ANDREMO IN LIBRERIA A COMPRAR PIGIAMI di Franco Lucentini

ANDREMO IN LIBRERIA A COMPRAR PIGIAMI Parliamone ANDREMO IN LIBRERIA A COMPRAR PIGIAMI D A sempre, dai tempi di Goethe e Cotta (tutti nell'ambiente dovrebbero leggere Goethe e i suoi editori, eccitante indagine appena uscita da Adelphi), librai editori autori maneggiano amorosamente e rabbiosamente la grande questione: come diffondere sempre di più quella merce ambigua, esasperante, impossibile che sono i libri. E la completa liberalizzazione del commercio proposta giorni fa dal governo ha senza dubbio suscitato entusiasmo in ognuno di noi. La famosa guerra per accrescere ì «punti di vendita» non avrebbe pivi ragione di essere, i libri, che oggi già si possono acquistare nei supermercati, saranno reperibili ovunque, uno li troverà dal barbiere, in farmacia, li sceglierà nei negozi di ferramenta, tra le giacche e le sottane dell'abbigliamento, in mezzo alle motociclette, alle vernici, alle vasche da bagno. Non c'è più limite, a quanto pare, e scene di sogno si presentano alla nostra immaginazione. «Be', sì, questa camicia da notte è forse mi po' cara, ma allora se permette le proporrei tre romanzi di Jane Austen in volume unico elegantemente rilegato. Sono certa che la sua signora se ne innamorerà fin dalla prima pagina». Libri nelle vetuste, anguste mercerie, libri nelle gallerie d'arte, libri nei luccicanti magazzini di scarpe, da scegliere e cominciare a sfogliare aspettando che la commessa riemerga col 43 1/2 eh quel mocassino color «Arbia dopo la battaglia». E lo spazio? Be', lo spazio è un po' come il tempo per leggere, lo si trova sempre, se davvero si vuole. E si possono prevedere migliaia di flessibili posti di lavoro per i giovani, che si aggireranno tra i bandii di borsette e le cataste di mattonelle pronti a consigliare, a suggerire. «Lei pensa a un pavimento in cotto, a quanto ho sentito. Ma allora prenda anche Federico Tozzi, non si può andare sul cotto senza metterci insieme questo grande scrittore toscano, cara signora». Possibilità infinite, orizzonti di gloria. Ma la reciprocità? Perché è doveroso a questo punto chiedersi cosa si potrebbe vendere nelle librerie oltre ai libri. La cosa più congrua sarebbe d connubio letteratura-generi alimentari. Baudealaire e supremi cioccolatini, Gozzano e cremosa pasticceria, Montale e limoni, Proust e tartine di caviale grigio. Ma la nuova legge non lo consente, si dovrà ripiegare su accostamenti meno carnali. Un repartino di profumi, per esempio, messo su fra edizioni critiche e novità di successo. Vecchi giocattoli, bambole usate, soldatini di vero piombo ci starebbero benissimo, fra i libri. E pizzi rari, merletti come quelli che faceva la madre di Celine. Anche gli orologi di un certo livello non stonerebbero. E poco ingombranti pezzi d'antiquariato, tavolinetti, seggiolette, sculture da tavolo, vasi. Tutto questo spaventa i librai, suona pazzesco? Non lo crediamo. Se c'è un settore dove le contaminazioni non fanno più paura a nessuno, dove l'elasticità è legge, la duttilità massima, è proprio il settore librai editori autori, consapevoli da gran tempo, a partire diciamo dalla Terra desolata di T. S. Eliot e dalle Finzioni di Borges, di quanto il nostra mondo sia diventato irreversibilmente combinatorio, per dare un nome elegante a mi pasticcio di cui non si capisce più niente. Carlo Frutterò Franco Lucentini

Persone citate: Arbia, Borges, Carlo Frutterò, Celine, Cotta, Federico Tozzi, Goethe, Jane Austen, Proust

Luoghi citati: Adelphi