E adesso un consiglio «normale»

E adesso un consiglio «normale» E adesso un consiglio «normale» Dopo le stagioni di manager e professori «5 VA IN ONDA L'EMERGENZA R ROMA ICOMINCIAMO. Morto un consiglio, se ne fa un altro. Fossero li i problemi. I problemi sono i consiglieri. Trovare quelli giusti è una parola. Ne sanno qualcosa Violante e Mancino che li devono nominare in base a una legge del 1993 che essendo provvisoria durerà come minimo fino al Duemila. L'altra volta i presidenti delle Camere credevano di aver fatto un capolavoro e invece rieccoli qua, trascinati controvoglia dai diktat di un paio di Mussi. A consultare la Guida Monaci per trovare cinque anime pie, che per uno stipendio da mezze maniche (3 milioni e mezzo al mese) siano disposte ad accollarsi le rogne dell azienda più lottizzata del mondo. Sperando di non confonderli ancora di più, ci permettiamo qualche consiglio per il consiglio. A cominciare da questo: dopo la Rai dei professori, quella dei manager e quella degli intellettuali, è torse arrivato il momento della Rai delle persone normali. Che guardino la tv, per esempio. Sarebbe già un passo avanti. Ecco gli altri. 1) Non credere alle bugie dei politici. Basta con la retorica sulla Rai che deve diventare come la Banca d'Italia. E' già un miracolo che la Banca d'Italia non sia diventata come la Rai. Finché non verrà privatizzata (ma quando mai!), la Rai resterà il giocattolone dei nostri politici. Per questo, con un cinismo inferiore soltanto al loro, ci accontenteremmo di una buona lottizzazione. Fra due obbedienti, insomma, scelgano almeno il più capace. Quanto alla nuova legge che trasformerà la Rai nel Paradiso Terrestre, non verrà approvata entro due mesi e neanche entro sei. Il nuovo consiglio dovrà quindi vedersela con la solita Rai infernale e portarla dentro il nuovo millennio, possibilmente viva. Proprio per questo sarebbe meglio che non fosse costruito con la logica di un governicchio balneare. 2) Alzare gli stipendi. Dopo che Letizia Moratti, vera miliardaria giansenista, ha dimezzato la diaria presidenziale, il comando della Rai e meno appetibile di un posto aiMl alle Poste. E' inutile spendere i nomi importanti di Paolo Mieli, Umberto Eco, Furio Colombo, Corrado Passera, Fabiano Fabiani e Guido Rossi. Per convincere intellettuali e manager ricchi d'ingegno ma non di famiglia a salire sull'ascensore claustrofobico di viale Mazzini bisogna pagarli: se non come un idraulico, almeno come il suo aiutante. 3) Scegliere un cattivo. La tv è un mezzo per sadici: basta vedere i quiz di Bonolis o le interviste agli handicappati di Massimo Giletti ai «Fatti vostri». Ma non si capisce perché i cattivi debbano stare in video e non anche dietro le quinte. Ci vogliono consiglieri pieni di «a»: autorevoli, autentici, autoritari. Altrimenti, come negli ultimi due anni, deciderà tutto il direttore generale, che è democristiano da 50 anni e lo è rimasto anche dopo la fine della de. Il modello presidenziale di riferimento resta Letizia Moratti, una cattiva coi fiocchi, che infatti cambiava i direttori generali come i collants. 4) Sceglierne almeno uno che conosca la tv. Ci rendia¬ mo conto che l'idea può suonare curiosa. In mezzo a pittori, economisti, poetesse, premi Nobel e rettori d'università, sarebbe bello se trovasse posto anche qualcuno che la tv l'ha fatta sul serio. Uno solo, magari in pensione. Presentatore, regista, scenografo, produttore. Non importa. Basta che sia in grado di annusare al volo che «Fan¬ tastico» è una boiata e porvi rimedio prima della messa in onda. Magari nominando un direttore di rete adatto al pubblico della rete che dirige: e questa sarebbe davvero la rivoluzione. 5) Non chiedere consiglio a Veltroni. La tv è un mezzo superficiale e il nostro amato Vice President sì che se ne intende. Però ha una visione letteraria della presidenza Rai, concepita come un incarico di rapppresentanza. Dopo aver suggerito Siciliano, potrebbe essere tentato di proporre Asor Rosa, Baricco o il regista Ettore Scola, uno che ha paragonato Veltroni a Frank Capra. E intanto i direttori generali democristiani alla Iseppi continuerebbero a comandare. Il giorno in cui the Vice President si decidesse a perdere il «vice», il miglior President di Tele Ulivo sarebbe lui. Massimo Gramellini Per ricucire lo strappo la Quercia chiederebbe la «testa» di Iseppi PPI •Favorevoli all'integrazione dell'attuale cda VER»! - RI •Contrari ad ogni integrazione. O si approvo rapidamente una nuova legge sui criteri di nomina o si dovrà procedere al rinnovo del cda con la legge attuale «FONDAZIONI Urge una soluzione rapida e precisa. Va nominato subito un nuovo e autorevole consigliere che reintegri Tattuofe cdo, | non un commissario POLO ♦La soluzione più logica per far fronte alla crisi è la permanenza dell'attuale cda fino all'approvazione della nuova legge sui criteri di nomina 1 LISTA PANNELLA •L'azienda va privatizzata immediatamente

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