato per gli inutili massacri, lucidissimo nel cogliere e nell'affidare al suo Diario critico di guerra spunti ed esempi della boriosa ignoranza e della crudele incoscienza con cui gli alti comandi conducono le truppe, decide di venire allo scoperto, nell'estate del 1916. Nel giro di pochi mesi scrive alcuni memoriali documentatissimi in cui fa a fette la condotta delle operazioni belliche voluta da Cadorna, un capo di stato maggiore che non ha mai stimato («Anche le serve e i portinai ne sanno più di lui», dice appena sa della sua nomina a successore del generale Pollio). E delle Norme per l'attacco frontale pubblicate da Cadorna e che diventano il breviario per condurre al massacro, in inutili e insensati assalti, decine e decine di migliaia di giovani, Douhet con la solita sferzante ironia scriverà che «rappresentavano un'antologia militare veramente amena». Qualcuno andò più in là e parlò - non riferendosi solo al colore della rilegatura dal testo cadorniano - di «libretto rosso». Al- ludendo, ovviamente al sangue inutile che quelle Norme fecero versare. Douhet, nel 1916, è tra i pochi che non temono di contrapporsi al «generalissimo». Affidate le sue verità ai memoriali li consegna al ministro Bissolati. Quindi, temendo che questi non avrà la forza di contrapporsi al vertici militari, li fa pervenire anche ad altri ministri (Sonnino, Ruffini). Per Cadorna la misura è colma: nel settembre del 1916 Douhet è arrestato sotto l'accusa di violazione del segreto militare e di propalazione di informazioni riservate. Davanti al tribunale militare Douhet combatte una battaglia memorabile. Nella sua Autodifesa (pubblicata anni dopo) sostiene che passare informazioni a mini¬ stri in carica, affinché possano documentarsi al di là delle artefatte verità fornite dalle gerarchie, non è affatto una violazione del segreto militare ma un diritto. Finisce condannato (anche perché Cadorna vuole dare una lezione ai politici, limitando la loro ingerenza nelle vicende militari). Il 15 ottobre 1916 è incarcerato nella cupa fortezza di Fenestrelle dove trascorre un anno. Lì scrive un romanzo fantapolitico, L'ono- revole che non potè più mentire. Non è l'unico parto letterario dell'ufficiale: oltre alle opere di alta strategia - Il dominio dell'aria, pubblicato nel 1921, è un testo tradotto in decine di lingue e adottato per decenni nelle accademie militari di tutta Europa scrive satire antimilitariste, romanzi ucronici Come finì la grande guerra in cui piuttosto rozzamente si immagina che le potenze dell'Intesa, adottando su vasta scala l'arma aerea, possano prevalere in breve sugli austro-tedeschi mettendo fine alla guerra. Anche nel settimanale II Dovere di cui è editore, direttore, animatore tra il marzo 1919 e il dicembre del 1921, mescola trattazioni teoriche a vigorose polemiche filo-nazionaliste, all'insegna della contrapposizione agli alti comandi. Ad esempio è sua la proposta di erigere una tomba al «soldato ignoto» in polemica con i vertici che hanno diretto la guerra. Ma proprio questi ultimi rovesceranno il senso dell'iniziativa che si trasformerà nella costruzione del monumento al «milite ignoto». Dopo varie vicissitudini Douhet troverà finalmente ascolto - seppure intermittente - presso la leadership fascista. Sia Mussolini che Balbo sono sensibili alla suggestione di strategie che scardinano collaudate tradizioni e scompaginano, con l'irruzione dell'arma aerea, la soffocante contrapposizione tra l'esercito e la marina. Così Douhet, ormai generale, conosce qualche successo ma, dopo una sorta di luna di miele col regime, entra in conflitto con la politica militare del fascismo, del quale analizza ne La difesa nazionale, pubblicata a Torino nel 1923, i nuovi compromessi. Dai guai e da un pericoloso isolamento riempito come al solito con la scrittura satirica, questa volta di commedie e drammi che stentano a sfondare, lo salva Italo Balbo che gli affida il ruolo, un po' decorativo e un po' inoffensivo, di voce clamante in quel deserto di riflessioni strategiche e di vita culturale, che è l'ambiente militare italiano. Da allora sono trascorsi decenni. Nessuno, tra gli editori italiani, ha mai pensato di dedicare al generale una biografia. Cinque anni fa l'Ufficio Storico di quell'Aeronautica che ha in Douhet uno dei suoi padri nobili, ne ha presentato - in un'ottima edizione curata da Andrea Curami e Giorgio Rochat - gli scritti dal 1901 al 1915. Poi inspiegabilmente, l'impresa si è interrotta. Così gli scritti del Douhet anti-cadorniano, la sua autodifesa, i testi successivi alla carcerazione non sono più disponibili da decenni. Oreste del Buono Giorgio Boatti Giulio Douhet nato nel 1869 morto nel 1930. Pubblicò nel 1921 «Il dominio dell'aria», un testo di strategia militare tradotto in decine di lingue

Luoghi citati: Carnia, Europa, Fenestrelle, Torino